8 settembre 2007

Passion (Jean-Luc Godard, 1982)

Passion presuppone la presenza di uno spettatore-interprete in quanto il film rinvia continuamente ai materiali da cui è costituito e alle serie che attraversano il plot principale, ossia il presupposto narrativo (apparentemente relegato in secondo piano) qual è l'atto di girare un film, il set percorso dal flirt tra il regista polacco Jerzy e Hanna, proprietaria dell'hotel dov'è alloggiata la troupe. Il film di Jerzy (dal titolo Passion) parte dalle serie dei Tableaux vivants che vogliono ricostruire sin nei minimi particolari quadri celebri tra cui la Ronda di notte di Rembrandt, La Maya desnuda di Goya, la Presa di Costantinopoli di Delacroix, l’Immacolata Concezione del Greco, ecc. Il testo rinvia continuamente all'esterno, al di fuori di sé. Ad esempio, i famosi quadri ricomposti dai personaggi chiedono allo spettatore quale sia il ruolo avuto nella storia dell'arte da Goya o da Delacroix e quale sia il ruolo della luce in Goya o in Rembrandt oppure come si leghi il concetto del pittoresco, evocato dalle composizioni, con le altre serie che rinviano a loro volta all’esterno del testo (lotte sindacali, ménage a tre, ecc.). Qui il Fuori prende fisionomia concreta incentrandosi sulle serie dei vari tableaux che sono alternati all'intreccio "apparente" (il regista flirta anche con l'operaia balbuziente Isabelle la quale è stata licenziata da Michel, il proprietario della fabbrica dove lavora, perché impegnata nel sindacato). Il tableau della Ronda di notte, ad esempio, si presenta in un montaggio alternato con alcuni piani che mostrano Isabelle in fabbrica. Il contrasto è evidente: da una parte lo spazio artificiale e patinato del set assorto nell'evocazione di un evento artistico e culturale, che rimanda all'immaginario collettivo, con i dialoghi fuori campo tra il regista e la sua assistente (“Io non sono niente. Osservo, sposto, trasformo, al massimo elimino quel che è di troppo. Nel cinema non ci sono leggi. É per questo che la gente lo ama ancora”… “Non è vero. Vi sono le leggi. Intanto ci vuole una storia e bisogna seguirla. Questa è una legge”); dall’altra parte del montaggio alternato Isabelle che si trova schiacciata negli ingranaggi della fabbrica, immersa nel rumore e nel caos dei macchinari, oppure Isabelle che passeggia sul greto di un fiume inquadrata dall’alto dei rami di un albero. Anche le scene del rapporto amoroso tra Jerzy e Hanna (moglie di Michel), montate tra i tableaux e il seguente flirt tra Isabelle e il regista, come le continue lamentele di Jerzy che non riesce a trovare la luce giusta (“La luce non va. Non va da nessuna parte. Non viene da nessuna parte”), compongono altre serie che si alternano integrando le serie dei Tableaux vivants. Le varie serie sono naturalmente di differente tipologia (vi è una serie metafora, serie lavoro, serie evento, ecc.) e ciò che conta non sono le affinità, ma le differenze che intercorrono tra le serie stesse e il loro confondersi e mescolarsi (questo accade alla fine del film quando le serie, compenetrandosi, non possono che sciogliere l’intreccio). Nel cinema classico (ma – mi si scusi la polemica – sempre di più in quello post-moderno) la narrazione cinematografica è "discorso che utilizza brani di realtà”, data la particolare capacità riproduttiva del mezzo. In Passion invece si tratta di trovare relazioni tra le realtà formate dai materiali lavorati (De Vincenti "Il concetto di modernità nel cinema"). Queste realtà saranno di fatto tanto più produttive (cito sempre De Vincenti) "quanto più permetteranno una moltiplicazione creativa del senso di quegli stessi materiali in sé considerati". Mi rendo conto che il ragionamento è ostico, ma la modernità nel cinema sta tutta nella capacità del film di rimandare a qualcos'altro, di evocare emozioni profonde non solo con la narrazione (o nel caso di Greenaway col simbolismo o la pittura o la matematica) ma anche con le interazioni tra i materiali del film (sequenze, citazioni, rapporti dialettici e/o politico-culturali, ideologici) costituiti in serie, materiali che rimandano e rinviano al Fuori (ossia all'esterno del quadro) facendo leva sull'immaginario dello spettatore. Questo lavorio mentale funziona in parte anche con la narrazione, ma la narrazione tende ad assuefare l'immaginario dello spettatore meno attento, contribuendo alla creazione di cliché (che a volte non sono nemmeno presupposto del film ma Gestalt mentali). Comunque è anche vero che certi film possiedono un grado più o meno ampio di ripetizione automatica di atti linguistici o iconici (linguaggio, immagini, montaggio) creati appositamente per suscitare emozioni preconfezionate.

