19 dicembre 2009

2046 ( W. Kar-Wai, 2004) Pt. 1/2

Hong Kong, 1966. Chow ,fa ritorno nella sua città dopo tre anni passati a Singapore nel tentativo di ricostruirsi una vita dimenticando il perduto amore Su Li Zhen.
Chow trova rifugio in un piccolo albergo di quart’ordine dove inizierà a scrivere il suo romanzo dal titolo 2046. Il titolo del romanzo, ambientato in questo ipotetico futuro, corrispondente al numero della camera d’albergo dove anni prima nacque il suo amore per Su Li-Zhen e dove i due s’incontravano clandestinamente. Inizialmente Chow vuole occupare la medesima stanza per sviluppare il suo romanzo, ma a causa della sua momentanea inagibilità, si trasferisce nella stanza accanto (2047). Durante la scrittura del libro, la stanza adiacente a quella di Chow (2046) verrà occupata da diverse donne che durante gli ultimi anni hanno costellato la vita amorosa del protagonista.


“Nel 2046 corre una rete che collega ogni punto della terra. E c'è un treno misterioso che parte regolarmente verso il 2046. Tutti quelli che vanno al 2046, hanno un solo pensiero in mente: ritrovare i ricordi perduti. Perché si dice che niente cambia mai, nel 2046. Ma nessuno sa se quel punto esiste veramente, perché nessuno è mai tornato. Nessuno tranne me ”

Ma che il vero protagonista della storia sia il tempo è fuor di dubbio, ad iniziare dal titolo stesso del film. Il 2046 assume diverse forme all’interno del percorso intrapreso dal testo, esso infatti è un anno, un luogo nel tempo, un libro , una stanza d’albergo, ma più specificatamente esso sembra identificare una scadenza, un tempo limite.
Sin dalla voce off che introduce il film, viene messo in evidenza che lo scopo di/del 2046 per Chow, come quello del protagonista del libro, sia quello di recuperare i ricordi perduti, ma in modo specifico, cercare di ricordare se una donna in particolare , conosciuta anni prima (1), lo avesse amato veramente. Il 2046 diventa dunque punto limite, una scadenza entro cui è possibile ritrovare i ricordi perduti.
La storia è del tutto narrata al passato, siamo dentro un grande flashback, all’interno del quale la Programmazione temporale è suddivisa in quattro blocchi ben distinti, che vanno dal 1966 al 1969, essi a loro volta sono localizzati a partire dalla rispettive notti di natale 24-25/12, che ne identificano un nuovo inizio. Ma essendo all’interno di un passato ricordato la scansione temporale si presenta frammentata, ovvero siamo di fronte a delle immagini-ricordo che, come evidenzia Deleuze, è un immagine che non ha il suo prolungamento in un movimento senso-motorio, ma in una percezione, […] “la soggettività acquista un nuovo senso, non più motorio o materiale , bensì temporale e spirituale”(2) All’interno di questo flashback si delineano diversi circuiti che, corrispondono ai diversi blocchi temporali, ogni circuito evidenzia un’area di ricordi che tende a congiungersi o a sovrapporsi con i successivi blocchi di tempo, ma senza soluzione di continuità. Seguendo il discorso di Deleuze, che parlando di Mankiewicz, mostra come quest’ultimo abbia compreso che la memoria non potrebbe mai ricordare e raccontare il passato se questa non si fosse formata nel momento in cui il passato era presente, dunque con un scopo futuro. Ovvero l’immagine memoria/ricordo per potersi raccontare si forma nel momento in cui questa sta acquisendo il presente. Ciò sta a significare che l’immagine ricordo del testo non è una pura immagine ottico sonora sospesa, che allude ad una pura virtualità, ma è un’immagine attualizzata o in via di attualizzazione che rimanda, nel momento della sua fruizione, ad un presente. I ricordi infatti vengono riconosciuti e attualizzati. Con l’immagine ricordo si ha un riconoscimento attivo che permette di passare da un immagine di percezione ad un immagine senso motoria che si era momentaneamente interrotta. Ma l’idea di sospensione, cioè la pura percezione ottico sonora avviene come dice lo stesso Bergson “ nel momento in cui il riconoscimento attivo del ricordo fallisce”, quindi, nel momento in cui l’atto del ricordo non si concretizza, l’immagine senso motoria, non riesce più a concatenarsi con le altre rimanendo cosi sospesa. 2046 si muove esattamente attraverso questi due poli; da un lato abbiamo la presenza di immagini-ricordo che rinviano ad un riconoscimento attivo, quindi ad una memoria concreta e sttualizzata,( le diverse amanti che hanno caratterizzato i quattro anni della vita di chow) dall’altro abbiamo delle immagini-sogno, sospensioni ottico-sonore che non permettono una soluzione di logica continuità dei singoli blocchi temporali, se non attualizzandosi in altre immagini, e che provengono tutti da un tempo limite che ne identifica una scadenza. Una scadenza che ha una rappresentazione puramente virtuale (Il ricordo della donna amata non giunge mai). Questa Scadenza entra in relazione con il L’oggeto di Valore da raggiungere. In questo senso le diverse percezioni di ricordo fungono come Piani Nnarrativi d’uso ( ovvero delle azioni che fungono da acquisizione di competenze in vista di una prova finale) in funzione ad un PN di base che non verrà raggiunto. La speranza di Chow di ritrovare il ricordo amoroso di questa donna, fallisce.

