Un film che funziona, perché quando si ha il coraggio di affrontare i propri mostri che vivono nei sintagmi mentali, quando il regista riesce a carpire la puzza che accompagna i profumi, allora il film non può che crescere giorno dopo giorno, svilupparsi e attecchire. Gone baby gone, opera prima di Ben Affleck, funziona. Le immagini scivolano sulla retina in un crescendo imponderabile, le sequenze avvolgono e scombinano le aspettative. Insomma le mie aspettative diegetiche sono state tradite sequenza dopo sequenza, immagine dopo immagine. Colpi di scena in un continuo crescendo e rivelazioni repentine inserite nel mezzo di un magma di immagini statiche sono mostrati per farci assorbire lentamente la salsa piccante dell’epilogo. Tanta precisione e cura dei particolari svanite nei momenti di massima drammaticità. Lo Spannung evapora in un attimo, nella parvenza di una visione che Affleck stesso pare non avere avuto il coraggio di mostrarci del tutto, ma che in realtà penetra in noi con una forza superiore ad un “mostrato” eccessivo. In altri termini, la capacità di questo “esordiente” consiste nel tessere il dramma con lentezza e parsimonia fino al momento della massima tensione (Spannung), fino al momento in cui non è più possibile mostrare l’evento, pubblicare l’immagine, perché troppo intollerabile. Qui sta la differenza tra calligrafismo e forza interiore dell’intollerabile. Soffermarsi a mostrare l’oscenità di un corpo spento (sia esso sguardo del carnefice o ghigno violato della vittima) avrebbe cambiato il livello espressivo del film trasformando il plot e decostruito l’ordito tessuto con tanta fatica. Al contrario la capacità di scivolare velocemente sulle immagini dell’angoscia, quasi gettandole via con ribrezzo, ha formato la forza indelebile dell’intollerabile, di ciò che nascondiamo in noi stessi e che ci rifiutiamo di evocare. Insomma, lo Spannung è stato preso e gettato via come burro rancido, rifiutato, annullato. Per questo il film mi ha sconvolto dal dentro, scardinando le mie aspettative. Stesso discorso per l’atipico epilogo, una chiusura sul vuoto e sulle possibilità del testo. In effetti l’epilogo non è una soluzione, non garantisce certezze, né elargisce premi o esegue punizioni, non indica strade da seguire. L’epilogo è la debolezza assurda e inspiegabile del motivo per cui siamo costretti a badare i nostri timori. Non voglio fare spoiler, ma l’epilogo mi ha ricordato ciò che non voglio ricordare mai, ossia il motivo per cui devo fare un favore a chi non gliene frega niente se gli faccio un favore. Ma il mio piccolo sacrificio si colloca nell’adesso dell’epilogo oppure verrà reiterato per gli anni a venire finché la speranza sarà realizzata? (Qui dovrei essere più esplicito ma chi ha visto il film capirà sicuramente cosa voglio dire). Affleck non ce lo dice, non per mancanza di risposte (e a dire il vero non ho interesse per la sua visione del mondo), e se le avesse sarebbero le sue, non le mie, né quelle di altri. Affleck non ce lo dice perché non vuole apparire, cercando al contrario di eclissarsi nelle pieghe delle immagini, senza spiegare (nel senso di allargare e svolgere le immagini per guardare in profondità), ma limitandosi a mostrare l’imponderabilità degli eventi e la mancanza di senso del mondo. Non c’è un’indagine psicologica, ma c’è la capacità di saper cogliere ed estrarre dal tessuto caotico del profilmico l’essenza delle cose. Ciò che mi emoziona non è il rapimento di una bambina (di per sé il rapimento è un evento che indigna e che dimentichiamo un secondo dopo aver buttato il giornale), ma è l’assurdità intollerabile di questo evento e l’inesplicabile assenza di un’equazione che assegni un valore all’incognita. Il fatto è che l’incognita rimane tale. Dall’inizio alla fine, e il sacrificio di Patrick Kenzie potrebbe anche essere parziale. I suoi propositi, il suo operato è stato ineccepibile? Patrick è il bene o invece è solo un rompiscatole che allinea comodamente il suo pensiero alla lunghezza d’onda di una giustizia prefabbricata e codificata (e quindi incapace di cogliere lo sguardo assente e disperato di chi ama e sa che non ha potere nei confronti del male)? Affleck sa benissimo che si parte dalla legge, si costruisce la trama e tutto il sistema dei personaggi, nonché il rapporto con l’interlocutore (lo spettatore ideale) facendo leva sullo status quo dell’ordine precostituito (il concetto di realizzazione di film e di prodotto finito come standard dell’immaginario collettivo). La legge (aleatoria ma non tanto) presuppone che il film sia fatto in un certo modo (equilibrio, etica, rispetto, regole del montaggio, ecc.), ma c’è anche qualcosa che può andare in parte o del tutto contro la legge e non è detto che sia il male, anzi, a volte il coraggio di infrangere almeno alcune regole (rischiando) può, anche se per poco, smuovere l’intero codice e forse (anche se non è il caso di Gone baby gone) far crollare l’intero sistema. Insomma ritrovarsi a fare il baby sitter non è narrativamente un’aspettativa incoraggiante (come non lo è essere lasciati da una donna bellissima come Angie Gennaro), ma è invece un prezzo da pagare perché applicare la legge del montaggio standard di una certa epoca cinematografica richiede almeno che chi ha avuto il coraggio di fare questa idiozia (cosa abituale per tanti registi specialmente italiani) abbia anche la capacità di regredire e nascondersi nell’anonimato di un lavoro umile. Con questi presupposti Affleck potrebbe davvero diventare un grande regista. Un film notevole.