17 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie Luciano per la descrizione così efficace di questo film. L'ho visto ieri ed ho sentito la necessità impellente di capire anche tramite altri commenti o pareri di persone con una cultura cinematografica migliore questo film che devo dire mi è piaciuto molto anche se certi aspetti e sottigliezze sono apparse alla viste gazie ai tuoi commenti.

Cercavo su wikipedia ma la pagina è vuota...sarebbe simpatico se la aggiornassi tu :-))

Ciao
Francesco

Luciano ha detto...

@Francesco. Grazie a te per aver commentato questo post. Mi piacerebbe aggiornare la pagina di Wikipedia, ma per il momento non ho a disposizione il tempo per farlo (anche perché non ho mai scritto su Wikipedia). Comunque appena possibile mi cimenterò nell'impresa ;)

A presto!

Anonimo ha detto...

Luciano complimenti davvero, mi trovo vicina ad un'esame di estetica e il confronto con la tua analisi e quella del professore è stata determinante per il mio apprendimento finale. grazie mille

Luciano ha detto...

@Anonimo. Grazie, sei molto gentile^^ Non sai quanta soddisfazione ho provato a leggere il tuo apprezzamento per la mia "analisi" di Passion, un film che in effetti non è stato visto da molte persone, ma che rimane una pietra miliare del cinema di tutti i tempi. Rileggendo a distanza di tempo il post ho constatato che all'epoca non citai un testo che mi ha aiutato non poco ad "approfondire" il film in questione: L'immagine tempo di Deleuze. Chiedo scusa per l'involontaria omissione.

Gino ha detto...

@Luciano: E' da quando ho visto "Pierrot le fou"(e grazie a te!)che mi sono appassionato a Godard e ormai sono già a quota otto film(anche se su una novantina di film!)e devo dire che questo "Passion" era forse il più complesso tra quelli che ho visto, ma anche uno dei più interessanti!

Luciano ha detto...

@Gino. Sapere che hai visto Passion, e che il film ti ha interessato, mi fa molto piacere. Il film infatti è molto ostico e spesso tende ad annoiare, ma se guardato, come sicuramente hai fatto tu, non curandosi troppo dell'intreccio (ma comunque seguendo anche quello), bensì delle intersezioni fra le numerose "serie" (come definite da Deleuze), Passion emoziona molto. Proprio come la vita.

Gino ha detto...

