9 febbraio 2008

I colori di Rimbaud

I colori sorgono nella mente al contatto visivo, semplicemente osservandoli, oppure immaginandoli (come facevamo o facciamo davanti a un film in bianco e nero), ma sorgono anche semplicemente nelle immagini dei sogni (colori inventati o sempre esistiti, colori eterni) oppure nei voli poetici compiuti solo per trovare il colore nelle parole. Il colore sprigionato da una parola allarga l’alone della connotazione, ferisce la scorza messa a protezione dei luoghi comuni, induce il potere a indietreggiare (anche se per un attimo) davanti allo specchio che riflette la sua vera immagine: quella del nulla “a-colorato” (che non è il bianco e nero) dove la visione e la concezione sono solo condizioni di sopravvivenza. Ma il guaio è che gli oggetti non sono colorati, perché il mondo non è nel mondo stesso ma nella nostra percezione. Infatti il colore è una proprietà psicologica del nostro sguardo sugli oggetti, non una condizione fisica degli oggetti. Quando vediamo colori belli, giochi cromatici originali, e decidiamo improvvisamente che il film è bello o è un capolavoro, in realtà abbiamo già deciso ancor prima di vedere, perché le nostre aspettative sul colore sono talmente potenti da indurci a colorare all’inverosimile qualsiasi scena. Il colore ha già vinto nella nostra mente. In realtà è il non-colore che ha vinto, il non-colore dello status quo che determina il gusto medio allo scopo di autoalimentarsi; e il non colore è quello spazio fisico delle cose abbinate alla “concretezza” economica (nel senso di organizzazione) del canone e della regola. Non percepiamo il percepito ma il prescelto. Per Rimbaud invece (e per noi ricercatori dell’introvabile) il colore è una formula alchemica, una sorta di ricerca incessante della formula per fabbricare l’oro, ossia la formula della conoscenza. Vi è una fusione in Rimbaud tra verbo e alchimia, quindi un legame ferreo tra parola e colore. L’alchimia ha per obiettivo la produzione della pietra o oro filosofale e per questo utilizza diverse sostanze. Nella produzione dell’oro troviamo sette stadi o processi che vanno dalla calcinazione, passando attraverso la putrefazione, la soluzione, la distillazione, la sublimazione, la congiunzione fino ad arrivare alla fissazione. Questi stadi producono vari colori che sarebbero la prova del regolare svolgimento dell’esperimento. I colori principali sono il nero (putrefazione), quindi il bianco (purificazione) infine il rosso (successo della prova). Vi sono anche colori intermedi come il grigio (passaggio da nero a bianco), il giallo (passaggio dal bianco al rosso). Quando l’esperimento fallisce l’oro non si ottiene all’apparizione del rosso, quindi appare il verde che infine si trasforma in azzurro. Anche dopo l’azzurro quindi può apparire l’oro, ma solo se non torna il nero. Voyelles può considerarsi la formula alchemica per il processo di formazione dell’oro filosofale, l’elisir di lunga vita?

A nera, E bianca, I rossa, U verde, O blu: vocali
Io dirò un giorno i vostri ascosi nascimenti:
A, nero vello al corpo delle mosche lucenti
Che ronzano al di sopra dei crudeli fetori,

Golfi d’ombra; E, candori di vapori e di tende,
Lance di ghiaccio, brividi di umbelle, bianchi re;
I, porpore, rigurgito di sangue, labbra belle
Che ridono di collera, di ebbrezza penitente;

U, cicli, vibrazioni sacre dei mari viridi,
Quiete di bestie al pascolo, quiete dell’ampie rughe
Che alle fronti studiose imprime l’alchimia.

