6 maggio 2012

Linea d'ombra-Festival Culture Giovani 2012: 3/5 CortoEuropa


Nel commentare i cortometraggi ho deciso di riportare la sinossi pubblicata dalla direzione della rassegna sulle schede informative dei cortometraggi, di riportare altresì il mio commento pubblicato “a caldo” sul sito del Festival dopo la visione del corto, il voto assegnato in qualità di giurato-web e infine il mio commento attuale.

Posledny autobus (di Martin Snopek, Ivana Laučíková, Slovacchia 2011)

Cortometraggio sugli animali della foresta in fuga prima dell’inizio della stagione di caccia. Gli animali della foresta, a bordo di un piccolo autobus, stanno fuggendo verso la salvezza, quando i cacciatori fermano il bus nel cuore della notte…

 Interessante la tecnica usata, storia struggente che mostra bassi istinti tutti umani con conseguente incapacità di ribellarsi all'ingiustizia . Gli animali, i poveri animali della foresta, possono invece evidenziare solo la propria innocenza. Questo aspetto forse è stato poco approfondito.
Voto 3

Nonostante il voto basso credo che questo sia un cortometraggio molto interessante, nel senso che contiene in sé una potenza espressiva di altissimo livello. Peccato perché sarebbe stato sufficiente qualche minuto in più per indebolire la metafora degli animali-sudditi e cacciatori-potere al fine di evidenziare l’innocenza degli animali e la disperata violenza degli umani (cacciatori). Gli animali (che nel corto sono presentati come impauriti, deboli ma anche privi di solidarietà), personificano esseri umani che vivono alla giornata incapaci di ribellarsi al potere. Poiché nell’ultima sequenza il pullman si avvia verso un bastimento in attesa, percorrendo un pontile sul mare che collega il bosco alla nave, ritengo che alla fine le “bestie” siano riuscite a raggiungere la loro arca; ma a quale prezzo. In effetti, ripensandoci, sono pentito del 3, forse avrei dovuto assegnare almeno un 4, purtroppo certi film crescono dentro di me dopo giorni di maturazione.


Small circle of attention (di Josef Tuka, Repubblica Ceca 2011)

Premek è un vecchio e rispettato attore di teatro. Egli si innamora di una giovane collega, anche se sposato da molti anni. Sua moglie è malata di diabete, Premek si sente in dovere di aiutarla e cerca di ignorare il nuovo amore e ricordare i momenti di felicità passati con lei. Infine, Premek riesce a liberarsi dei suoi sentimenti per la collega.

Ottimo. Grande prova degli attori e tematiche che centrano in pieno la crisi della coppia (società) moderna. Un piccolo capolavoro.
Voto 5

Un film sull’altruismo di facciata sotto cui traspare l’egoismo. Un uomo di potere che non ama più la moglie ma che potrebbe dimostrare il contrario riuscendo a respingere le avances di un’altra donna, senza rendersi conto che il suo comportamento è legato alle apparenze. Infatti  quando la moglie gli rivela di averlo tradito risponde dicendo di essersi innamorato di una collega a Teatro ma di avere resistito a differenza della moglie stessa e adesso si sente un totale idiota. Apoteosi dell’egoismo e dell’assenza di amore. Grande cinema.


Sonic Birth (di Jérôme Blanquet, Francia 2011)

Dopo un incidente d’auto, Serge è in coma. Un gruppo di ricerca cerca, con successo, di stimolare la sua memoria. Serge dovrà scegliere se vivere o morire.

In effetti eccede in troppe sequenze lynchiane, ma vi sono altre parti costruite in modo originale: un viaggio nella mente, nella premorte o chissà dove? Lo sguardo è imploso nella mente. Qualche piccola correzione e sarebbe stato un corto sui generis. Lo so: è molto complesso evitare di essere influenzati dai grandi maestri.

Voto 5

Questo corto è piaciuto a pochi per via di una serie di immagini che definirei sperimentali e in parte lynchiane. Per me al contrario si tratta di un interessante viaggio nella mente di un uomo in coma prima di rientrare nella vita o di varcare la soglia del mistero. Immagini che, se depurate dai reflussi lynchiani, potrebbero essere presupposto per una ricerca di un modo alternativo di costruire storie (non solo riguardanti situazioni di pre-morte).


The First cut (di Tallulah Hazekamp Schwab, Olanda 2011)

Un cortometraggio incentrato su un momento decisivo nella vita e nella carriera di un giovane chirurgo donna. La sala operatoria è pronta. Il chirurgo esita. Questo momento riporta alla mente gli eventi cruciali dell’infanzia, la scelta della sua professione e la riluttanza a tagliare la pelle dei pazienti.

Coinciso, essenziale, ben girato. Una storia che emoziona. Uno di quei film che rivedrei volentieri tra qualche mese, perché, sono sicuro, riuscirebbe a farmi provare le stesse emozioni provate oggi.

Voto 4
Un chirurgo colto durante un’operazione rivive la sua prima volta quando operò un coniglio. Allora era una bambina e il tentativo, fallito, di salvare l’animale ha condizionato la sua intera vita. Tagliare la carne, operare è come un continuo esorcismo, ritornare a quel giorno e cambiare tutto. Ma non è possibile cambiare il passato che irrompe continuamente nella mente. Un bellissimo corto che, appunto, mi piacerebbe rivedere.