Proprio ieri, leggendo l'analisi di Passion da "Il concetto di modernità nel cinema" di G. De Vincenti, mi sono accorto di un interessante paragone che faceva il De Vincenti tra Passion di Godard e La ricotta di PPP.
In effetti le basi per un paragone ci sarebbero, come ad esempio la vicenda della Passione(nel caso del mediometraggio di Pasolini si tratta della "più grande storia mai raccontata")che i registi devono rivivere per poter riprodurre. Il confronto tra i due film era molto interessante ed acuto, ed è effettivamente possibile che Godard si sia parzialmente ispirato a Pasolini per il suo "Passion".
Quanto a Passion, credo che dovrei rivederlo per apprezzarlo realmente(come mi è successo con "A bout de souffle", che mi è piaciuto veramente soltanto rivedendolo con attenzione), anche perché l'ho trovato abbastanza complesso(illuminante in questo senso è l'analisi che ne fa Casetti nel suo "L'occhio del Novecento"), in cui sommariamente parla della "ribellione" del set(della Vita, dunque, che si manifesta attraverso la luce, che non è mai quella esatta)alla rappresentazione del regista(che è poi rappresentazione d'una rappresentazione, mentre Delacroix e soci erano in grado di trovarsela da soli la luce).
Insomma, a quanto ho capito Passion sarebbe un saggio sull'impossibilità della rappresentazione di "opprimere"(quivi il parallelo con la fabbrica)la vita, che sfugge. L'ho un po' banalizzato il discorso, ma per sommi capi credo di aver capito(da recensioni e analisi, non da solo!)che questo sia il concetto di questo film-saggio, che rappresenta inoltre il primo passo di Godard verso la purezza estetica delle immagini.

Gino ha detto...

Proprio ieri, leggendo l'analisi di Passion da "Il concetto di modernità nel cinema" di G. De Vincenti, mi sono accorto di un interessante paragone che faceva il De Vincenti tra Passion di Godard e La ricotta di PPP.
In effetti le basi per un paragone ci sarebbero, come ad esempio la vicenda della Passione(nel caso del mediometraggio di Pasolini si tratta della "più grande storia mai raccontata")che i registi devono rivivere per poter riprodurre. Il confronto tra i due film era molto interessante ed acuto, ed è effettivamente possibile che Godard si sia parzialmente ispirato a Pasolini per il suo "Passion".
Quanto a Passion, credo che dovrei rivederlo per apprezzarlo realmente(come mi è successo con "A bout de souffle", che mi è piaciuto veramente soltanto rivedendolo con attenzione), anche perché l'ho trovato abbastanza complesso(illuminante in questo senso è l'analisi che ne fa Casetti nel suo "L'occhio del Novecento"), in cui sommariamente parla della "ribellione" del set(della Vita, dunque, che si manifesta attraverso la luce, che non è mai quella esatta)alla rappresentazione del regista(che è poi rappresentazione d'una rappresentazione, mentre Delacroix e soci erano in grado di trovarsela da soli la luce).
Insomma, a quanto ho capito Passion sarebbe un saggio sull'impossibilità della rappresentazione di "opprimere"(quivi il parallelo con la fabbrica)la vita, che sfugge. L'ho un po' banalizzato il discorso, ma per sommi capi credo di aver capito(da recensioni e analisi, non da solo!)che questo sia il concetto di questo film-saggio, che rappresenta inoltre il primo passo di Godard verso la purezza estetica delle immagini.

Luciano ha detto...

@Gino. Purtroppo non ho ancora letto il libro di Casetti (una mia grave lacuna perché L’occhio del novecento è un lavoro illuminante) e la sua lettura di Passion deve essere senz’altro molto interessante. Passion è un film incredibile su cui ci sarebbe molto da discutere e da scrivere senza mai farsi un’idea globale di questa opera. Mi sembra invece che le tue letture e le tue visioni di un film tanto difficile testimonino le tue capacità di “capire da solo” i mille rivoli che scorrono in certo cinema di qualità.

Francesca ha detto...

@Luciano:
Ciao Luciano, complimenti per la descrizione/spiegazione (per quanto possibile!) del film, davvero molto chiara.
Sono una ragazza di 22 anni, e sto preparando (devo ancora iniziare a scriverla) una tesi sul rapporto tra cinema e pittura, spiegato proprio attraverso "Passion" di Godard, regista che amo moltissimo. Ma sono arrivata ad un piccolo ostacolo che forse te puoi aiutarmi a superare.
Avendo letto con piacere la vostra piccola discussione,soprattutto per il fatto che avete citato testi che io utilizzerò proprio per la mia tesi, e non potendo rivolgermi a molte altre persone, vista la dilagante ignoranza su tutta la cinematografia europea passata di molti miei coetanei, ho pensato che avreste potuto darmi un piccolo aiuto vedendo anche la passione che come me avete per questo geniale autore!
Per la mia tesi devo trovare tre/quattro argomenti che vengano discussi non solo dal film, ma che possano anche avere un riscontro nella teoria cinematografica, permettendomi così di affrontare l'argomento rapporto cinema-pittura. Ho già trovato due argomenti da trattare, ossia la LUCE e la CITAZIONE (questo da collegare ad un discorso più generale di "accostamento di materiali diversi per raggiungere un nuovo significato"). Quindi eccomi al mio ostacolo: trovare almeno un altro argomento... Voi che ne pensate? avete suggerimenti?
Vi ringrazio!
Francesca