O, la suprema Tuba piena di stridi strani,
Silenzi attraversati dagli Angeli e dai Mondi:
– O, l’Omega ed il raggio violetto dei Suoi Occhi!(2)

Se consideriamo questa poesia la descrizione dell’esperimento che porta alla formazione dell’oro, l’elisir di lunga vita, quando compare finalmente l’azzurro, «[…] lo squillo di tromba che annuncia la vittoria […]»(3), siamo nell’anticamera dell’eternità. La comparsa finale dell’oro per gli alchimisti è metafora della visione divina. Il blu come il mare e il cielo colori metafisici? L’oscenità metafisica della morte. Per purificare l’anima bisogna scendere nel proprio inferno (per raggiungere Dio come sostiene Rimbaud)? In Une Saison en Enfer Rimbaud, caduto dal cielo a cui si era innalzato come “veggente”, deridendo le sue vocali e i suoi colori, toglie la maschera al suo infinito, eterno azzurro, scoprendo che l’amato colore è soltanto nero:

Infine, o felicità, o ragione, scostai dal cielo l’azzurro, che è nero, e vissi, scintilla d’oro della luce natura. Dalla gioia, prendevo l’espressione più buffonesca e stravolta possibile […] (4)

Dalla crosta grattata dell’azzurro esce la morte. Il nero è il fallimento dell’esperimento alchemico. Se ritorna il nero il poeta non s’invola. Dal cielo cade per terra dove non sa camminare. «Bisogna stare ben attenti a ciò che si fa: a volte si è più liberi proprio quando si crede di esserlo meno, e non quando ci si sente di avere quelle ali da gigante che impediscono di camminare» dice Picasso alludendo a L’albatros di Baudelaire(5). Così come il blu di Picasso si trasforma in rosa e l’azzurro del voyant, di colui che crede di trovare l’elisir di lunga vita, scalcinato, diventa il nero della morte (la lamia – cette goule – di Addio che «non la smetterà dunque mai […] regina di milioni d’anime e di corpi morti e che saranno giudicati!») (6), diventa il nero di una morte già presente nell’esistenza e chiusa in ogni attimo della vita.
Quando guardiamo un film e rimaniamo affascinati dai colori, ricordiamoci che la luce si propaga tramite onde di diversa lunghezza e che ad ogni onda corrisponde un colore. Ogni cosa in sé possiede il non colore ed è la percezione (naturalmente abbinata alle proprietà fisiche dell’oggetto) a determinare un colore. In particolar la poesia di Rimbaud è per me la cosa più colorata che abbia mai visto-letto perché non c’è consenso tra colore e oggetto ma solo rapporto di libertà espressiva. Voyelles è il fulgore dello sguardo che cerco di assumere senza successo perché i miei occhi sono troppi distratti dall’apparenza del non colore. Riporto di seguito la stupenda Voyelles. Chi conosce il francese la legga pensando al fluire colorato degli oggetti e per un attimo toccherà “il raggio violetto dei Suoi Occhi”


Voyelles

A noir, E blanc, I rouge, U vert, O bleu : voyelles,
Je dirai quelque jour vos naissances latentes :
A, noir corset velu des mouches éclatantes
Qui bombinent autour des puanteurs cruelles,

Golfes d'ombre; E, candeur des vapeurs et des tentes,
Lances des glaciers fiers, rois blancs, frissons d'ombrelles ;
I, pourpres, sang craché, rire des lèvres belles
Dans la colère ou les ivresses pénitentes ;

U, cycles, vibrement divins des mers virides,
Paix des pâtis semés d'animaux, paix des rides
Que l'alchimie imprime aux grands fronts studieux ;

O, suprême Clairon plein des strideurs étranges,
Silence traversés des Mondes et des Anges :
- O l'Oméga, rayon violet de Ses yeux !





(1)Ho riassunto questa breve digressione sull’alchimia dal saggio di E. Starkie, J.A.Rimbaud, Milano Rizzoli 1981. pp.141-144
(2) A.Rimbaud, Oeuvres-Opere, Feltrinelli UE,1975, p. 109
(3) E.Starkie, op. cit., p.147
(4) A. Rimbaud, op. cit., p.231. Il corsivo è di Rimbaud
(5)Ho ripreso questa frase detta da Picasso da: M.L. Bernadac-P. du Bouchet, Picasso. La ricerca e la memoria, Parigi, Universale Electa/Gallimard 1994, p.138
(6)A, Rimbaud, op.cit.,p.241

15 commenti:

monia ha detto...

apro il tuo blog sperando di trovare godard e mi ritrovo davanti rimbaud, che dire!? qua si passa di bene in meglio... già il post su vivre sa vie mi aveva lasciato senza parole, poi questa poesia stupenda e questa frase "noi ricercatori dell' introvabile"... rimbaud è un altro a cui ho lasciato una parte del mio cuore!

poliglotta ha detto...

