Quanto se ne è parlato (o scritto) e quanti film sono stati girati sulla crisi di coppia. Coppie sposate con lavoro sicuro, famiglie numerose (nel passato) o soprattutto oggi coppie di “precari”, nel lavoro come nella vita. In fondo (permettetemi questa frase banale) la vita stessa è precaria. Certo, siamo nell’era liquida (Bauman insegna) e l’amore non può fare eccezione, ma siamo anche davanti a un film, Riprendimi, che finalmente emerge (o almeno ci prova) dall’anonimo panorama dell’attuale cinema italiano. Non che sia complicato (emergere) e talvolta anche un film con qualche "difettuccio" può affacciarsi alla ribalta. Magari senza smanie di successo; per quello basta rimarcare i soliti spenti stilemi avulsi da tutto: vita, realtà, arte… cinema. Ma con la possibilità almeno di non far scomparire troppo il nostro paese, ormai, pare, alla frutta in tutti i campi. “Ogni nazione ha il cinema che si merita”, dice Greenaway. E probabilmente non ci meritiamo questo film perché è finalmente un film e perché in effetti è stato (come al solito) distribuito malissimo. Ci sono sempre davanti i soliti incubi folli e disperati (non fatemeli nominare), film che ingrossano questo interminabile tour delle insulsità quotidiane di tv, politica, cultura: concetti che una volta avevano un valore e che adesso sono biglietti della lotteria. E così tanto cinema nostrano. Non è il caso di Riprendimi che mi ha (quasi) piacevolmente sorpreso, pur nell’ostentazione dei propri limiti. Il film riesce a galleggiare grazie a un modo non originale ma curato di riprendere la vita di una coppia di “precari”nel momento in cui vivono la loro crisi. La precarietà si trasferisce così dal lavoro alla vita, ma anche dall'imago al corpus. Quando Eros e Giorgio, per indagare sul precariato giovanile, decidono di riprendere la vita in comune di Lucia e Giovanni e si ritrovano poi a dover testimoniare la “classica” crisi di coppia, innestano i loro punti di vista di documentaristi precari nello sguardo “istituzionale” del cinema (anche se indipendente e/o comunque non dilettantesco e prodotto da Francesca Neri e Claudio Amendola). Le riprese “a mano” dei due cameraman-registi, che seguono i due differenti percorsi quotidiani di Lucia e Giovanni, s’intersecano con quelle professionali e “rassicuranti” di Anna Negri. Anzi la precarietà delle riprese di Eros e Giorgio (i documentaristi fermano la mdp o finiscono il nastro) riesce a formare una stabilità “ondeggiante”, una sorta di navigazione fluida delle immagini. Quindi riprendere Lucia mentre piange per l’abbandono o mentre scaccia le “classiche” amiche (naturalmente anche loro precarie nei sentimenti e nel lavoro) o mentre tenta invano di darsi al primo che incontra in un bar, equivale a interferire nel mondo ordinato e rassicurante di uno sguardo classico (ma poi non tanto). Le immagini del cinema cercano di convincere lo sguardo del narratario (il "lettore" a cui si rivolge l'autore) coinvolgendolo attraverso certezze (riprese rassicuranti, ferme, rispettose; una fotografia pulita e una messa in scena curata; movimenti dei personaggi mai fine a se stessi), perché in fondo si tratta di mostrare un litigio, un tradimento, altre coppie che si formano, e si tratta di rappresentare il plot introducendo anche due documentaristi dilettanti desiderosi di successo. Se c’è un momento oscuro, nel quale si combinano cliché e freschezza, banalità e sano logorio dell’Immutabile, fragile possanza e debolezza inattaccabile, è da cercare in quegli attimi in cui la regia indugia nel passaggio dalla visione “documentaristico-precaria” a quella istituzionale. Lungo queste biforcazioni le storie dei nostri attanti prendono il volo, la poesia riesce a scalfire il guscio solido dalla banalità restituendoci immagini emozionanti. Allora persino la insipida e poco attraente Lucia diventa l'affascinante Rorhwacher, una donna che mostra la sua forza interiore attraverso un nuovo montaggio personale e perciò valido (proprio perché non assoggettato al luogo comune del “se non ti ama dovete lasciarvi”). Lucia (montatrice TV) ha costruito con i suoi “pezzettini” di realtà (il filmino tutto rosa e fiori dell’incipit) la sua vita presente e futura, il mondo come lo vorrebbe (ma nel sogno opera lo stesso montaggio sostituendo se stessa come attrice principale, mamma-moglie, e affidando la parte ad un’altra attrice, la nuova amante di