Luciano ha detto...

Ciao Francesca, innanzitutto complimenti per l’argomento della tesi che è molto complesso e non semplice da affrontare. Senz’altro un notevole impegno. Gli argomenti che hai scelto (luce e citazione) sono non solo pertinenti ma probabilmente esaustivi in quanto implicano una ricerca complessa e una trattazione che sicuramente sarà più che sufficiente. In effetti trovarne altri non è semplice anche perché la luce e la citazione sono di per sé fondamentali nel cinema di Godard. Pensa che nella mia tesi di laurea su Pierrot le fou (scritta secoli fa) ho trattato soltanto la citazione. Comunque posso provare a indicarti almeno un altro argomento che mi sembra interessante, anche se dubito che sia pertinente e funzionale al tuo discorso: il film mi sembra interessante per le sue metafore tra i tableaux vivants e la vita (padroni, operai, natura), il procedimento usato da Godard è l’ékphrasis, come è benissimo spiegato da Liandrat-Guigues e Leutrat nel loro volume (che sicuramente conosci): Godard. Alla ricerca dell’arte perduta (p.68 e seguenti). Interessante ciò che scrivono anche a pag. 110 sul remake interno a Passion e sull’idea del “frammento – un altro argomento? – a pag.67. Insomma due argomenti potrebbero essere la metafora (in Passion ma che si proietta nel cinema in generale) e il frammento (potremmo rapportarci al decostruzionismo?) come se i film anni 80 di Godard facessero parte di un unico percorso. Sulla metafora interessante anche il discorso di Aumont (L’occhio interminabile p.154), come interessante, sempre in Aumont, il paragone tra il tipo di pittura di Pierrot le fou e di Passion. Probabilmente conosci già i testi e non ho aggiunto niente di nuovo. La tua tesi mi incuriosisce molto e mi piacerebbe, un giorno, poterla leggere.
Spero di esserti stata di aiuto, altrimenti … scusami.

S.Liandtrat-Guigues – J.L. Leutrat, Godard. Alla ricerca dell’arte perduta, Le mani, Recco-Genova, 1998
J.Aumont, L’occhio interminabile. Cinema e pittura. Marsilio, Venezia (1991)

Le pagine che ho citato sono quelle delle edizioni in mio possesso, in altre edizioni, ovviamente, potrebbero non coincidere.

Gino ha detto...

