22 agosto 2010

Moon (Duncan Jones, 2009)

Apparentemente sembra fantascienza vecchio stile con l'uso di modellini e la ricostruzione di una Luna (che ricorda le illustrazioni di Chesley Bonestell) con risultati ottimi perché riporta alla mente il nostro satellite visto per la prima volta nel luglio 1969 quando Neil Armstrong, scendendo dal LEM dell'Apollo 11 ("Eagle"), lasciò l'indelebile impronta sul suolo lunare. Pertanto il "viaggio" postmoderno non avviene in uno scenario barocco con immagini digitali che esaltano le meraviglie dell'extra Terra; non avviene neppure nella mente di Sam in quanto non ci è permesso di "visitare" i ricordi e le speranze di un clone che crede di essere un originale. Le sue allucinazioni (in particolare la donna seduta sulla poltrona) ricordano quelle di Solaris, mentre la tecnologia (in particolare il robot) ricorda quella di 2001: Odissea nello spazio. Ma non sono la stessa cosa. Le allucinazioni non dialogano con Sam, ma sembrano indizi da seguire per "cucire" un percorso non solo all'interno del film, ma anche all'interno di un certo cinema di fantascienza. In particolare la ragazza sembra somigliare più alla quindicenne Eve che a Tess (se non altro dal taglio e dal colore dei capelli). Probabilmente non lo è, ma sono stato rapito ugualmente da questa visione che conduce più alla figlia adolescente che alla bellissima moglie (durante le allucinazioni amatorie di Sam la vediamo identica a quella della video telefonata). GERTY sembra HAL 9000, e si comporta in maniera opposta anche se forse è un HALL che sa di avere di fronte un uomo innocente portatore di una purezza ormai perduta. GERTY HALL sa di ingannare e in qualche modo, obbedendo ai cloni, disobbedisce agli uomini. Le allucinazioni non sono solamente l' "incarnazione" di ricordi innestati a Sam 5 (e anche a Sam 6) ma anche un tentativo di raccontare la distanza abissale della vita terrestre dalla vita del clone: Eve è già cresciuta, si è materializzata in una proiezione di Sam che "sa" di essere fuori sintonia, fuori dal tempo. Rivivere continuamente quei brevi tre anni (questa storia mi ricorda un bellissimo racconto di Frederik Pohl del 1955: Il tunnel sotto il mondo), "rigenerandosi" in un altro clone, lo porta ad essere una istanza di vita che prima o poi prenderà coscienza della propria diversità e l'incontro dei due non fa che amplificare il desiderio di urlare la propria innata umanità. Non importa chi si salverà, perché in fondo l'istanza, il personaggio Sam, è sempre stato lo stesso, anzi, tutti i cloni (anche quelli dormienti) sono in realtà "veri" doppi di un "finto" Sam invecchiato sulla Terra che non ci è dato neppure di vedere. Gli uomini sono assenti, l'umanità è già perduta. Il viaggio non avviene nello spazio o all'interno della mente, ma attraversando la storia dei ricordi e dei gesti dei cloni, la storia di costruzione del personaggio: è un viaggio, un progetto che afferisce a una ricerca. In Moon la conoscenza implode nei dialoghi dei due cloni, si innesta nella consapevolezza di essere gemelli identici, due "uomini" connessi e in sintonia, anche se (e proprio per questo motivo sono identici e in sintonia) sembrano possedere caratteri differenti. La loro umanità si forma e si sviluppa lungo la durata della pellicola, tra le pareti di una stazione spaziale che somiglia molto alle costruzioni di film tipo Alien, forse obsoleta o semplicemente l'unica che l'umanità potrebbe realizzare. Lo spazio e il tempo sono claustrofobici: Moon è stato girato in interni (il suolo lunare e l'interno della stazione), il tempo è circolare (cicli di tre anni) ma anche fortemente ellittico (il primo Sam con la barba mi sembra tanto un Sam 4) e probabilmente assente. Il tempo scorre solo sulla Terra (o così pare): la registrazione del messaggio di Tess Bell che induce la figlia Eve Bell a parlare con Sam ("Papà è un astronauta") è vecchia di almeno dodici anni e intanto Tess è morta ed Eve è diventata adolescente. Sam invece non invecchia: come la stazione, come il suolo lunare, come GERTRY. Loro sono il cinema. Solo l'umanità, che affolla quella bellissima distante palla blu, pronta a giustificare e mentire ("Sai che ti dico? Le cose sono due: o è un pazzo oppure un immigrato clandestino."), potrà invecchiare e perire.

4 commenti:

iosif ha detto...

moon è piaciuto anche a me, un ottimo film.
marker fai ancora in tempo a vederlo: è domenica 29.

Luciano ha detto...

@Iosif. Non me ne ero reso conto!! Grazie per l'ottima notizia^^

Anonimo ha detto...

"Loro sono il cinema. Solo l'umanità, che affolla quella bellissima distante palla blu, pronta a giustificare e mentire ("Sai che ti dico? Le cose sono due: o è un pazzo oppure un immigrato clandestino."), potrà invecchiare e perire."

Bellissima affermazione. Il film, come ben sai, mi ha colpito moltissimo proprio per l'umanità del protagonista che viene narrata in maniera davvero straordinaria.

Ale55andra

Luciano ha detto...

@Ale55andra. Sì, infatti ho letto la tua bellissima recensione. Ottima fantascienza.