26 ottobre 2009

Eraserhead ( D. Lynch, 1975 ) Pt. I

Film come Eraserhead che sfidano le logiche della comprensione , sono film che si appellano all’interpretazione della coscienza dello spettatore, paradossalmente viene chiesto allo spettatore di chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie in modo che ogni immagine o suono che possa riportare ad una realtà terrena venga definitivamente allontanata a favore della realtà filmica. Il primo lungometraggio di Lynch è quello che per molti aspetti ha più cose in comune con il suo ultimo lavoro, ovvero INLAND EMPIRE. Due film che si situano all’estremità nella carriera del regista. Ovvio è che questo post non vuole essere motivo di riscontro di similitudini tra i due lavori, ma allo stesso tempo non posso esimermi da un breve accenno. Faccio riferimento a quella logica di introspezione che confonde lo sguardo dell’attore con quello dello spettatore, tale sguardo si muove all’interno di uno spazio eccessivo, selvaggio. Lo sguardo spaesato e turbato del protagonista Henry si unisce al nostro. Il corpo attoriale, non è assolutamente coeso con il mondo che lo circonda. Si ha una totale supremazia di un’immagine spregiudicata che entra con violenza a discapito di un dialogo che fa fatica ad inserirsi coerentemente nella sequenzialità delle scene, “Immagine quindi come capacità di mantenere un legame consustanziale con il sensibile e con il pulsionale che invece la parola con la sua matrice astratto-cognitiva, non potrebbe mai preservare al punto da non essere affatto in grado di tradurre il visivo.”(1) “ Il racconto di un incidente e la visione della stessa disgrazia appartengono a due ordini differenti. La sofferenza è una parola a cui l’emozione resiste con facilità, ma l’aspetto tragico di un volto scomposto suscita subito compassione e emozione. E’ questa la differenza primaria tra l’informazione per mezzo della parola e l’informazione per mezzo dei sensi, tra la coscienza ragionata e quella non ragionata.”(2)
La realtà è perturbata proprio nell’accezione Freudiana del termine dove il quotidiano si è fatto letteralmente altro mantenendo la sua matrice di riconoscibilità.
Sul piano temporale abbiamo una durata estesa che dunque ci immerge nel vissuto dell’attore, ma non come soggetto che agisce, ma come ho detto prima, come soggetto che percepisce simultaneamente con noi. Ma è anche un tempo che vive una frattura sia diegetico narrativa (tempo del soggetto, tempo onirico) sia discorsiva. Sul Piano spaziale attua la strategia dell’incassamento di più mondi in cui il soggetto entra. ( altri rimandi a IE)
Si configura per tutto il film una linea che attraversa il rapporto chiasmatico che c’è tra il corpo e il mondo, una sorta di continua transizione tra lo stato mentale delle cose e quello materiale della loro rappresentazione. “Per noi la materia è un insieme d’immagini. E per immagine intendiamo una certa esistenza che è più di ciò che l’idealista chiama una rappresentazione , ma meno di ciò che il realista chiama una cosa, - un’esistenza situata a metà strada tra la cosa e la rappresentazione.” (3)
L’immagine diviene un'istanza attiva nel soggetto come costante vibrazione di un continuo allontanamento dalla realizzazione di processi di comprensione del reale e della propria natura, come l’orrore di essere padre. Sul protagonista agisce una pressione esistenziale “La pressione esistenziale indica in Eraserhead l’esercizio distribuito di una forza in atto, rispetto ad una condizione di passività del soggetto che la subisce.”(4) Alla pressione esistenziale non si sottraggono nemmeno l’ambientazione visiva e sonora, se si pensa alla pressione acustica causata dai rumori delle industrie che inondano l’itero campo uditivo annullando qualsiasi altro suono diegetico. Essi non si presentano come suoni provenienti da definite macchine, bensì singoli suoni che ne determinano una sorta di sinfonia composta da stridii, boati, fischi rombi, che si confondono con rumori naturali, come soffio di vento, tuoni di temporali, quasi a sottolineare che malgrado l’assenza umana, la città risulta essere tutt’altro che morta. Un ‘aspetto interessante è notare come se da un lato ci sia una frattura narrativo/visiva dall’altro l’audio è in perfetta sincronizzazione con le immagini, le inquadrature sono organizzate armonicamente con l’audio, offrendo paradossalmente un ambiente chiuso e protetto.
Il delirio sensoriale che abbiamo di fronte nega, a mio personale parere, una ricostruzione rassicurante su un piano psicoanalitico, all’interno di una mente che costruisce ordina e poi cancella. La testa di Henry che compare nelle prime sequenze del film non è luogo della soggettività ma superficie materiale delle quinte sceniche del teatro della rappresentazione.

(1)P. Basso Fossali, Interpretazione tra mondi, edizioni Ets 2006
(2)J.Epstein, Alcol e cinema, il principe costante edizioni, 2002
(3)H. Bergson, Materia e Memoria (A Pessina cur.) Biblioteca universale Laterza,1996
(4)ibid. (1)

6 commenti:

Vision ha detto...

S_P_L_E_N_D_I_D_O_!!!!!!
...recensione spettacolare per un film al di sopra di ogni logica immorale...

a presto!!!

Francesco Dongiovanni ha detto...

nel maggio dell'anno scorso il nostro cineclub ha organizzato una retrospettiva su Lynch e abbiamo invitato Pierluigi Basso a presentare i film, sentirlo parlare è qualcosa di davvero incredible, come il suo libro su Lynch. In queste settimane sto rivedendo Twin Peaks, opera immensa. Complimenti per l'ottima recensione...

Giuseppe(eraservague) ha detto...

@vision troppo gentile :)

@bandeàpart ammiro molto Fossali, ho avuto modo di conoscerlo grazie a qualche intervento che ha fatto durante alcune lezioni al Dams di Bologna, è davvero incredibile il modo in cui ragiona sulle cose.

Anonimo ha detto...

Eccellente articolo.

Eraserhead è la summa dell'estetica lynchiana, già nel pieno della sua maturazione visivo-concettuale.

Non conoscevo il testo di Basso Fossali: pare anch'esso di notevole interesse.

Luciano ha detto...

Confermo: il testo di Basso Fossali è un lavoro che gli appassionati di Lynch dovrebbero leggere. Purtroppo non conosco di persona lo studioso. Questa tuo primo post su Eraserhead è notevole. Mi intriga il paragone con alcuni aspetti di IE. L'ultima volta l'ho visto molti anni fa. Dovrò rivedermelo. Le opere di Lynch vanno riviste ogni tanto.

Anonimo ha detto...

Grande post, come sempre. Corro a leggere anche la seconda parte. Il film di Lynch, nonostante sia il suo primo lungometraggio, è già pregno della sua visione cinematografica e non. Uno dei suoi migliori, e uno dei migliori in assoluto.

Ale55andra