Nel
commentare i cortometraggi ho deciso di riportare la sinossi pubblicata dalla
direzione della rassegna sulle schede informative dei cortometraggi, di
riportare altresì il mio commento pubblicato “a caldo” sul sito del Festival
dopo la visione del corto, il voto assegnato in qualità di giurato-web e infine
il mio commento attuale.
Gianni
Schicchi (di Francesco Visco, Italia 2011)
Una giovane coppia sta prendendo il sole in spiaggia quando arriva l’amico Gianni Schicchi. Gianni Schicchi è bello, Gianni Schicchi è simpatico, Gianni Schicchi sa fare all’amore! Gianni Schicchi mi ha stancato.
Un
musical nato male e finito peggio (eppure sono ben disposto nei confronti del
musical - è una mia debolezza). Senza idee, struttura debole, camera che
"gira a caso". Avrei da ridire anche sulla "martellata"
data a Gianni.
Voto
2
Senza
fare paragoni con l’opera di Puccini (né credo l’autore volesse cimentarsi o
prendere spunto dal lavoro del grande maestro), nonostante il cortometraggio
sia cantato, credo che questo lavoro dovrebbe essere girato nuovamente facendo
attenzione a non evidenziare troppo certe scene stile commedia italiana anni
ottanta che consociamo benissimo, pieno zeppo di luoghi comuni e tirato via.
Purtroppo gli attori non convincono, la mdp (come è stato acutamente evidenziato in alcuni
commenti al cortometraggio) si sofferma troppo sulle curve di lei e la
martellata in testa assestata dal ragazzo al “perfetto” Gianni Schicchi rende
il lavoro un’opera grottesca.
Il
giorno che vuoi che sia (di Alessio De Nicola, Italia 2011)
Nicoletta e Gabriele trascorrono un romantico
pomeriggio al parco, mentre Ciccio, fratello della ragazza, passa il tempo in
giro, aspettando che la sorella dica “addio” al suo amato. C’è solo un modo per
non lasciarsi e i due innamorati lo mettono in pratica… ancora una volta.
Si rimane sempre sulla superficie in attesa che finalmente si faccia sul serio. La
circolarità temporale poi è appena accennata e non approfondita.
Voto 3
Alcuni
spunti sono interessanti come il picnic sul prato e la circolarità del tempo
(l’epilogo è identico all’incipit) ma queste idee non sono realizzate con
precisione. La recita di Nicoletta è troppo scolastica, gli altri personaggi (a
parte Gabriele) in questo contesto sembrano inutili o per lo meno non si
capisce quale sia l’utilità del loro intervento (forse rappresentano la routine
e/o il tempo che scorre che ti rapisce nel vortice di concludere, correre e
vivere in fretta?). A ogni modo secondo me era possibile produrre un buon
lavoro lavorando di più sui due personaggi, scavando nella profondità del loro
animo.
Jam
Today (di Simon Ellis, Gran Bretagna 2011)
Impaziente di crescere e diventare un uomo, a undici anni, Robert è bloccato per una vacanza in barca solo con i suoi genitori e la sua curiosità per la compagnia.
Ben
confezionato, regia di alta qualità così come la recitazione. Molte idee
originali (un bambino che fa culturismo utilizzando un secchio d'acqua, ad
esempio). Un corto di ottima fattura.
Voto 4
Corto
affascinante e ben confezionato. Il giovane attore recita benissimo la parte di
un ragazzo che sente il suo corpo crescere e vorrebbe crescere ancora più in
fretta cercando di aumentare la propria massa muscolare usando un secchio pieno
d’acqua. Le occhiate di Robert alle donne, la foto della pin up, ma soprattutto
la sequenza in cui si avvicina ad una barca ancorata nella darsena dove una
coppia sta facendo l’amore, restituiscono benissimo le pulsioni naturali del
piccolo che sente il suo desiderio crescere ma che rimangono confinate in corpo
di bambino soggetto ancora alla tutela dei genitori… e della natura.
