Attenzione in questa recensione svelo il finale del film.
Stardust rispetta tutte le “regole” classiche della fiaba così come enucleate da Propp nel suo lavoro Morfologia della fiaba. Per Propp: “Gli elementi costanti, stabili della fiaba sono le funzioni dei personaggi, indipendentemente da chi essi siano e in che modo le assolvano […]. Le funzioni sono perciò le componenti fondamentali della fiaba, gli elementi con cui viene costruito lo svolgimento dell’azione […]”. Queste funzioni sono 31 e si verificano seguendo sempre lo steso ordine . Non è mia intenzione eseguire un’analisi di tipo strutturale del film col cercare le funzioni, ma solo sostenere che Stardust è un film “strutturalmente” classico, nel senso che si rifà alle fiabe di magia e alle loro origini storiche negli antichi riti di iniziazione. Le fiabe inoltre presentano tutte, al di là dell’area geografica di appartenenza, una stessa struttura, con elementi e azioni costanti. E questa non fa eccezione. Ad esempio se prendiamo l’ultima funzione la 31: “L’eroe si sposa e sale al trono”: non è proprio il finale di Stardust? La 30 ad esempio cita: “Punizione dell’antagonista” (Infatti la strega Lamia viene sconfitta). Ancora una funzione presa a caso, la n. 2 “Divieto. All'eroe è imposta una proibizione o riceve un ordine”. Infatti è fatto divieto a Tristran di oltrepassare il muro che collega l’Inghilterra al villaggio fantastico di Stormhold. Nonostante ciò Stardust non è un film preciso e interessante perché si “allinea” alle regole strutturali della fiaba magica, ma perché qui le funzioni, così rigidamente allineate alla storia del racconto, lasciano spazio a dei buchi, a dei vuoti densi di senso che non sembrano minimamente intaccare il plot e l’avventura magica, ma che contribuiscono a perfezionare questo meccanismo funzionale. Questi spazi opachi, ogni tanto, prima relegati nello spazio angusto, affiorano sulla pellicola del film mostrandosi in tutta la loro evidenza. Ma invece di affermarsi come nuclei densi di significato svolgono il compito di annullare o per lo meno di deviare l’ingannevole trasparenza delle cose. Alcuni più importanti sono: la soglia e il limes, qui rappresentati da un muro che divide l’Inghilterra (il mondo) da Stormhold (la fiction, la fiaba), limes tra l’altro invalicabile per chi viene dalla “realtà” (c’è un guardiano che svolge quasi bene il suo ruolo), ma non altrettanto per chi proviene dalla fantasia (e stranamente nessuno vuole entrare nel mondo reale). Il discorso sulla soglia come collegamento di due spazi, punto di passaggio, luogo ove non si sosta ma si passa, luogo che forma, induce l’inizio del cambiamento, soglia come dinamica del sogno che si realizza, apertura verso il Fuori e tutto ciò che comporta, ossia soglia come dinamica del mistero, sarebbe complesso e non sarei nemmeno indicato a svolgerlo. Tanti filosofi (da Leibniz a Deleuze da Aristotele a Cacciari) ne hanno approfondito il mistero. Anche la Metamorfosi è un altro”vuoto” rispetto alla favola, ma non perché la fiaba non preveda metamorfosi (si pensi al lupo di Cappuccetto Rosso che si spaccia per sua nonna) ma perché questi cambiamenti vengono utilizzati per produrre gag niente male (es. le tette di Lamia che s’afflosciano improvvisamente, Capitan Shakespeare che si traveste da ragazza per dare sfogo al suo animo gentile). Il “vuoto strutturale” che mi ha più colpito è la duplice essenza della fanciulla stella: ciò che di là (nell’altrove) è una splendida creatura che sa amare e brillare, di qua (nell’hic) diventerebbe materia inerte, un blocco di metallo spento. E questo è proprio il pericolo peggiore. Non la strega che vuole il cuore di Yvaine per tornare giovane, non il principe Tertius che vuole il gioiello per avere la corona, ma il passaggio mentale tra l’altrove e il qui, il passaggio repentino e insensato dal sogno dove è tutto possibile, fin verso l’ininterpretabile, ossia verso la scelta del dolore insanabile del “male di vivere”; la scelta del mondo dove l’amore è convenienza, la violenza è un modo di vivere, dove non vi sono né buoni o cattivi, ma solo entità evanescenti. Insomma un salto verso l’hic et nunc, fossa biologica del dolore inesplicabile. E incredibilmente sarà proprio il Male (la strega Lamia) ad impedire la definitiva metamorfosi della stella: da sogno a pietra. Tutto il male non viene per nuocere? La polvere di stelle in fondo è il risultato del passaggio di una soglia da parte di una ciocca di capelli. Una ciocca è un sogno, noi accontentiamoci di sognare con la polvere delle stelle, almeno per viaggiare come avessimo nella bugia una candela accesa di Babilonia (per Propp funzione n. 15).