Tomatl: cronique de la fin d’un monde (di Luis Briceno, Francia 2011)

Il pomodoro è stato scoperto dagli Europei nello stesso momento in cui è stato scoperto il nuovo mondo. Gli Aztechi hanno piantato questa pianta, che ora ricopre un terzo delle aree coltivabili del mondo.

Pieno di spunti interessanti ma alcune parti andrebbero curate di più.

Voto 3

Questo lavoro in effetti è molto interessante, una sorta di mockumentary sull’importanza del pomodoro sin dalle sue origini quando veniva coltivato dagli Atzechi. Eppure il cortometraggio non funziona del tutto. Le parti sembrano slegate, l’animazione non aiuta a rendere fluido l’oggetto, ma contribuisce a spezzettarlo. Pur considerando l’idea molto valida, credo che il regista avrebbe dovuto progettare diversamente la propria regia.


Tuba Atlantic (di Hallvar Witzø, Norvegia 2010)

Tutti moriranno un giorno. Oskar, 70 anni, che fra sei giorni morirà, è pronto a perdonare il fratello per uno screzio accaduto alcuni anni prima. Egli è convinto che il fratello viva dall’altra parte dell’Oceano Atlantico. Riuscirà a raggiungere suo fratello prima che sia troppo tardi?

Sono d'accordo, uno dei corti più belli, con le sue allegorie e l'atteggiamento verso la morte affrontato come conoscenza e analisi di uno stato d'animo, mai come luogo comune fine a se stesso.

Voto 5

Forse il cortometraggio più conosciuto del festival che analizza tutte le fasi dell’elaborazione della morte di un malato terminale, dal rifiuto all’accettazione della propria fine. Un’analisi cruda e allo stesso tempo mitica degli ultimi giorni di vita di un vecchio che segue l’iter classico di chi è condannato da una diagnosi nefasta prima di giungere a morte, riuscendo persino a “istruire” un’apprendista Angelo della Morte al suo terzo tentativo di accompagnare nell’altro mondo un predestinato. Ma la bellezza del corto non è caratterizzata soltanto dal rapporto tra l’angelo della morte incarnato da una biondina poco più che adolescente o dal rapporto conflittuale con la natura (lo sterminio dei gabbiani). C’è molto di più in questo corto, c’è innanzitutto un vento che non vuole mai cambiare direzione e una gigantesca tuba che deve sostituire un telefono inutilizzabile (Oskar non conosce il numero del fratello che vive in America). L’urlo angosciante della tuba, trascinato finalmente da un vento che all’ultimo minuto cambia direzione, arrivando dall’altra parte dell’Oceano, collega ogni pezzo del puzzle: la morte, l’angelo, il vecchio, i gabbiani; definisce il montaggio come logica e bisogno, allo scopo di concludere e trascinare una storia nella struttura filmica. La tuba non è solo l’urlo di un bisogno (ultimo messaggio per affermare la propria esistenza) ma anche una sorta di regia che conforma tutte le difformità immaginabili (il ghiaccio, i gabbiani, la ragazzina-angelo) in un unico definitivo messaggio: conoscenza.
Dizionario
negazione
rifiuto
diniego
smentita


Two hearts (di Darren Thornton, Irlanda 2011)

Lorna ha faticato tanto per raggiungere la retta via. Ma quando un uomo del suo passato viene rilasciato dalla prigione, ritorna ad una vita e un amore che aveva dimenticato.

Duro e allo stesso tempo delicato. Lascia senza parole e provoca intense emozioni. Ottimo.

Voto 4

Intenso, forte, potente. Un lavoro che mostra la durezza, la sofferenza della vita per una donna che tenta faticosamente di condurre una vita normale. Ma il mondo oppone la sua crudele verità, la sua forza prorompente e il passato presenta sempre il suo conto. Un ottimo lavoro. Vorrei rivedere anche questo perché anche in questo caso sono stato molto indeciso se assegnare o meno un 5.


Washed up love (di Dylan Cotter, Irlanda 2011)
Moira cerca l’amore. L’amore non sa neanche che manca.
Debole ed evanescente. Alcune immagini gradevoli e divertenti ma niente di più.

Voto 3

Un uomo trovato  privo di sensi sulla spiaggia e tenuto da due donne in un casa di pescatori. Un ragazzo che le donne vorrebbero tenersi per se ma che alla fine deve essere restituito. Probabilmente non ho afferrato bene la vis comica a causa della lingua, ma questo corto mi è sembrato troppo debole, leggero. Potrebbe essere un episodio di una soap.

2 commenti:

Film Amore ha detto...

Ciao, sono Cry e leggo spesso il tuo bellissimo blog.
Complimenti, mi piace davvero molto. Anche io scrivo su un blog, amo il cinema, e in particolare di film sentimentali (quelli che proprio fanno piangere a dirotto: da qui, il mio soprannome…). Se ti va, potremmo iniziare una collaborazione, scrivimi su lascatoladelleemozioni@gmail.com che ti racconto cosa ho in mente.
Cri.

Luciano ha detto...

Ciao Cry. Grazie per i complimenti. Sei gentilissima. Sono molto curioso e rispondo alla tua mail.
A presto