@Francesca: Purtroppo mi sono accorto del post con un bel po' di ritardo, quindi me ne scuso!
Su Godard non sono certo molto ferrato(l'ho scoperto solo da poco e sto cercando, anche faticosamente, di approfondirlo), quindi temo di non poter aggiungere molto a quanto detto da Luciano, che in realtà credo dovrebbe andare già benissimo.
Credo che hai centrato benissimo la questione: la citazione in effetti credo sia argomento preponderante di tutto il cinema di Godard(in particolar modo di film come Pierrot le fou, come notava Luciano, oppure "Nouvelle Vague", che però non ho ancora visto e che dicono essere composto di sole citazioni), e il discorso sulla Luce credo sia particolarmente azzeccato in un'analisi di Passion.
La Luce in Passion assume un valore quasi "metafisico", vale a dire che segna lo scacco del regista(Godard/Jerzy, del resto Passion è anche un film di doppi, come doppie sono le serie che lo compongono, come fabbrica/set, Isabelle/Hannah, ecc...)che intende controllare, dominare la Realtà quasi "selezionando" una parte del visibile(Casetti questo lo spiega meglio però).
Dunque la Luce in un certo senso rappresenta una "rivolta" della Natura che si ribella al controllo del regista, argomento che per certi versi ricorda alcuni film di Welles(mi viene in mente il bellissimo "Une histoire immortelle").
Dunque vi è l'impossibilità da parte della rappresentazione di contenere la vita. Ciò è poi acuito dal fatto che i "tableaxu vivants" non sono che una riproduzione di riproduzioni del reale. Mentre i pittori erano in grado di trovare un rapporto proprio con la Luce, Godard/Jerzy è impossibilitato, non riesce a trovare mai la giusta Luce e finisce per lottare con l'Angelo.
Un possibile argomento da aggiungere sarebbe "Passione", perché in fondo la Passione è ciò di cui il film parla in un certo senso... e qui si vede l'influenza di Pasolini(La Ricotta)su Godard, altro film incentrato su una Passione, come nota De Vincenti.
Altro argomento possibile sarebbe il rapporto tra Lavoro e Amore(che in realtà non ho colto del tutto neanche io), che è trattato da Godard nello Scenario.
Ciao! ^^

Francesca ha detto...

@Luciano: Ti ringrazio moltissimo per la risposta, non mi aspettavo tutte le cose che hai scritto, e ti faccio i miei complimenti perché vedo che parli con cognizione di causa.. I tuoi possibili argomenti sono molto interessanti, ma ne ho trovato un altro che, per l'argomento generale della mia tesi (rapporto tra cinema e pittura), è perfetto e che ha approvato anche la professoressa che mi segue nella tesi. Il tema che ho trovato comprende la DIMENSIONE TEMPORALE e il MOVIMENTO dato ai quadri citati, grazie alla ricostruzione di questi che fa Godard.
Mi ha fatto piacere sentire che la tua tesi era su Pierrot le fou, film assolutamente illuminante, e credo che sia stato davvero interessante farla, come lo è per me affrontare questa tesi!
Intanto ti ringrazio ancora moltissimo per la tua risposta, e per ora ti auguro una buona giornata!
Francesca

Francesca ha detto...

@Gino: Grazie mille anche a te per i consigli, ma come ho già detto a Luciano, l'argomento l'ho trovato, ed è un argomento che si "incastra" benissimo anche nel discorso più generale del rapporto tra cinema e pittura.
Comunque ho notato la foto che avevi del profilo, 8 1/2, l'ho vista subito, amo quel film, è il film che ha "scatenato" in me la passione per il cinema, soprattutto per i registi/film precedenti... aahahahah!
Buona giornata e grazie ancora!

Luciano ha detto...

@Francesca. Ottima scelta. Dimensione temporale e movimento sono l’anima e la struttura portante del cinema. Complimenti perché affrontare una tesi su Passion attraversandola nell’analisi dello spazio/tempo non è semplice.

@Gino. La tua proposta sulla “Passione” mi ha incuriosito molto, perché mi ricorda due importanti lavori di Greimas (“Del Senso 2: narrativa, modalità, passioni” e “Semiotica delle passioni: dagli stati di cose agli stati d'animo”) testi molto interessanti. Complimenti^^

ale.binco ha detto...

ciao a tutti :)sto preparando la tesi di laurea (triennale)su "Passion" e ho trovato questo articolo, molto interessante (complimenti). La tesi si incentrerà in particolare sull'uso dela luce. Vorrei chiedere, in particolare a @Luciano e @Francesca (che è passata per una tesi molto simile), se mi potete consigliare qualche libro sui pittori (Goya, Delacroix, Ingres), sulle opere rappresentate e sul film. Grazie mile :)

Luciano ha detto...

@ale.binco. Ormai, dopo tutto questo tempo, i miei consigli non ti serviranno più. Comunque in bocca al lupo per la tua tesi.

(I libri su Goya, Ingres e Delacroix sono numerosi e tutti utili. Non saprei quale indicarti. Tra i tanti mi sembra interessante il libro di José Ortega y Gasset, Abscondita 2007 su Goya).