Il Pittoresco ingigantisce sequenza dopo sequenza prendendo il sopravvento come unica possibile redenzione, come motivazione fondante di un racconto che non è una storia ma il mito stesso della nostra umanità, ciò per cui noi siamo, pensiamo, crediamo. Simbiosi con la natura, connessione "naturale" (i capelli dei Na'vi) con ogni essere senziente (vegetazione, animali, indigeni), senso panico della vita inenarrabile (come raccontare e definire l’Origine?) atto a estrarre i nostri sogni più reconditi dal nostro cassetto dimenticato. Applausi al termine della proiezione (persino in 3D) come liberazione di uno stress da over-visione accumulato sequenza dopo sequenza, immagine dopo immagine. La perfezione del digitale che contribuisce al meraviglioso, come la struttura canonica di un plot collaudato, fanno di Avatar un altro successo di Cameron, un film di cui discuteremo per anni e che lascia lo spettatore appagato per cui un giorno potremo/potranno definirlo capolavoro (?). Intreccio pertanto tipicamente classico (eroe introdotto nel plot dal caso, la sua formazione, i suoi errori, tradimenti, la sua conversione, redenzione e amore) ma spazio narrativo topicamente post-moderno (nostro coinvolgimento, smembramento dell'io, decostruzione e ricomposizione di oggetti in uno spazio non gravitazionale). La luce in particolare sembra uscita dal proiettore e assorbita dalla notte di Pandora; non potendo fuggire dal vaso (come la speranza) rimane in sosta, depositata sulle piante e sul terreno a mo' di brace opalescente per illuminare la vegetazione, immagino per il piacere dello sguardo (perché altrimenti la luce di notte?), forse per scolpire nel nostro ricordo una natura che non abbiamo mai conosciuto. Il dilemma, ciò che mi preoccupa, si trova nello iato tra la meravigliosa e straziante bellezza del creato e la sua stessa angosciante estraneità. Non si respira (la meravigliosa "miscela" dei Na'vi è per noi una velenosa sostanza che ci fa soffocare), non si cammina se non alla guida di enormi robot armati o tramite connessioni con avatar non riconosciuti dagli indigeni. Mentre la forza proiettiva della mente ci trascina nel meraviglioso mondo di Pandora, il nostro corpo rimane recluso nel sarcofago, l'occhio cellofanato sotto occhialetti di plastica "offerti" all'entrata della sala per aumentare il senso di stupore (e di angoscia), l'occhio bloccato al di là del vetro perché tutta questa meraviglia non sarà nostra a meno che non si possieda la capacità di connettersi al di là, imparare a guardare oltre la luce (la notte lattiginosa di Pandora), oltre le apparenze (gli animali feroci sono amici per la vita), oltre le forme (metamorfosi di tutti gli esseri che non sono quel che sembrano ma sono ciò che vogliamo). Il corpo dello spettatore abbandonato nel sarcofago-poltrona na'vi-ga nello spazio cibernetico di Cameron, nel suo mondo idilliaco, solo per lo sguardo o meglio per una speranza di sguardo (anche la connessione per noi non è che una presa usb); così l'occhio del Na'vi aperto a nuova vita definisce l'estrema metamorfosi di un essere umano che ha imparato a conoscere l'impossibilità di comprendere il mondo ma anche la possibilità di compenetrarsi con questo mondo. Per questa sola, unica, imponderabile emozione, per questa sensazione di aver sentito un appagamento amaro nel cuore (sarò capace di aprire veramente gli occhi?), di aver provato una sorta di repulsione-attrazione per gli indigeni e il loro mondo (se non divento Na'vi soffoco e so benissimo quanto sia costoso respirare), Avatar è stato per poco meno di tre ore la mia preziosa, irrinunciabile maschera (occhialetti?) dell'ossigeno.
14 commenti:
Ottimo pezzo, il modo più bello per tornare a scrivere :). Spero di tornare a leggerti con grande frequenza.
Un caro saluto
@Chimy. Sempre gentilissimo! Grazie^^ Lo spero anch'io. Mi basterebbe scrivere anche solo il 50% di quello che scrivevo tre anni fa. Ovviamente spero anche di poter frequentare maggiormente il tuo blog come tutti i blog degli amici cinefili.
