Nel commentare i cortometraggi ho
deciso di riportare la sinossi pubblicata dalla direzione della rassegna sulle
schede informative dei cortometraggi, di riportare altresì il mio commento
pubblicato “a caldo” sul sito del Festival dopo la visione del corto, il voto
assegnato in qualità di giurato-web e infine il mio commento attuale.
Posledny
autobus (di Martin
Snopek, Ivana Laučíková, Slovacchia 2011)
Cortometraggio sugli animali della foresta in fuga
prima dell’inizio della stagione di caccia. Gli animali della foresta, a bordo
di un piccolo autobus, stanno fuggendo verso la salvezza, quando i cacciatori
fermano il bus nel cuore della notte…
Interessante la tecnica usata, storia
struggente che mostra bassi istinti tutti umani con conseguente incapacità di
ribellarsi all'ingiustizia . Gli animali, i poveri animali della foresta,
possono invece evidenziare solo la propria innocenza. Questo aspetto forse è
stato poco approfondito.
Voto
3
Nonostante
il voto basso credo che questo sia un cortometraggio molto interessante, nel
senso che contiene in sé una potenza espressiva di altissimo livello. Peccato
perché sarebbe stato sufficiente qualche minuto in più per indebolire la
metafora degli animali-sudditi e cacciatori-potere al fine di evidenziare
l’innocenza degli animali e la disperata violenza degli umani (cacciatori). Gli
animali (che nel corto sono presentati come impauriti, deboli ma anche privi di
solidarietà), personificano esseri umani che vivono alla giornata incapaci di
ribellarsi al potere. Poiché nell’ultima sequenza il pullman si avvia verso un
bastimento in attesa, percorrendo un pontile sul mare che collega il bosco alla
nave, ritengo che alla fine le “bestie” siano riuscite a raggiungere la loro
arca; ma a quale prezzo. In effetti, ripensandoci, sono pentito del 3, forse
avrei dovuto assegnare almeno un 4, purtroppo certi film crescono dentro di me
dopo giorni di maturazione.
Small
circle of attention (di Josef Tuka, Repubblica Ceca 2011)
Premek è un vecchio e rispettato attore di teatro.
Egli si innamora di una giovane collega, anche se sposato da molti anni. Sua
moglie è malata di diabete, Premek si sente in dovere di aiutarla e cerca di
ignorare il nuovo amore e ricordare i momenti di felicità passati con lei.
Infine, Premek riesce a liberarsi dei suoi sentimenti per la collega.
Ottimo.
Grande prova degli attori e tematiche che centrano in pieno la crisi della
coppia (società) moderna. Un piccolo capolavoro.
Voto
5
Un film sull’altruismo
di facciata sotto cui traspare l’egoismo. Un uomo di potere che non ama più la
moglie ma che potrebbe dimostrare il contrario riuscendo a respingere le
avances di un’altra donna, senza rendersi conto che il suo comportamento è
legato alle apparenze. Infatti quando la
moglie gli rivela di averlo tradito risponde dicendo di essersi innamorato di
una collega a Teatro ma di avere resistito a differenza della moglie stessa e
adesso si sente un totale idiota. Apoteosi dell’egoismo e dell’assenza di
amore. Grande cinema.
Sonic Birth (di Jérôme Blanquet, Francia 2011)
Dopo un incidente d’auto, Serge è in coma. Un gruppo
di ricerca cerca, con successo, di stimolare la sua memoria. Serge dovrà
scegliere se vivere o morire.
In
effetti eccede in troppe sequenze lynchiane, ma vi sono altre parti costruite
in modo originale: un viaggio nella mente, nella premorte o chissà dove? Lo
sguardo è imploso nella mente. Qualche piccola correzione e sarebbe stato un
corto sui generis. Lo so: è molto complesso evitare di essere influenzati dai
grandi maestri.
Voto
5
Questo corto è piaciuto
a pochi per via di una serie di immagini che definirei sperimentali e in parte
lynchiane. Per me al contrario si tratta di un interessante viaggio nella mente
di un uomo in coma prima di rientrare nella vita o di varcare la soglia del
mistero. Immagini che, se depurate dai reflussi lynchiani, potrebbero essere
presupposto per una ricerca di un modo alternativo di costruire storie (non
solo riguardanti situazioni di pre-morte).
The First cut (di Tallulah Hazekamp Schwab, Olanda 2011)
Un cortometraggio incentrato su un momento decisivo
nella vita e nella carriera di un giovane chirurgo donna. La sala operatoria è
pronta. Il chirurgo esita. Questo momento riporta alla mente gli eventi
cruciali dell’infanzia, la scelta della sua professione e la riluttanza a
tagliare la pelle dei pazienti.
Coinciso,
essenziale, ben girato. Una storia che emoziona. Uno di quei film che rivedrei
volentieri tra qualche mese, perché, sono sicuro, riuscirebbe a farmi provare
le stesse emozioni provate oggi.
Voto
4
Un chirurgo colto
durante un’operazione rivive la sua prima volta quando operò un coniglio.
Allora era una bambina e il tentativo, fallito, di salvare l’animale ha
condizionato la sua intera vita. Tagliare la carne, operare è come un continuo
esorcismo, ritornare a quel giorno e cambiare tutto. Ma non è possibile
cambiare il passato che irrompe continuamente nella mente. Un bellissimo corto
che, appunto, mi piacerebbe rivedere.