Poichè questo è un blog di cinema molto ben curato, mi piace ricordare il film della Holland: "Peti dall'inferno", in cui si tratta del rapporto nevrotico d'amore tra Rimabaud e Verlaine. Certo non un capolavoro, ma credo abbia accennato un buon abbozzo della figura di questo poeta "maledetto" immmortale.
Mi interessa conoscere il tuo parere.

Complimenti per il blog. Ci tornerò spesso.

Luciano ha detto...

@Monia. Era mia intenzione pubblicare una recensione su Je vous salue Marie, ma poi ho messo nel blog la foto come header e quindi ho pensato di aspettare qualche altro giorno (ma non molti). Il post su Rimbaud era pronto da tempo, ma ho voluto "fonderlo" con la mia idea di colore che non prevede l'equazione "bei colori = film ottimo", perché appunto questi bei colori potrebbero essere dei non-colori. Grazie Monia. A presto.

Luciano ha detto...

@Giuseppe. In effetti il film poteva essere migliore e presenta diverse sequenze "deboli" ma secondo me non è proprio da buttare. Alcuni aspetti del caratteraccio del poeta sono ben presentati e poi (nonostante la poesia sia la grande assente) probabilmente alla Holland non interessava fare i soliti discorsi sul Simbolismo. Inoltre la sceneggiatura è la trasposizione della piéce teatrale di Christopher Hampton ed è una ricostruzione molto accurata. Ti ringrazio per i complimenti e sapere che tornerai spesso a farmi visita non può farmi che piacere. Ho visto che hai un blog. Verrò presto a ricambiare la visita.

Anonimo ha detto...

Penso che Rimbaud conoscesse l'alchimia e non solo quella poetica. I 4 colori sono proprio quelli delle fasi alchemiche. Concordo con quanto m'jhai scritto per Deleuze anche se io posseggo solo il volume dell'immagine.movimento. Il mio post invece non m'ha convinto perchè era da un pò che latitavo e l'ho scritto troppo velocemente. I video ti sono piaciuti?? Ciao Nameerf
http://lacameraobscura.splinder.com

Anonimo ha detto...

ah però, si spazia, qui, si spazia... ottimo :)
Buona domenica
simone

Luciano ha detto...

@Nameerf. Post molto interessante invece. Comunque ti capisco, perché quando si trattano certi argomenti (soprattutto quando si cita e si scrive di Deleuze) capita spesso di non essere soddisfatti, perché certi argomenti meriterebbero tanto di quello spazio che un blog non può certo offrire. Video bellissimi di un cinema insuperabile.

@Grazie Simone. Spazio sì, ma resto sempre legato ad argomenti che si riferiscono al cinema. Impossibile per me trattare più argomenti come invece sai fare benissimo tu.

domenico ha detto...

l'unica cosa che mi viene da dire è: grazie, grazie davvero
i colori, i non-colori
grande!

Luciano ha detto...

@Honeyboy. Ed io ringrazio te per il commento, ;)

Anonimo ha detto...

complimenti, anche se non commento spesso su questo blog, cerco di leggerlo il più possibile perché offre sempre spunti interessanti di riflessione su cui vale la pena meditare prima di poterne dire. :)

Luciano ha detto...

@Dottor Benway. Grazie per i complimenti (troppo gentile). Anch'io spesso passo per i blog (compreso il tuo) e leggo senza commentare, soprattutto per il tempo che manca. ;)

chimy ha detto...

Un poeta che riesce a farti vedere le parole che scrive come pochissimi altri...

Un saluto (che bel post...)

Luciano ha detto...

@Chimy. E' vero, scegliendo Rimbaud sono andato sul facile ;)

Pickpocket83 ha detto...

Che splendido post! solo tu potevi regalarci una cosa del genere. Grandissimo!

Luciano ha detto...

@Grazie Pickpocket. Mi fa piacere che tu abbia gradito. Davvero. ;)