Stardust rispetta tutte le “regole” classiche della fiaba così come enucleate da Propp nel suo lavoro Morfologia della fiaba. Per Propp: “Gli elementi costanti, stabili della fiaba sono le funzioni dei personaggi, indipendentemente da chi essi siano e in che modo le assolvano […]. Le funzioni sono perciò le componenti fondamentali della fiaba, gli elementi con cui viene costruito lo svolgimento dell’azione […]”. Queste funzioni sono 31 e si verificano seguendo sempre lo steso ordine . Non è mia intenzione eseguire un’analisi di tipo strutturale del film col cercare le funzioni, ma solo sostenere che Stardust è un film “strutturalmente” classico, nel senso che si rifà alle fiabe di magia e alle loro origini storiche negli antichi riti di iniziazione. Le fiabe inoltre presentano tutte, al di là dell’area geografica di appartenenza, una stessa struttura, con elementi e azioni costanti. E questa non fa eccezione. Ad esempio se prendiamo l’ultima funzione la 31: “L’eroe si sposa e sale al trono”: non è proprio il finale di Stardust? La 30 ad esempio cita: “Punizione dell’antagonista” (Infatti la strega Lamia viene sconfitta). Ancora una funzione presa a caso, la n. 2 “Divieto. All'eroe è imposta una proibizione o riceve un ordine”. Infatti è fatto divieto a Tristran di oltrepassare il muro che collega l’Inghilterra al villaggio fantastico di Stormhold. Nonostante ciò Stardust non è un film preciso e interessante perché si “allinea” alle regole strutturali della fiaba magica, ma perché qui le funzioni, così rigidamente allineate alla storia del racconto, lasciano spazio a dei buchi, a dei vuoti densi di senso che non sembrano minimamente intaccare il plot e l’avventura magica, ma che contribuiscono a perfezionare questo meccanismo funzionale. Questi spazi opachi, ogni tanto, prima relegati nello spazio angusto, affiorano sulla pellicola del film mostrandosi in tutta la loro evidenza. Ma invece di affermarsi come nuclei densi di significato svolgono il compito di annullare o per lo meno di deviare l’ingannevole trasparenza delle cose. Alcuni più importanti sono: la soglia e il limes, qui rappresentati da un muro che divide l’Inghilterra (il mondo) da Stormhold (la fiction, la fiaba), limes tra l’altro invalicabile per chi viene dalla “realtà” (c’è un guardiano che svolge quasi bene il suo ruolo), ma non altrettanto per chi proviene dalla fantasia (e stranamente nessuno vuole entrare nel mondo reale). Il discorso sulla soglia come collegamento di due spazi, punto di passaggio, luogo ove non si sosta ma si passa, luogo che forma, induce l’inizio del cambiamento, soglia come dinamica del sogno che si realizza, apertura verso il Fuori e tutto ciò che comporta, ossia soglia come dinamica del mistero, sarebbe complesso e non sarei nemmeno indicato a svolgerlo. Tanti filosofi (da Leibniz a Deleuze da Aristotele a Cacciari) ne hanno approfondito il mistero. Anche la Metamorfosi è un altro”vuoto” rispetto alla favola, ma non perché la fiaba non preveda metamorfosi (si pensi al lupo di Cappuccetto Rosso che si spaccia per sua nonna) ma perché questi cambiamenti vengono utilizzati per produrre gag niente male (es. le tette di Lamia che s’afflosciano improvvisamente, Capitan Shakespeare che si traveste da ragazza per dare sfogo al suo animo gentile). Il “vuoto strutturale” che mi ha più colpito è la duplice essenza della fanciulla stella: ciò che di là (nell’altrove) è una splendida creatura che sa amare e brillare, di qua (nell’hic) diventerebbe materia inerte, un blocco di metallo spento. E questo è proprio il pericolo peggiore. Non la strega che vuole il cuore di Yvaine per tornare giovane, non il principe Tertius che vuole il gioiello per avere la corona, ma il passaggio mentale tra l’altrove e il qui, il passaggio repentino e insensato dal sogno dove è tutto possibile, fin verso l’ininterpretabile, ossia verso la scelta del dolore insanabile del “male di vivere”; la scelta del mondo dove l’amore è convenienza, la violenza è un modo di vivere, dove non vi sono né buoni o cattivi, ma solo entità evanescenti. Insomma un salto verso l’hic et nunc, fossa biologica del dolore inesplicabile. E incredibilmente sarà proprio il Male (la strega Lamia) ad impedire la definitiva metamorfosi della stella: da sogno a pietra. Tutto il male non viene per nuocere? La polvere di stelle in fondo è il risultato del passaggio di una soglia da parte di una ciocca di capelli. Una ciocca è un sogno, noi accontentiamoci di sognare con la polvere delle stelle, almeno per viaggiare come avessimo nella bugia una candela accesa di Babilonia (per Propp funzione n. 15).