Un abbraccio
Ben ritrovato, ti aspettavo prorpio su questo film, e non hai deluso le mie aspettative, ne tanto meno quelle di coloro che come me ti attendevano. :)
nn so, continuo ad essere scettico sul film: l'ho visto in 2d e in 3d (e devo dire che la visione in 3d mi ha deluso parecchio, non vi ho visto nulla di eccezionale o emozionante, il film dal punto di vista grafico si apprezza molto di più in 2d) ma la storia continua a non convincermi, le implicazioni (anche metacinematografiche) sul concetto della visione vengono solo abbozzate...purtroppo al di là di un grosso spettacolo per gli occhi, ne sono rimasto parecchio deluso, e secondo me non sarà un film di cui si parlerà per anni, se non per la sua storicità, e cioè quello di essere stato il vero primo film in 3d.
Grande ritorno in grande stile con un grande film! Sono contenta di aver riletto finalmente una tua analisi cinematografica. Spero che tu ritorni un pò più costantemente a scrivere.
Ale55andra
@Giuseppe. Ti ringrazio^^ e ammetto che pubblicare la mia recensione dietro la tua sullo stesso film mi ha affascinato. Spero di essere più presente. A presto.
Bentornato :)
@Monsieur Verdoux. Be'... è già qualcosa. Difficile prevedere come sarà considerato in futuro questo fil. Ho supposto che potrebbe essere ricordato come un capolavoro (non certo per la storia) ma anche no. Comunque molti capolavori del passato non brillano per le "storie" che raccontano. Grazie per la graditissima visita^^
A presto
@Ale55andra. Grazie^^ Lo spero anch'io anche se, temo, non potrò pubblicare con la frequenza di due anni fa.
@Pickpocket. Grazie^^ (Spero per un lungo periodo di tempo)
Analisi molto bella. Minuziosa e sicuramente vera. Non posso permettermi di obiettare sulle tue emozioni.
Però credo che ci si è visto davvero un pò troppo in questo blockbusterone (non è un'accusa eh, solo un parere diverso e magari opposto).
Io lo vedo solo come una cartolina ben disegnata.
Quindi non ne avrei visto il bisogno di trasformarlo in una pacchianata di quasi 3 ore mirata al guadagno col 3D.
3D che oltretutto non apprezzo assolutamente in quanto non riesco a vederne il suo contatto con l'opera: insomma, non dà nulla al linguaggio del prodotto(che sicuramente "Avatar" non ha).
Io l'ho visto senza occhialetti il film, ma sono certo (da quello che ho sentito) che anche pagando per vederlo in 3D non cambierebbe nulla, anzi ne uscirei ancora più disturbato e infastidito.
Leggo che trovi una connessione tra il film e lo spettatore (e non è la prima volta che lo leggo) e dai importanza al concetto di link (tutt'altro che nuovo) che il film lancia.
E personalmente non solo trovo questo concetto usurato e non rinnovato dal film, ma non ne vedo l'intento linguistico da parte di Cameron. Lui l'ha buttata lì ed è riuscito a far contenti gli spettatori visti gli incassi. Ma non è un'intenzione poetica.
Spero che il nome "Avatar" non rimanga negli annali del cinema, perchè non è un film che lo merita.
PS: Mi son dilungato un pò mi sa.
Saluti.
@AlDirektor. Comprendo benissimo le tue perplessità (in effetti anche in parte condivisibili). Un film certamente girato per fare cassa, ma che è riuscito a fare emergere in me la dicotomia tra "immobilità" del corpo e "volo" nelle meraviglie della mente. Un po' come mi capita spesso mentre guido con il corpo immobilizzato dalla cintura di sicurezza e il pensiero che na'viga al di là di ogni visione concreta. Non ti sei dilungato. Sempre gradito e apprezzato ogni tuo commento.
A presto.
Complimenti per l'elevato spessore della recensione!
Avatar non mi convince come capolavoro per le carenze nella storia, nella descrizione dei personaggi (poco esaminati interiormente) e nella mancanza di una colonna sonora all'altezza delle immagini davvero sublimi.
Resta comunque un'opera bellissima da vedere e, come hai ben descritto, da vivere.
A presto Luciano!
@Afush. Ti ringrazio^^.
A presto.
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