Giovanni). Lucia entra nell’assenza di senso del reale (lo ripetono spesso i documentaristi che non capiscono più il loro progetto iniziale) solo rinunciando al montaggio preconfezionato, abolendo la sua performance immaginaria. Ma il nuovo ruolo di montatrice-amante (nel doppio senso "sceneggiato" di giuntatrice e osceno di macchina del sesso), non le si addice, perché lo scarto tra sequenza appagante e caos delle forme immonde del mondo impedisce qualsiasi allineamento. Il film riesce a mostrare benissimo questo passaggio dall’idea in vitro (1) all’epifania di uno smarrimento. La scoperta dell’assenza del senso significa dover “rimontare”, senza soste e in ogni momento della vita, un film già girato (Lucia lo fa nel sogno, i documentaristi lo fanno durante le pause in un’auto con ganasce trasformata in "pizza da asporto" e dormitorio di fortuna). Accettare l’incertezza del montaggio fluidificando e rinviando l’epilogo. Anna Negri ha tentato di ricostruire una crisi di coppia non attraverso lo sguardo del sociologo che analizza e sperimenta equazioni, ma tramite il punto di vista “perso” e “smarrito” di chi al cinema vede sempre lo stesso bellissimo film, ma in casa vede sempre lo stesso immateriale modus vivendi, inserendo nel contesto un segnale di disturbo capace di filtrare questa contrapposizione tramite un altro pdv non oggettivo. Peccato per le molte parti deboli, per quei momenti in cui si lascia trascinare al facile entusiasmo di un coup de foudre (Lucia che diventa macchina del sesso con l’ex marito cornificando l’amante) o con la confusionaria traslazione da un piano all’altro della visione fluida di Eros. Eros (che se ne era stato magnificamente in disparte assumendo un atteggiamento sufficientemente neutrale) cerca di forzare la narrazione, invadendo un campo non suo, trascinando la storia fuori dal flusso delle immagini astratte e avvicinandola verso un esito ridondante e troppo costruito. Un epilogo purtroppo non riuscito. Ce n’è ancora di strada da fare per il cinema italiano (nel suo complesso), ma intanto godiamoci questo film sufficientemente gradevole.
(1) Idea nel senso di idea preconfezionata o idea che ci siamo fatti di una narrazione edulcorata. Ad esempio quanta fiction ci dice ogni giorno che tutto va bene celando con un taglio il mostro alieno che potrebbe deturpare il paesino pseudo-dimesso da cartolina.
(1) Idea nel senso di idea preconfezionata o idea che ci siamo fatti di una narrazione edulcorata. Ad esempio quanta fiction ci dice ogni giorno che tutto va bene celando con un taglio il mostro alieno che potrebbe deturpare il paesino pseudo-dimesso da cartolina.
22 commenti:
Ottima recensione, come sempre! E' da quando ho visto il trailer per la prima volta che sono attirato da questo film. La prossima settimana sarà in programma un paio di giorni al cineclub, devo riuscire a vederlo. Dispiace veramente che sia distribuito in questo modo.
Ciao,
Lorenzo
stai recuperando un bel po' di titoli made in italy nell'ultimo periodo. nonostante ciò che dici sul finale, mi sono fatto l'idea di una pellicola con più d'uno spunto interessante.
lo vedrò.
Bene, sono contenta che ti sia piaciuto...
ora dovrei vedere Non pensarci, che anche quello sia un bel film made in casa nostra...
ciao!
Uffà mi mancano questo e Non pensarci e non riesco a organizzare una sera con gli amici per andarci. I pomeriggi sono occupati tutti... Finisce che me li perdo, visto che son rimaste giusto due sale che li danno.
@Lorenzo. Spero che tu riesca a vederlo, così potremo confrontare i nostri punti di vista. In effetti distribuzione pessima. Ho dovuto percorrere 60 km per vederlo. Domenica era proiettato in un solo cinema di Firenze (forse, ma non ho i dati per esserne certo, dell'intera provincia).
A presto.
@Mario. Sì, sto cercando di vedere un po' più di cinema italiano (combattendo contro la mia naturale predisposizione ad evitarlo) ma ancora ne ho di strada da fare. Ritengo che il film sia da vedere e attendo la tua recensione.
@Trinity. E se sono andato al cinema a vederlo (sfidando la distanza) lo devo a te e al tuo bellissimo post. Sì, non pensarci va visto. Spero di farcela al cinema, ma se ne sta per andare.
Ciao.
@Noodles. Sapessi quanti ne perdo io! Intanto corro il rischio con "Non pensarci" e per quanto riguarda "Riprendimi" ho dovuto fare uno sforzo enorme per andare a "pescarlo" perché è stato proprio snobbato.