Tomatl: cronique de la fin d’un monde (di Luis Briceno, Francia 2011)
Il pomodoro è stato scoperto dagli Europei nello
stesso momento in cui è stato scoperto il nuovo mondo. Gli Aztechi hanno
piantato questa pianta, che ora ricopre un terzo delle aree coltivabili del
mondo.
Pieno
di spunti interessanti ma alcune parti andrebbero curate di più.
Voto
3
Questo lavoro in
effetti è molto interessante, una sorta di mockumentary sull’importanza del pomodoro sin dalle sue
origini quando veniva coltivato dagli Atzechi. Eppure il cortometraggio non
funziona del tutto. Le parti sembrano slegate, l’animazione non aiuta a rendere
fluido l’oggetto, ma contribuisce a spezzettarlo. Pur considerando l’idea molto
valida, credo che il regista avrebbe dovuto progettare diversamente la propria
regia.
Tuba Atlantic (di Hallvar
Witzø, Norvegia 2010)
Tutti moriranno un giorno. Oskar, 70 anni, che fra sei
giorni morirà, è pronto a perdonare il fratello per uno screzio accaduto alcuni
anni prima. Egli è convinto che il fratello viva dall’altra parte dell’Oceano
Atlantico. Riuscirà a raggiungere suo fratello prima che sia troppo tardi?
Sono
d'accordo, uno dei corti più belli, con le sue allegorie e l'atteggiamento
verso la morte affrontato come conoscenza e analisi di uno stato d'animo, mai
come luogo comune fine a se stesso.
Voto
5
Forse
il cortometraggio più conosciuto del festival che analizza tutte le fasi dell’elaborazione
della morte di un malato terminale, dal rifiuto all’accettazione della propria
fine. Un’analisi cruda e allo stesso tempo mitica degli ultimi giorni di vita
di un vecchio che segue l’iter classico di chi è condannato da una diagnosi nefasta
prima di giungere a morte, riuscendo persino a “istruire” un’apprendista Angelo
della Morte al suo terzo tentativo di accompagnare nell’altro mondo un
predestinato. Ma la bellezza del corto non è caratterizzata soltanto dal
rapporto tra l’angelo della morte incarnato da una biondina poco più che adolescente
o dal rapporto conflittuale con la natura (lo sterminio dei gabbiani). C’è
molto di più in questo corto, c’è innanzitutto un vento che non vuole mai
cambiare direzione e una gigantesca tuba che deve sostituire un telefono
inutilizzabile (Oskar non conosce il numero del fratello che vive in America). L’urlo
angosciante della tuba, trascinato finalmente da un vento che all’ultimo minuto
cambia direzione, arrivando dall’altra parte dell’Oceano, collega ogni pezzo
del puzzle: la morte, l’angelo, il vecchio, i gabbiani; definisce il montaggio
come logica e bisogno, allo scopo di concludere e trascinare una storia nella
struttura filmica. La tuba non è solo l’urlo di un bisogno (ultimo messaggio
per affermare la propria esistenza) ma anche una sorta di regia che conforma
tutte le difformità immaginabili (il ghiaccio, i gabbiani, la ragazzina-angelo)
in un unico definitivo messaggio: conoscenza.
Two hearts (di Darren
Thornton, Irlanda 2011)
Lorna ha faticato tanto per raggiungere la retta via. Ma quando un uomo del suo passato viene rilasciato dalla prigione, ritorna ad una vita e un amore che aveva dimenticato.
Duro
e allo stesso tempo delicato. Lascia senza parole e provoca intense emozioni.
Ottimo.
Voto
4
Intenso,
forte, potente. Un lavoro che mostra la durezza, la sofferenza della vita per
una donna che tenta faticosamente di condurre una vita normale. Ma il mondo
oppone la sua crudele verità, la sua forza prorompente e il passato presenta
sempre il suo conto. Un ottimo lavoro. Vorrei rivedere anche questo perché
anche in questo caso sono stato molto indeciso se assegnare o meno un 5.
Washed
up love (di Dylan Cotter, Irlanda 2011)
Moira cerca
l’amore. L’amore non sa neanche che manca.
Debole
ed evanescente. Alcune immagini gradevoli e divertenti ma niente di più.
Voto
3
Un
uomo trovato privo di sensi sulla
spiaggia e tenuto da due donne in un casa di pescatori. Un ragazzo che le donne
vorrebbero tenersi per se ma che alla fine deve essere restituito.
Probabilmente non ho afferrato bene la vis comica a causa della lingua, ma
questo corto mi è sembrato troppo debole, leggero. Potrebbe essere un episodio
di una soap.
2 commenti:
Ciao, sono Cry e leggo spesso il tuo bellissimo blog.
Complimenti, mi piace davvero molto. Anche io scrivo su un blog, amo il cinema, e in particolare di film sentimentali (quelli che proprio fanno piangere a dirotto: da qui, il mio soprannome…). Se ti va, potremmo iniziare una collaborazione, scrivimi su lascatoladelleemozioni@gmail.com che ti racconto cosa ho in mente.
Cri.
Ciao Cry. Grazie per i complimenti. Sei gentilissima. Sono molto curioso e rispondo alla tua mail.
A presto
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