18 commenti:
Contentissima che ti sia piaciuto e soprattutto che ci abbia visto sostanzialmente le stesse cose che ci ho visto io.
Ale55andra
@Ale55andra. E' vero! Ho riletto la tua recensione e mi rendo conto che abbiamo scritto le stesse cose. Incredibile!!! (Giuro che quando ho scritto la mia non pensavo per niente alla tua recensione che rammentavo sommariamente). ^_^
Un film interessante dunque. Mi hai incuriosito anche tu. Ammetto il mio iniziale pregiudizio su questa pellicola ma piano piano, navigando tra i vari blog, mi sto ricredendo.
Luciano, Ale, avete detto le stesse cose?
E' la terza volta che rileggo entrmbe le recensioni e giuro che ho colto solo piccole analogie.
Se da una parte si fa un discorso prevalentemente morale dall'altra ci si sofferma sull'aspetto formale.
Sarà che non ho visto il flm...
annuisco, decisamente e vigorosamente
sarebbe stato un peccato non riuscire a vederlo, invece ce l'hai fatta ^^
@Roberto. Allora aspetto una tua prossima recensione sul film^^
@Martin. Mi spiace che tu abbia letto la mia recensione per ben tre volte!! Le tue osservazioni sono pertinenti in quanto le recensioni sono diverse (e non poteva che essere così). Però le analogie ci sono e quasi combaciano. Ho notato infatti che entrambi ci siamo soffermati su alcuni aspetti della trama che ci hanno particolarmente impressionato. Probabilmente questo significa che io e Ale55andra abbiamo provato emozioni molto simili. In questo senso abbiamo scritto le stesse cose (Ale55andra è più precisa di me e afferma che "abbiamo visto sostanzialmente le stesse cose"). Ma ovviamente le recensioni sono differenti.
@Honeyboy. Mi sono ritrovato subito con quanto hai scritto nella tua recensione. Il film è piaciuto ad entrambi^^
Vabè...io non ho detto che abbiamo scritto le stesse cose, ma che ci abbiamo visto le stesse cose...il che è diverso. Poi lo abbiamo espresso diversamente, come è normale che sia, e ognuno dei due ha aggiunto altre cose...
Ale55andra
Ottima recensione, non posso che essere d'accordo con quello che dici. In particolare ho apprezzato anche io il non dare una risposta al dilemma morale finale. Ognuno deve essere libero di trovare la sua (io a distanza di qualche settimana però non ci sono ancora riuscito).
Un ottimo esordio, spero tanto che Affleck continui così!
Ciao,
Lorenzo
Concordo pienamente. Film davvero notevole.
Allora anche tu ti 6 iscritto nel ristretto club dei fortunati che sono riusciti a vederlo ^^
Un saluto
ma ristretto davvero? qui è stato un fulmine di una settimana in un solo cinema!
(ho scritto "un"?)
e poi vai a spiegare che vivi a milano... sì, vabbè
@Ale55andra. La corretta osservazione di Martin è sicuramente riferita alla mia frase "abbiamo scritto le stese cose", frase naturalmente sbagliata. L'ho scritta in un momento di entusiasmo e me ne scuso. Invece la tua affermazione: che tu "abbia visto sostanzialmente le stesse cose", sintetizza e chiarisce la quasi uniformità del nostro sguardo riguardo a Gone baby gone, poi "riportato" sulla carta in modo diverso come è giusto che sia. ^_^
@Lorenzo. Anch'io non ho trovato una risposta e questa "incapacità" di "rispondere", questo "smarrimento" in cui mi ha abbandonato il film, è uno degli aspetti che più me lo hanno fatto apprezzare.
@Chimy. Devo ringraziare un piccolo cinema in cui si proiettano (mercoledì e giovedì in un unico spettacolo alle ore 21) a distanza di uno due anche tre mesi dall'uscita nelle sale, quei film che non arrivano mai in tempo dalle mie parti e che spesso mi costringono a percorrere 40, 50, 60 chilometri. Alcuni appunto riesco a recuperarli con un medio o notevole ritardo, altri invece li perdo definitivamente
@Philippewinter. Proprio per questa distribuzione assurda, al cinema ho perso tanti film. Spero di recuperarne qualcuno nelle proiezioni estive.
Uff io questo me lo sono perso. E mi dispiace, essendo uno dei film del 2008 che più è piaciuto a quanto leggo...
@Edo. Secondo me un bel film, ma che è stato molto penalizzato dalla distribuzione. E a volte non riesco proprio a capire quali siano i motivi.
Hai visto che ti combina quel parruccone di Ben Affleck!^^
COntentissimo che sia piaciuto anche a te...
l'ho perso ed è già scomparso dai cinema...
@Filippo. Giuro che non me lo sarei aspettato da Ben Affleck (così imparo a dare peso ai miei pregiudizi). Un film che è piaciuto a quasi tutti quei pochi che l'hanno visto^^
@Claudio. Al cinema è stato una meteora e infatti l'ho visto in ritardo perché vicino a dove abito "certi" film (ma non tutti)arrivano dopo uno, due anche tre mesi proiettati mercoledì e giovedì alle ore 21. Due spettacoli e via. Meglio di niente.
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