tag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post7403430279467937155..comments2023-10-30T11:25:30.683+01:00Comments on cinemasema: Funny Games (Michael Haneke, 2007)Lucianohttp://www.blogger.com/profile/05281484351080932004noreply@blogger.comBlogger37125tag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-47520350771750103862008-09-21T23:38:00.000+02:002008-09-21T23:38:00.000+02:00@Zenn. La tua visita mi fa molto piacere. Immagino...@Zenn. La tua visita mi fa molto piacere. Immagino che tu non possieda un blog, altrimenti sarei felicissimo di poterlo visitare. Be'... ormai dai commenti sopra sai quale sia il mio punto di vista. A presto e grazie di nuovo!Lucianohttps://www.blogger.com/profile/05281484351080932004noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-35430356662571163322008-09-21T23:02:00.000+02:002008-09-21T23:02:00.000+02:00non sapevo che haneke avesse accmpato tutte queste...non sapevo che haneke avesse accmpato tutte queste scuse sulla violenza che parla inglese per coprire l'intento fondamentalmente masturbatorio che si cela dietro questo pessimo remake...Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-10298591801805570852008-08-13T15:46:00.000+02:002008-08-13T15:46:00.000+02:00@Filippo. Il film del 1997 è senz'altro migliore (...@Filippo. Il film del 1997 è senz'altro migliore (anche perché è originale), ma questo denota una scelta che risulta a sua volta (qualunque siano i motivi)originale (mai tentata prima), scelta che ovviamente (e giustamente) fa discutere. Naturalmente ribadisco ciò che ho scritto anche nei commenti precedenti e prendo atto ancora con maggiore consapevolezza della notevole quantità e ottima qualità dei pareri discordi. ;)Lucianohttps://www.blogger.com/profile/05281484351080932004noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-12805845905286386992008-08-13T09:18:00.000+02:002008-08-13T09:18:00.000+02:00NO NO!Questo è un progetto che non mi ha per nient...NO NO!<BR/><BR/>Questo è un progetto che non mi ha per niente convinto...che oltretutto denota una smisurata e fastidiosa considerazione di se che me lo fa digerire ancora meno...<BR/><BR/>COntinuo a preferire quello del 97...FiliÞþØhttps://www.blogger.com/profile/15013121611851122237noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-25818896437325275462008-08-08T00:33:00.000+02:002008-08-08T00:33:00.000+02:00@Roberto. Sì purtroppo e su questo post continuano...@Roberto. Sì purtroppo e su questo post continuano ad esserci. Per visualizzare i commenti buoni devo postare commenti fasulli perché solo così mi "appaiono" quelli desiderati. Spero che ciò nopn capiti con i prossimi post. Attendo con ansia le tue opinioni sui film visti.Lucianohttps://www.blogger.com/profile/05281484351080932004noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-41728478679782137692008-08-08T00:18:00.000+02:002008-08-08T00:18:00.000+02:00C'è stato qualche problema con Blogger in questi g...C'è stato qualche problema con Blogger in questi giorni. Per quanto riguarda i film, appena li vedo ne scriverò qualcosa.Roberto Junior Fuscohttps://www.blogger.com/profile/00659704274085660097noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-51009967868850808412008-08-07T18:18:00.000+02:002008-08-07T18:18:00.000+02:00@Noodles. Ho iniziato io con l’esempio dei sonetti...@Noodles. Ho iniziato io con l’esempio dei sonetti, perché hai toccato un argomento per me molto importante: il modo di vedere un film. Questi discorsi mi rammentano un bellissimo libro di Edoardo Bruno (“Dentro la stanza”). Tutto il suo ragionamento inizia da una domanda. Scusami se la riporto. Il capitolo si intitola: Un paradosso estetico.<BR/>“Perché quando sfoglio un libro di cinema la fotografia di un film cessa di essere una fotografia e diventa film? Perché la mia memoria si sovrappone all’immagine immobile e attraverso quei segni iconici, rivedo il film?”