17 commenti:
B R A V I S S I M O!totalmente d'accordo!cavolo finamente una tua rece su cui mi posso confrontare sullo stesso livello!le mitiche funzioni di propp..con tutte quelle lettere maiuscole e minuscole che non me ne ricordavo mai una come si fanno a dimenticare?e poi il film segue anche le classiche regole che vogliono il soggetto unirsi al suo oggetto di valore ed è fantastico come l' oggetto di valore che solitamente differisce per ogni personaggio qui è lo stesso per tutti: esemplare una delle scene finali in cui i tre personaggi viaggiano per riunirsi al loro oggetto di valore!e poi c' è il fatto che una volta svolto il suo compito il protagonista deve superare l'ennesima prova (risconfiggere la strega) per avere finalmente ciò che gli spetta!è strano però come il contratto iniziale preveda solo il ricongiungimento con la madre mentre alla fine si ottiene molto di più!poi c'è il discorso della soglia come luogo di cambiamento che, come hai detto bene, qui è più che chiaro!insomma alla fin fine al di fuori di tutta questa semiotica (o semiologia come ti garba di più)il film mi ha piacevolmente stupito e ne sto già scrivendo una recensione!nel frattempo la tua non ha fatto altro che assicurarmi della tua bravura!davvero complimenti!
Complimenti, davvero. Sono andato a leggermi qualcosa sulle funzioni di Propp (che ignoravo) e le ho trovate molto interessanti. Tu hai letto il libro di Stardust?
@Deneil. Troppo gentile, grazie! Allora attendo con pazienza la tua recensione. Vedo inoltre che conosci bene Morfologia della fiaba, libro che ho citato per affermare che la storia rispetta tutti i canoni della fiaba (almeno nella struttura fondamentale). Naturalmente il film mi è parso gradevole e divertente. A presto.
@Edo. No, purtroppo non ho letto il libro di Neil Gaiman. Cercherò di provvedere anche perché quando si tratta di fantasy e fantascienza digerisco tutto. Tu lo hai letto? E se lo hai letto, come ti è sembrato? Grazie e a presto.
Eh già morfologia della fiaba lo conosco..serviranno a qualcosa i miei mille corsi di semiotica no??anch'io voglio leggere illibro di gaiman ma si chiama stardust?perchè l'altro giorno ne ho trovato uno ma non aveva questo titolo!
Certo che servono! Come serve andare al Cinema o anche viaggiare (e leggere libri d'ogni genere). Il libro di Gaiman è sempre "Stardust". Ti consiglio l'edizione (Edizioni Magic Press) con le illustrazioni di Charles Vess (me l'ha detto un amico più fanatico di me). Però il libro è più caro. 25 anziché 15 (Mondadori). Non l'ho ancora comprato. Ciao.
molto probabile che io lo guardi in settimana
dato che sveli il finale del film leggerò dopo averlo visto, e ti farò sapere la mia!
Puntualissima recensione semiotica. Sempre guardando alla narratologia, applicata, però, speificamente al cinema, Stardust sposa perfettamente le fas del viaggio dell'eroe di Vogler. :)
Non sono particolarmente affascinata dal fantasy, però da come ne parli e dal fatto che c'è De Niro, mi sa che questo non me lo lascio sfuggire.
Ale55andra
Sì anche un mio amico mi ha consigliato la versione illustrata. L'ho vista e in effetti è molto bella. Ci risentiremo per le impressioni sul libro! La fantascienza non è proprio il mio genere, il fantasy già di più. Poi vedendo il film di Stardust si notano quelli che potrebbero essere i pregi del libro (magari no,sono tutte supposizioni) e se è come penso deve essere un gran libro!
@Honeyboy. Benissimo, attendo un tuo commento, come attendo con ansia di leggere la tua recensione. Grazie. A presto.