“Ho amato una donna ma lei mi ha lasciato. Speravo fosse nel 2046. E quindi sono andato a cercarla lì. Ma non c'era. Da allora non riesco a smettere di chiedermi se mi abbia mai amato. La risposta è un segreto che nessuno conoscerà mai.”

I singoli blocchi di tempo sono caratterizzati ognuno dalle diverse donne che rispettivamente occupano la stanza d’albergo 2046. La caratteristica di questi blocchi spiega chiaramente il funzionamento dell’immagine ricordo che si prolunga appunto in una percezione; il soggetto posto all’attenzione di Chow, ovvero l’unica donna da lui amata realmente, passa attraverso diversi circuiti, dove ogni volta l’immagine iniziale(donna amata) viene a cancellarsi per sostituirsi con un'altra,(amanti) cosi facendo, questi circuiti entrano in contraddizione, si riprendono e si annullano, come spiega Bergson […] “si può vedere come l’effetto del progresso dell’attenzione, consiste nel creare di nuovo, non solo l’oggetto percepito, ma anche i sistemi sempre più vasti cui esso può ricollegarsi”(3). La virtualità dell’immagine-sogno rimane permanente, essa si attualizza indirettamente attraverso le immagin- ricordo di altre donne. Bergson nello spiegare la generazione dei diversi circuiti a partire dall’oggetto originale indica come ci sia una “difficoltà” insita nel circuito più profondo ovvero dove l’oggetto di base crea la sua immagine consecutiva che lo ricopre. In 2046 questo primo circuito di sostituzione/creazione è dato dal fatto che solo una di queste donne, la prima che incontriamo nel film, ha lo stesso nome della donna amata da Chow, appunto Su Li Zhen, questa non occuperà la stanza 2046, in quanto “prima copia” da quale verranno generate tutte le altre. Il titolo del film come il titolo del romanzo funziona cosi come il circuito più vasto, l’involucro esterno entro in quale coesistono tutti gli altri, e in questo senso Deleuze non è mai stato più pertinente nel dire che “non si tratta più del legame senso motorio dell’immagine azione nel riconoscimento abituale e neppure i vari circuiti percezione-ricordo che li suppliranno nel riconoscimento, sarà piuttosto la relazione debole e dissociata tra una sensazione ottico-sonora e una visione panoramica, tra un’immagine sensoriale e un’immagine-sogno totale.

Scadenza e memoria sono le due marche di riconoscimento entro il quale si muovono i ricordi di Chow. Il tempo più che avanzare scivola e i personaggi sono in balia di questo flusso che li conduce alla deriva e le loro esperienze si tramutano in immagini di transizione. E’ raro l’uso di dissolvenze per indicare passaggi di inquadratura, la tecnica del jump-cut diventa motivo principale dei raccordi tra inquadrature che si uniscono tra loro con dei bruschi tagli come appunto nella ricostruzione di un ricordo, i frammenti mancanti devono essere ricostruiti quando è possibile dalla mente dello spettatore. A conferma di una tensione di coscienza tutta individuale, il ralenti in 2046 funzione come pratica dettagliante a livello temporale, la durata dell’evento rappresentato è dilazionata, frazionata. Se infatti il ralenti ci mostra da un lato l’azione nella sua esatta totalità dall’altro, esso si allontana da una temporalità percettiva reale dello spettatore. Viene ad annullarsi l’idea baziniana che l’inquadratura nel cinema non è una immagine ma un blocco di tempo omogeneo. Nel film , in una stessa inquadratura gli elementi che la compongono si muovono a diverse velocità, ad esempio quando Chow sta consumando il suo pasto in ralenti e dietro di lui le persone si muovono in accelerato. E in effetti è proprio una mancata coordinazione di velocità dei sentimenti che ci viene mostrato. I protagonisti non sono mai allineati tra di loro, il vero amore lo si può conoscere o troppo presto o troppo tardi, giungendo alla lucida riflessione sulla sedimentazione delle forme del tempo nell’articolazione delle emozioni, il tempo come una tensione di coscienza.

1) Cfr. dello stesso regista In The Mood For Love
2)Deleize G. L’immagine-tempo, Ubulibri Milano, 1986
3)Bergson H. Materia e Memoria, Laterza, 2004
4)Gilatta L. Wong Kar-Wai, Dino Audino Editore, 2004

2 commenti:

Luciano ha detto...

E' uno dei (tanti) film su cui non riesco a scrivere una parola, pervaso come sono da una tensione (agitazione preoccupazione estasi) che non riesco a superare. Un film che molti hanno accusato di essere di maniera, ma che ritengo un importante percorso poetico in cui la narrazione rimane sospesa nel tempo per lasciare spazio alla poesia. Film stupendo come questa recensione che spiega bene con Deleuze il sapore profondo di una emozione. Complimenti.

Christian ha detto...

Mi era piaciuto, anche se l'avevo trovato inferiore al capolavoro "In the mood for love", forse perché più dispersivo. Dovrei comunque rivederlo, lo ricordo solo a tratti.