. C’è modo e modo di vedere un film e ognuno può guardare in qualsiasi modo preferisca, ma sicuramente ci sono tanti modi più interessanti, non faticosi, ma stimolanti che ci trascinano nei vari sottotesti o nella memoria di altre immagini non presenti nel film. “Partiamo da un’immagine e immediatamente mettiamo in moto qualcosa che non ha niente da vedere con l’immagine, saltiamo gli elementi costitutivi, saltiamo l’ordine del linguaggio, la lettura analitica dei segni, e riconnettiamo il nostro giudizio a un’immagine che non c’è, all’immagine della memoria di un’altra cosa, di una cosa che forse non abbiamo direttamente visto ma che una serie di meccanismi mentali mette in moto, chiarisce e confonde in noi stessi, afferma e nega, in una oscillazione di sensi […] (Bruno). E questo modo di vedere non è, come pensano molti, snobismo o intellettualismi vari.Lucianohttps://www.blogger.com/profile/05281484351080932004noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-224606646583006752008-08-07T14:26:00.001+02:002008-08-07T14:26:00.001+02:00Be' si quello è un guaio/dilemma che mi pongo spes...Be' si quello è un guaio/dilemma che mi pongo spesso. Mi ricordo sempre di una battuta di Troisi: "Gli scrittori sono tanti a scrivere, io sono uno a leggere: non li raggiungo mai". Ed è anche vero che nell'oceano smisurato di pubblicazioni uno deve per forza di cosa fare una cernita, seguire un battistrada, altrimenti impazzisce di fronte alle megalopoli libresche che si trova di fronte.<BR/>Per i sonetti. Io non son mai riuscito a scrivere poesie. A parte qualche bagatella in versi liberi, che in realtà chiamarla poesia è un insulto. Erano piuttosto pensierini in riga verticale. ^^ Comunque, è vero che l'abitudine alla "tecnica" poi rende le cose più semplici, il cervello si abitua a pensare e - soprattutto - "creare" all'interno dello schema, anche di uno schema chiuso come quello del sonetto. Ora, magari siamo d'accordo che Alla sera e che so Tanto gentile e tanto onesta pare, sono su un piano irraggiungibile, ma perché anche espressione di una genialità probabilmente genetica. <BR/>E a proposito di limitazioni, pensavo che Dante santo cielo ha scritto tre cantiche in quella "forzosa" terzina incatenata, eppure non riesco a pensare a qualcosa scritto in italiano che abbia la "libertà" e la "varietà" di quelle cantiche. Credo che insomma l'esperimento gli sia venuto particolarmente bene, se poi il tempo gli ha dato pure la paternità onomastica di quella terzina.<BR/>[sono andato parecchio off post! -_-" ]Noodleshttps://www.blogger.com/profile/15690035172178306839noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-19798882688410106432008-08-07T14:26:00.000+02:002008-08-07T14:26:00.000+02:00Be' si quello è un guaio/dilemma che mi pongo spes...Be' si quello è un guaio/dilemma che mi pongo spesso. Mi ricordo sempre di una battuta di Troisi: "Gli scrittori sono tanti a scrivere, io sono uno a leggere: non li raggiungo mai". Ed è anche vero che nell'oceano smisurato di pubblicazioni uno deve per forza di cosa fare una cernita, seguire un battistrada, altrimenti impazzisce di fronte alle megalopoli libresche che si trova di fronte.<BR/>Per i sonetti. Io non son mai riuscito a scrivere poesie. A parte qualche bagatella in versi liberi, che in realtà chiamarla poesia è un insulto. Erano piuttosto pensierini in riga verticale. ^^ Comunque, è vero che l'abitudine alla "tecnica" poi rende le cose più semplici, il cervello si abitua a pensare e - soprattutto - "creare" all'interno dello schema, anche di uno schema chiuso come quello del sonetto. Ora, magari siamo d'accordo che Alla sera e che so Tanto gentile e tanto onesta pare, sono su un piano irraggiungibile, ma perché anche espressione di una genialità probabilmente genetica. <BR/>E a proposito di limitazioni, pensavo che Dante santo cielo ha scritto tre cantiche in quella "forzosa" terzina incatenata, eppure non riesco a pensare a qualcosa scritto in italiano che abbia la "libertà" e la "varietà" di quelle cantiche. Credo che insomma l'esperimento gli sia venuto particolarmente bene, se poi il tempo gli ha dato pure la paternità onomastica di quella terzina.