@Lilith. Conosci Il viaggio dell'eroe di Vogler Chris? Possiedi il libro? E' pubblicato nella grandiosa collana Audino. Chris nel suo "saggio" si rifà però al testo di Joseph Campbell e inoltre la sua metodologia in teoria è applicabile a qualsiasi tipo di film. Io invece volevo solo dire che il film è (come suppongo anche il romanzo) una fiaba classica. Per questo ho ripreso il lavoro di Propp che si adatta soprattutto alle fiabe: la sua è una ricerca atta a dimostrare che le fiabe sono tutte riconducibili ad un'unica "struttura" con le sue funzioni. In realtà la Narratologia non mi interessa molto. Ad ogni modo se qualcuno mi obbligasse con una pistola puntata alla tempia ad utilizzare strumenti narratologici(a me interessano le mie emozioni e nessuna teoria, da sola, può risolvere niente, al limite solo aiutare...)allora mi rivolgerei al modello attanziale di Greimas, secondo me, ancora oggi la migliore "arma" in mano al narratologo. Ciao grande Lilith, a presto.
@Ale55andra. Vi troverai un De Niro divertentissimo. Ciao e grazie.
@Edo. Anch'io sono intenzionato a comprare il libro (naturalmente l'edizione illustrata). Ma sai, io non faccio testo. Quando si tratta di fantasy e fantascienza sono capace di mettere il cervello in soffitta. Grazie e a presto.
a parte il fatto che mi son procurato l'ebook di stardust (mi fanno schifo gli ebook e credo che non ne leggerò mai uno ma volevo vedere com'era prima di comprarlo!)vedo che qui si è andati anche a parlare del modello attanziale..anche su di quello sono abbastnza ferrato!comunque ho appena recensito la prima trasposizione di io sono leggenda con vincent price protagonista!assolutamente da vedere!e poi richiama il discorso libro-film del blog di lilith mi pare...
Devo ancora comprarlo. Dove abito non hanno un c.... di niente. Per acquistarlo devo recarmi in una libreria di Firenze (città scomoda per viaggiare). Il modello attanziale è interessante, ma, come ho detto a Lilith, l'analisi semiotica di un film presuppone un lavoro di ampio respiro sul testo, ma che non coinvolgerebbe comunque ciò che a me interessa di più: il rapporto tra testo e sguardo e pertanto come lo sguardo deforma il testo e come il testo "deformato" si ripropone allo sguardo nelle sua "nuova" veste (a volte sconfino nella paranoia, vero?). Sul discorso libro-film di Lilith non so se hai letto il mio punto di vista su MovieZone. Grazie Deneil. A presto.
yes ho letto e sono in gran parte d'accordo con te anche se io un confronto lo faccio sempre..l'avevo già spiegato da qualcuno sta cosa comunque il succoè questo so che cinema e libro si esprimono con linguaggi diversi ma nel film trasposto io cerco sempre di vedere se rimane qualcosa del libro..non so spiegarti meglio se non dicendoti che deve mantenere lo spirito..e non chiedermi che sia lo spirito che non so spiegartelo ma ad esempio "l'ultimo uomo della Terra" mantiene lo spirito del libro..ovviamente la trama può essere stravolta (vedi shining)ma uno spirito di fondo del libro rimane (anche se quello su shining è un discorso tutto particolare!)io purtroppo non riesco a mantenere i personaggi che mi son creato alla lettura dopo aver visto il film..per farti un esempio..dopo aver letto il signore degli anelli avevo personaggi ben definiti in testa..dopo aver visto il film..li ho scordati!non è bello ma mi succede spesso!scusami l'italiano pessimo!
Non possiamo farci niente. La nostra mente è un oggetto misterioso. Non a tutti capita la stessa cosa. Io per esempio (prendilo come una mia mania) ti confesso di non ricordare bene le storie, ma in compenso mi soffermo sul colore e la densità delle immagini, sui costumi e sulla luce. Per questo purtroppo mi dimentico facilmente di un film (per impressionare la mente devo rivederlo 2, 3, 4 volte). Forse è il motivo per cui le immagini che mi sono creato leggendo libri resistono anche all'urto di una visione. Grazie Deneil. A presto.
P.S. Riguardo al Signore degli anelli, sono convinto che sono più "belli" i personaggi che avevi in testa
non posso che darti ragione...i miei personaggi erano molto meglio!erano più...magici!ma jackson è riuscito nell'ardua impresa di mettere su schermo in maniera meravigliosa (a mio parere) un romanzo difficilissimo da trasporre..anche se l'esclusione di tom bombadil non mi è andata giu!
Non vi sono dubbi. La trilogia di Jackson è stata veramente un'impresa. Comunque, almeno Tom Bombadil, il signore della Vecchia Foresta, potrai continuare ad immaginarlo come meglio preferisci. D'altronde anche lo stesso Tolkien ha voluto lasciare Bombadil avvolto nel mistero. C'è chi afferma che Tom Bombadil potrebbe essere un'incursione, una presenza nel romanzo dell'istanza narrativa o addirittura del Dio stesso della Terra di Mezzo, ossia l'autore. Grazie Deneil. A presto.
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