Le sequenze scorrono fluide e leggere al ritmo del samba mentre le danze di donne bellissime e le performance di capaci cantanti, drag queen di insuperabile eleganza, accompagnano la “fuga” di Eric, compositore finlandese in procinto di scrivere una sua opera (“Sambolico”), accompagnato da una ragazza brasiliana conosciuta sulla spiaggia di Copacabana. La bellissima ragazza carioca ed Eric vengono inseguiti da Rudi (il “protettore” geloso della donna) attraverso luoghi onirici sempre e comunque “attraversati” da danze e musica. Eric incontra l’avvenente femmina (abitino rosso e attillato, labbra fiammeggianti) nell’ascensore dell’albergo. Lei sta piangendo ed Eric prontamente le allunga un fazzoletto; la donna si asciuga lasciando l’impronta delle sue labbra sulla stoffa, quindi s’infila il fazzoletto nel seno. La scena viene vista attraverso lo specchio dell’ascensore: l’immagine speculare della donna in primo piano e quella di Eric più indietro; ambedue sono ripresi frontalmente. Questo corteggiamento ricambiato avviene nel silenzio totale e “dentro” lo specchio, pertanto non nel profilmico, ma all’interno di un oggetto poco attendibile. Lo specchio non restituisce, come potrebbe sembrare, il reale nella sua obiettività totale. Al contrario, la superficie riflettente, oltre a deformare la parvenza naturalistica delle cose, oltre a rovesciare il mondo, possiede un qualcosa di magico che ci avvicina alla cultura brasiliana. Sulla spiaggia di Copacabana la ragazza si rivolge ad Eric, mostrando di conoscere il compositore (Eric sta scrivendo musica), mentre lui non sa niente della donna. L’improvviso intervento di Rudi interrompe la loro complicità. Quella stessa notte Eric la ritrova in un locale, il Samba Show, mentre sta ballando il samba, ma non può avvicinarsi perché anticipato da Rudi che obbliga la giovane carioca ad uscire dal locale. Una volta fuori Eric viene molestato da alcuni ragazzi “danzanti” subito allontanati dal repentino intervento della bellissima donna in rosso. Ogni volta i due complici fuggono al sopraggiungere di Rudi. La reciproca attrazione aumenta sequenza dopo sequenza, fino al loro arrivo sulla spiaggia dove i due corpi, sdraiati sulla battigia percossa dalle onde spumeggianti, si uniscono accompagnati dal rumore della risacca di un meraviglioso, onirico, mare notturno illuminato da una diafana luce lunare. Il racconto è leggero e scorrevole, gradevole come una brezza notturna di un lungomare estivo, morbido e soave come il rapporto che sta per nascere tra i due. Non una storia importante quindi, ma solo un sogno, e in effetti Kaurismäki non si preoccupa neppure di nascondere l’aspetto onirico della storia. Eric si è addormentato sulla spiaggia e se nel sonno rischia la vita a causa del protettore geloso e prepotente, la realtà si dimostra ancora più assurda e inconcludente. In fondo l’amore e la morte risplendono in questa storiella leggera: l’amore è la bellissima Andrea Bloom, l’attrice brasiliana che potrebbe apparire in ogni luogo frequentato da Eric, la morte è il protettore geloso che minaccia Eric con il suo coltello, apparendo negli stessi luoghi frequentati dalla ragazza. Ma l’aspetto interessante del film è rappresentato dal ritmo. Kaurismaki ha scelto il sogno solo come accompagnamento e contenitore del vero centro d’interesse: la musica brasiliana. I ragazzi sulla spiaggia che giocano a pallone si muovono a ritmo di samba, nei locali si balla la samba, ogni personaggio è colto nel momento della danza. A un certo punto Eric e la ragazza entrano in una famosa scuola di samba di Rio: l’Imperatriz Leopoldinense. La ragazza gli mostra con orgoglio la folla che balla indossando i bellissimi costumi del carnevale pronta a sfilare nel Sambodromo di Rio sull’Avenida Marquês de Sapucaí. Sambolico non è un musical ma un cortometraggio che ci restituisce l’atmosfera, a prescindere da qualsiasi epilogo semantico, di una nazione. La musica popolare brasiliana (samba o bossa nova non importa) scandisce e accompagna la vita quotidiana dei luoghi percorsi da Eric. Mika Kaurismäki (fratello maggiore del più conosciuto Aki) comincia con questo corto un suo personale percorso che lo porterà a girare film sorprendenti per qualità e capacità di regalare emozioni, come Moro No Brasil del 2004 (documentario sulla musica popolare in particolare di Bahia e Rio de Janeiro, musica come il Coco, l’Embolada, il Forrò) e Brasileirinho (2006) un documentario sui ritmi e le melodie del Choro. Tutto ciò che sarà fatto in seguito comincia qui in quanto esperienza e conoscenza della vita di questi luoghi che si mostrano a ritmo di samba. Non conosci un popolo se non conosci la sua musica, non puoi capire il Carnevale di Rio se non frequenti le Scuole di samba, se non passi dai locali malfamati e non ti soffermi a guardare il movimento naturale della gente. Sambolico non è il primo film brasiliano di Mika (prima del 1996 aveva girato alcuni film come Amazonas o il documentario Tigreiro) ma è il presupposto, l’inizio di una ricerca. Il soggetto di questo corto è la musica della gente, sono i movimenti del corpo che accompagnano gli eventi e la quotidianità con il suo amore, i suoi dolori, la vita e la morte; il soggetto è il senso di un cinema che sta per nascere e che si trova tutto nel suo “profumo musicale”.
6 commenti:
Beh, stiamo completando la filmografia di Kaurismäki a quanto vedo! Però vorrei sapere questo corto dove l'hai reperito!
@Amosgitai. Grazie al solito Ghezzi (se non ci fosse lui!) su Fuori Orario. In effetti mi piacerebbe completare almeno la filmografia di Aki (diluita nel tempo), purtroppo non sono in grado di fare altrettanto con il fratello Mika. Grazie per la visita!
Interessante la sequenza, da te perfettamente descritta, dell'ascensore. Mi ha messo curiosità.
@Ale55andra. Un cortometraggio interessante, "magico", surreale dove contano la musica e il ritmo. Secondo me un modo di fare cinema particolare che Mika ha sfruttato, ritengo, in parte deviando da quella che sembrava la promessa di questo film. Anche se ha girato almeno due film notevoli sempre sulla musica brasiliana.
Questo corto di Mika Kaurismaki mi manca, da quanto ho capito lo ha mandato in onda il solito irriducibile Enrico Ghezzi a Fuori Orario. Grande lui che lo ha mandato e grande tu che ne hai parlato.
@Roberto. Ti ringrazio, ma soprattuto un grande Ghezzi. Io mi sono limitato a scoprirlo e a "scriverne" (sinceramente non conoscevo questo cinema).
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