<BR/>[sono andato parecchio off post! -_-" ]Noodleshttps://www.blogger.com/profile/15690035172178306839noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-65547812018333249502008-08-07T13:40:00.000+02:002008-08-07T13:40:00.000+02:00@Roberto. Come hai visto dai commenti è un film ch...@Roberto. Come hai visto dai commenti è un film che fa molto discutere (e secondo me è un bene). Le discussiioni sono un momento importante per un cinefilo,scambiare opinioni e punti di vista arricchisce sempre. Pertanto aspetto con ansia un tuo post per conoscere la tua opinione. (Avevo postato la risposta ieri, ma, sono preoccupato, blogspot l'ha mangiata! Non era mai successo!).Lucianohttps://www.blogger.com/profile/05281484351080932004noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-87453283925610260962008-08-06T17:06:00.000+02:002008-08-06T17:06:00.000+02:00@Roberto. Sicuramente avrai letto, oltre al mio po...@Roberto. Sicuramente avrai letto, oltre al mio post, anche i commenti. Quindi un film che fa discutere (ma più del film fa discutere l'operazione). Non so quale effetto ti farà. Attendo una tua recensione ;)<BR/><BR/>@Mario. Un botta e risposta graditissimo e utile. Devo ammettere che sono soddisfatto e ringrazio tutti gli amici che stanno partecipando alla discussione. Se ti capitasse di vedere Fanny Games entro breve potresti tornare per lasciare una tua opinione. Ti ringrazio per la visita.Lucianohttps://www.blogger.com/profile/05281484351080932004noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-23229148792475988722008-08-06T12:32:00.000+02:002008-08-06T12:32:00.000+02:00ehm... mi inserisco timidamente nei lunghissimi di...ehm... mi inserisco timidamente nei lunghissimi dibattiti che ha sollevato questa recensione per dire che, sebbene non abbia visto nessuno dei due funny game, generalmente non ho pregiudizi nei confronti dei remake. a volte il remake supera l'originale (vanilla sky e apri gli occhi, ad esempio, o ancora è nata una stella, girato tre volte, ed il migliore rimane l'ultimo), altre si finisce sul piano dello scempio (pensiamo al delitto perfetto con michael douglas..). aperta e chiusa la parentesi vi lascio tornare al vostro fitto botta e risposta..!M.S.https://www.blogger.com/profile/12744062697332316151noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-31257664321428651652008-08-05T21:43:00.000+02:002008-08-05T21:43:00.000+02:00Cavolo ne vale la pena allora anche per te!Ancora ...Cavolo ne vale la pena allora anche per te!<BR/>Ancora non vedo "l'originale". Oramai aspetto il DVD e me li sparo tutti e due.Roberto Junior Fuscohttps://www.blogger.com/profile/00659704274085660097noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-62724025574070428992008-08-05T17:42:00.000+02:002008-08-05T17:42:00.000+02:00@Noodles.Io invece ritengo che ognuno possieda una...@Noodles.Io invece ritengo che ognuno possieda una sua cultura, un suo modo di vedere le cose, una sua formazione che per forza non può essere circoscritta tutta quanta dalla cultura di un altro. Leggendo il tuo post mi accorgo delle mie tante lacune che forse non colmerò mai; infatti, faccio un esempio, spesso leggo molte tue recensioni su romanzi letti (e sono tante) che io non ho letto e chissà se riuscirò a leggerne almeno una parte. Pertanto, quando giungo sul tuo blog (ma questo discorso vale anche per molti altri cineblogger) ho sempre l’occasione di imparare qualcosa di nuovo. Nessuno possiede la chiave che apre tutte le scatole, ognuno invece fa le sue ricerche, “ha” le sue letture preferite, viaggia nei musei più amati, ecc. Spesso non ci “intendiamo” perché, come dici giustamente, le nostre formazioni sono diverse (ma non meno