Ecco, finalmente ti sei dato anche tu al nostro cinema! Certo, non dai un giudizio del tutto positivo, però la pellicola ti ha colpito e questo basta. Io sono curiosissima di leggere cosa ne pensi de Le conseguenze dell'amore.
Ale55andra
@Ale55andra. Il film mi è piaciuto non vi sono dubbi e il mio voto è sufficiente. Ci sono molti spunti interessanti e mi lamento solo di alcune "parti" che mi hanno un po' deluso. Appena mi sarà possibile recupererò Le conseguenze dell'amore (inoltre devo ancora vedere Primo amore).
Spingo ancora più in là la provocazione Luciano.
Come sai non amo il cinema italiano degli ultimi 20 anni (almeno) ma anche quei pochi che mi sono piaciuti mi hanno sempre lasciato una comune sensazione che mi porta a non avere nessuna voglia di rivederli.
Ecco questo mi sembra un discrime molto forte, un particolare di assoluta rilevanza.
Del cinema che amo non mi sazio mai a sufficienza.
Capita anche a te?
@Martin. Sì, capita anche a me. Non so da cosa dipenda. Forse pregiudizi, forse perché rivedere film costa tempo e allora rivedo o i miei cult o film consigliati da amici o appassionati (in tal caso anche se non graditi). Naturalmente mi è capitato di rivedere le mie posizioni (spesso in meglio piuttosto che in peggio), ma il cinema italiano attuale è così anemico (nel senso che non ha sangue che gli scorre nelle vene). Qualche film corroborante c'è sicuramente e spero di sbatterci contro. "Riprendimi" non è male, ma poteva, secondo me, osare di più, scardinando i luoghi comuni, calpestandoli e picchiando duro (sia nei contenuti che nelle forme).
Di questo film non sapevo neanche l'esistenza. Sembra interessante nonostante tutto, solo che dalle mie parti non mi è parso di averlo visto.
@Roberto. Infatti è distribuito male. L'ho visto domenica scorsa nell'unica sala di Firenze in cui veniva proiettato. Un film interessante ma completamente ignorato dalla distribuzione. E ti pareva.
è da un po' che manco, sono appena guarito, stavo malissimo :(
questo film me lo sono fatto sfuggire, devo dire che mi dispiace
@Honeyboy. Dispiace a me che tu sia stato malissimo e comunque l'importante è che tu sia guarito. Purtroppo questo film è stato distribuito col contagocce e per vederlo ho dovuto percorrere 60 km. Intanto ho problemi di connessione (ho già cambiato due modem e nonostante questo riesco a collegarmi solo con la linea analogica). Per questo sono meno presente sui blog. Spero di risolvere il problema al più presto.
Ciao Luciano,
bella recensione. L'ho visto anch'io e sono proprio d'accordo!
ciao
diego
@Diego. Mi fa piacere. Allora vengo subito sul tuo blog. Non vedo l'ora di leggere la tua recensione sul film.
A presto
Questo vorrei tanto vederlo, ma come hai già detto, la distribuzione è quella che è....
@Filippo. Per andare a cercarlo ho dovuto impegnare tutta la mia pazienza e le mie "forze". Non l'ho fatto per altri film perché mi rimane impossibile farlo, ma l'ho fatto per "Riprendimi" perché ne avevo sentito parlare bene e voglio (devo)colmare le mie lacune sul cinema italiano.
Ma Non Pensarci, alla fine , qualcuno di voi lo ha visto?
@Anonimo. Sono tra i pochi a non averlo ancora visto, ma ritengo che gli altri lo conoscano. Ne ho letto bene.
Si ride in "Riprendimi" ma è un riso quanto mai amaro. La Negri delinea un ritratto del mondo odierno in cui dominano i media (a cui tutti siamo subordinati) e l'individuo appare frastornato fragile immaturo. Gli uomini alla perenne ricerca della giovinezza e restii ad assumersi le proprie responsabilità, le donne quanto mai fragili nella loro solitudine e nei loro bisogni negati.
Un implacabile quadro di una situazione drammatica in cui più di uno spettatore si riconoscerà, provando disagio e disturbo… ma che regia e sceneggiatura presentano con leggerezza divertita.
Un buon esempio di film a piccolo budget ma con molte idee.
Da applauso l'interpretazione dell'intero cast.
@Cinemaleo. Il tuo parere è condivisibile. Riprendimi è un film che traccia una strada, ed è la dimostrazione che è possibile fare buon cinema anche con un budget basso. Per me un film piacevole anche se ancora un po' acerbo.
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