L’attaque
du mostre Géant seceur de cerveax de l’espace (di Guillaume Rieu, Francia 2010)
In un bel musical colorato degli anni ‘60, arriva all’improvviso un orribile mostro, proveniente da un vecchio film in bianco e nero di Hollywood. Il mostro attacca gli abitanti di una piccola città disintegrandoli o genere del film, al fine di distruggere il mostro e di salvare le loro vite, la loro città, il mondo!
Esperimento
interessante tra fusione di b/n e colore visto come reciproca invasione con
trasformazione di "innocui" innamorati in combattenti decisi a
eliminare il mostro, tra fusione di musical e horror come generi di uno stesso
film costretto a trasformarsi "in fieri" per salvarsi. Idee valide
che applicherei in un lungometraggio.
Voto
5
Uno
dei migliori del festival. Non a tutti è piaciuto, ma ritengo che con un
pizzico di coraggio in più saremmo stati di fronte a un piccolo gioiello. Far
scontrare due generi cinematografici (un musical a colori anni cinquanta che
ricorda tanto Les Parapluies de Cherbourg e un film fanta-horror in bianco e
nero tipico di tanta fantascienza sempre anni cinquanta) è un’idea geniale.
Nelle sequenze a colori del musical protagonisti e altri personaggi cantano e
vivono una vita serena e felice, mentre dallo spazio arriva il pericoloso
mostro alieno che, portandosi appresso il suo film horror ,trasforma i
canterini in zoombies fagocitando l’altro genere. Alcuni critici molto
acutamente hanno fatto osservare che il film sarebbe stato migliore se anche
gli zoombies avessero cantato. Credo però che il regista si sia soffermato
sullo scontro tra generi e nel fanta-horror nessuno canta. Magari sarebbe stato
fantastico se fosse stato il Musical a “occupare” il fanta-horror obbligando tutti quanti a
cantare sancendo così la fine del mondo per inedia senza reagire alla nuova avvilente realtà. Come
dire: siamo già tutti zoombies.
L’estate
che non viene (di Pasquale Marino, Italia 2011)
In un pomeriggio di maggio Nicholas, Daniel e Lollo
possono ancora fare qualcosa per salvare la loro amicizia: lottare contro un
destino che vuole dividerli.
Rettifico
il precedente commento postato per errore. Comunque anche questo un corto di
buona qualità anche se la sequenza dell'epilogo rimane come sospesa in un
limbo, come la fine di un episodio in attesa del prossimo della serie.
Voto
4
Confesso
di avere dato il mio 4 quasi per sbaglio. Per la bramosia di vedere velocemente
il film (purtroppo non dispongo di molto tempo) e dare il voto ho confuso il
corto in oggetto con “Nostos”. Avrei comunque dato un 3 perché il film risulta
girato bene e le atmosfere pasoliniane (come è stato scritto in un commento con
grande arguzia) sono ben rese. Però il finale mi sembra troppo evanescente come
quelli di molte serie tv, epiloghi sospesi in attesa di un nuovo episodio.
La France qui se lève tôt (di Hugo Chesnard, Francia 2011)
È un musical sulla deportazione di un immigrato clandestino. Gli attori cantano, ballano e parlano in versi.
Un
musical di grande qualità che riesce a "trascinarci" nel dramma di un
immigrato clandestino.
Voto
5
Probabilmente
il mio giudizio è offuscato dal fatto che amo il musical in quanto genere
dotato di una certa opacità che lascia allo spettatore un margine di autodifesa
(sensazione di essere al cinema e non dentro la storia). Ma non per questo il
musical annulla l’evento drammatico (ci sono esempi di grandi film drammatici
che trasmettono sensazioni forti pur utilizzando il musical: The Dancer inThe
Dark e Sweeney Todd, ad esempio). È la storia di Souleymane che si è fatto una
famiglia in Francia ma che sarà ugualmente espulso. Accompagnato sull’aereo
sarà almeno compreso da alcuni passeggeri che si oppongono alla sua
espulsione. Legare un evento tanto
drammatico al musical stabilisce una sorta di scossa per cui lo spettatore è
libero di riflettere non solo sulla tragicità e l’ingiustizia capitate a un
immigrato che vuole solo vivere e lavorare con la propria famiglia, ingiustizia
poi accaduta in un paese cosiddetto civile e democratico, ma anche di
sospendere il coinvolgimento al fine di stabilire un corto circuito tra la
storia raccontata e la quotidianità dello spettatore.
