Lo stratagemma dell’alfabeto morse per comunicare a Murphy
la tecnologia utile a salvare l’umanità non è affatto originale: mi viene ad
esempio in mente il primo film di Star
Trek del lontano 1979. Forma ante
litteram di comunicazione digitale potrebbe essere paragonato alla
comunicazione binaria. Ma dall’interno delle cinque dimensioni è possibile
usare un sistema digitale per inviare
segnali all’orologio di Cooper poggiato su uno scaffale della biblioteca di
Murphy? Perché in un film, in cui ha tenuto tanto a rispettare le leggi della
fisica (non fino in fondo però), presupponendo addirittura un universo a cinque
dimensioni (ma si trova dentro Gargantua?), il mezzo per comunicare con Murphy
è un alfabeto datato 1837? L’alfabeto morse interferisce con il tempo
(l’orologio),ma non è evidente come il
battito del dito di Cooper sull’elastica libreria sia trasmesso alle lancette
dell’orologio afferrato da Murphy adulta. In altri termini un codice
linguistico “arcaico” diviene medium della salvezza dell’umanità attraversando
lo spazio tempo, “scendendo” di una
dimensione e fuoriuscendo da un buco nero. Solo l’alfabeto morse può uscire
dall’orizzonte degli eventi di Gargantua, la dove neppure la luce può
osare? L’intera sequenza all’interno del gigante è molto
fantascientifica, pertanto niente da obiettare se un segnale antico riesce a uscire
da un luogo in cui la gravità impedisce persino alla luce di venire fuori. Il nome
scelto per il buco nero appartiene a un gigantesco personaggio di un romanzo di
Rabelais (Gargantua e Pantagruel);
Gargantua nato da un orecchio della madre Gargamelle, figlio di Grangousier,
diviene l’erede del regno di Utopia e dopo molte vicende ingaggia una battaglia
contro un re con l’aiuto di un frate; ottenuta la vittoria, per ringraziarlo, dona
al frate e ai sudditi l'abbazia
di Thélème, dove regna l’armonia e dove ognuno può
fare quel che vuole. Come
un gigante (parodia di un Dio) permette agli uomini di usare il libero
arbitrio, allo stesso modo nell’antro di una stella collassata, luogo in cui
già il tempo fa quel che vuole, a parte la probabile spaghettificazione di ogni
corpo od oggetto al di là dell’orizzonte degli eventi, tutto è possibile. Inoltre
l’alfabeto morse non è poi così tanto “arcaico” e neppure tanto “digitale”;
infatti non rispetta due condizioni come il sistema binario (0 e 1) ma cinque
(punto,linea,intervallo breve, intervallo medio, intervallo lungo). Il numero
cinque non ricorda per caso l’universo a cinque dimensioni del tesseratto?
Nolan ci comunica che ha cercato di attenersi
alla scienza, ma in fondo il racconto è un’utopia la cui sinossi
ristretta può sintetizzarsi in: l’amore sconfigge la gravità e niente gli è
precluso. Utopia in fondo è Fantascienza, anche quella più vicina alla Scienza
e in effetti la città spaziale è quanto di più scientifico sia illustrato in Interstellar: un’umanità che solca lo
spazio semplicemente abitandovi; lo spazio infinito come una casa. La breve
sequenza della città spaziale è in effetti molto interessante. Cooper si
risveglia in ospedale dove un medico gli fa sapere che si trovano nella
stazione spaziale Cooper, nome assegnato non in suo onore ma in onore di Murphy;
una volta dimesso lo conducono nella sua nuova abitazione, una copia della vecchia
casa, qui trova anche TARS, lo ripara, si reca in ospedale al capezzale di sua
figlia circondata da parenti, figli, nipoti, pronipoti. Murphy gli rivela che deve
raggiungere Brand, ormai rimasta sola, scesa sul terzo pianeta, nuova casa
dell’umanità. Sono circa nove minuti in cui il racconto si condensa, nove
minuti che definirei epici in quanto le parti riempitive (descrizioni, scene)
sono quasi nulle a tutto vantaggio del racconto (nell’epica dominano i nuclei
narrativi). A differenza della più parte delle sequenze in cui dominano
catalisi (descrizioni, paesaggi suggestivi, dialoghi, azione, emozione) nella
sequenza finale la storia acquista “velocità”. Murphy nel suo lettino
d’ospedale racconta a Cooper di Brand, indicandogli anche il punto d’arrivo del
viaggio. Poiché adesso i salti temporali ci hanno permesso di capire che Cooper
è fuori dal suo tempo, rimasto giovane in un’epoca in cui la figlia ormai è circondata
dai propri cari, e che l’unica persona sua coeva e pure rimasta giovane come lui (anche se non è entrata nel
buco nero) è Amelia Brand, il destino di Cooper deve essere connesso a quello
di Amelia. In seguito, con calma, la stazione spaziale, che sta orbitando
intorno a Saturno, entrerà forse nel wormhole, oppure potrebbe
vagare nel cosmo per millenni prima di approdare nel pianeta abitabile. Una
sequenza, definiamola sufficientemente naturalistica che contrasta con quella
precedente (la sequenza del tesseratto) molto, molto fantascientifica. Perché
Nolan ha deciso di concludere il film con una sequenza emotivamente forte, ma
piuttosto prevedibile? In tutto questo amore ha inteso sottolineare che
dobbiamo amare una persona del nostro tempo; al di là di ogni ragionamento
sullo spazio-tempo, sui buchi neri, sulle dimensioni, sulle brane e i bulk, il
percorso più sincero, emozionante, sensazionale consiste nel seguire la persona amata come accade in tanti film d’amore, come accade ad esempio nell’epilogo
di Sabrina di Billy Wilder quando sopraggiunge
Larry mentre Sabrina sta prendendo il sole sul ponte della nave. Lui ha già
scelto di seguirla in Europa, dopo aver lasciato i propri affari di milionario,
perché sa di amarla.
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