Music for one Christmas and six drummers (di Johannes Starne Nilsson, Ola Simonsson, Svezia 2011)
Sei batteristi vestiti con costumi tradizionali della processione di Santa Lucia si recano in una casa di riposo per anziani. Qui creano una composizione musicale utilizzando una macchina da cucire e vari addobbi natalizi.
Un corto debole che non funziona. Avrei preferito una performance della "banda" musicale magari estrapolata dal contesto natalizio, un documentario girato in una casa di riposo di malati abbandonati nel "caos" dei suoni. Ma così...
Voto
2
Non
sono proprio riuscito a capire questo corto. In questo senso condivido in pieno
il commento di Barbara Nazzari di Cinema Errante (“ha un suo senso se pensato
come videoclip musicale). Ecco, davvero, se fosse stato un videoclip forse
sarebbe stato più interesante… uhmmm.
Nostos
(di Alessandro
D’Ambrosi, Santa De Santis, Italia 2011)
Il viaggio di un moderno Ulisse verso la conquista di
una propria rinascita come essere umano, individuo e parte di una comunità
disgregata dalla guerra.
Un
buon lavoro. Regia fotografia recitazione. E pieno di spunti interessanti,
flash, personaggi che sembrano usciti dal cinema "di una volta".
Anche per me l'epilogo appanna leggermente questo corto. Bellissima la sequenza
nella vasca da bagno con dissolvenza nel bianco accecante e quella nella
nebbia: come per dire: questa è storia del nostro cinema.
Voto
4
Un buon lavoro, girato bene. Bravi i personaggi incontrati lungo il percorso dal disertore Michele. Film pieno di simboli che sintetizzano il percorso di crescita di un uomo addentratosi in un limbo di angoscia ma anche di amore e piacere: al riguardo bellissima la sequenza della vasca da bagno che Michele trova incredibilmente già pronta per il suo bagno accessoriata di acqua pulita e posta in un casolare abbandonato, con dissolvenza nel bianco accecante che ricorda vagamente la palpebra bianca bunueliana capace di far saltare l’universo. Tanti sono le allegorie e i simboli (il cane, l’attrice-cantante-ballerina vestita in rosso, la bambina con i panni da lavare, una vittoria alata con spada?, la vasca preparata per il bagno, la nebbia nel bosco che nasconde i soldati morti) e il film in effetti si perde troppo nello spiegare che i personaggi incontrati sono immagini, foto, ritagli di giornale custoditi in un quaderno del suo zaino (l’attrice, la bambina è una reclame, il cane dei nazisti, ecc.).
Oz
(di Adrián López,
Spagna 2011)
Nicolas incontra Leo di nuovo. I tristi adolescenti,
soffrono della stessa strana malattia: la loro pelle è estremamente delicata,
come quella delle ali di una farfalla.
Piacevole da vedere, storia avvincente e
struggente anche se le piaghe sono così delicatamente composte sulla fragile
pelle, mai troppo insanguinate e senza deturpare i bei corpi dei due ragazzi.
Voto
5
La storia di amore di due adolescenti, Nicolas e Leo, che si amano nonostante la loro grave malattia è resa con naturalezza senza cercare facili strade per accattivare il gusto dello spettatore. La pelle dei due ragazzi è fragilissima ma è evidente che questa fragilità porta all’esterno la delicatezza e la debolezza di questi giovani ragazzi che devono confrontarsi col mondo. Nonostante ciò, nonostante sia sufficiente toccarsi per farsi del male, i ragazzi faranno ugualmente all’amore insanguinando le lenzuola come perdita ininterrotta della loro verginità. Ecco, secondo me questa metafora è di una bellezza disarmante: il sangue che sgorga dai loro corpi non è una stimmate o una malattia, ma una purezza che perdono e riacquistano continuamente.
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