corpose). Questo non intendersi è normale. Una volta esistevano i cineforum, ma dopo la visione di un film raramente capitava che qualcuno aprisse la discussione, il silenzio regnava in sala. Poche volte c’era gente che aveva voglia di discutere, e quando accadeva quasi nessuno era d’accordo con gli altri interlocutori. Con la nostra discussione il film cresceva di spessore, si alimentava dei nostri punti di vista. Adesso ci sono i blog con i loro difetti, ma pregni di potenzialità inimmaginabile. Come avrei potuto conoscere tanta gente in gamba in altro modo? Le tue ultime frasi avrei voluto scriverle io. Infatti, quando vedo un film, vedo anche altre cose. Ma è automatico, non mi sforzo. Alcune sensazioni potrebbero aver bisogno di una verifica, ma in generale ho già in mente tutto quanto: un mondo intero, durante la visione, mi viene “scaraventato” addosso e durante la visione interagisco più o meno in base agli stimoli che il film mi dà. Non è faticoso, è stimolante. In questo modo riesco ancora a meravigliarmi, ad emozionarmi (e mi rendo conto dai post che capita a quasi tutti noi). È come scrivere un sonetto: niente di più faticoso e limitante. Due quartine e due terzine di endecasillabi con rima incrociata (ad esempio con schema ABBA ABBA CDE EDC) e, supponiamo, oltre all’accento costante sulla decima sillaba, con accento mobile sulla quarta o sesta. Inoltre nel verso vi è una cesura che lo divide in due emistichi. Insomma, per non farla lunga, scrivere un sonetto senza alcuna esperienza è un volersi far del male (peggio dei cruciverba). E dove se ne va l’ispirazione? Come far coesistere tanto tecnicismo con le esigenze del senso? Il sonetto è una “cadenza”, è ritmo, è una musica perfetta, le parole devono scivolare e devono formare un flusso armonico che induca meraviglia e conduca alla catarsi. Ti assicuro che scrivere un sonetto (dopo faticosi tentativi) diventa quasi automatico, il flusso ti arriva nel dentro non so da dove e le tue emozioni escono dalla penna per formare un ritmo. ;)Lucianohttps://www.blogger.com/profile/05281484351080932004noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-24278278395828743262008-08-05T16:44:00.000+02:002008-08-05T16:44:00.000+02:00@Dome. La tua visita mi rende felice, caro amico. ...@Dome. La tua visita mi rende felice, caro amico. È da molto che non posti ed ero molto preoccupato. Grazie sei sempre gentile^^. Per quanto riguarda l’importanza dell’autore devo dire che (riferendomi al cinema) sono sempre stato (e sono) un fanatico sostenitore della “Politique des auteurs” portata avanti dai “giovani turchi”. E anche se oggi si tende a sminuire l’importanza dell’autore io rimango sempre della stessa idea anche se ho attenuato (forse sbagliando) certe mie posizioni eccessive: infatti ritengo che nel cinema (poiché per girare un film serve un cast) il regista non sia in grado di controllare ogni aspetto, ogni momento della ripresa (anche se in parte può rimediare in fase di montaggio); inoltre spesso il suo lavoro viene “disturbato” dai produttori e dalle star. Infatti credo che un grande regista possieda o acquisisca un suo stile personale che lo distingue dagli altri, un idioletto che "attraversa" ogni suo film. Un’analisi trasversale che comprenda più film di un autore sarebbe interessante. Per questo credo che rivestano una grande importanza anche le interviste, eventuali libri scritti dal regista, diari, ecc. Per quanto riguarda la pittura amo “raccogliere” (spesso comprare) diari e altri scritti di pittori. Insomma le intenzioni, i desideri, la “poetica” di un autore è molto importante e secondo me non entra in contraddizione con i propositi del decostruzionismo. Non posso che essere d’accordo con te. Attendo con ansia un tuo post^^Lucianohttps://www.blogger.com/profile/05281484351080932004noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-75978020512089558312008-08-05T16:00:00.000+02:002008-08-05T16:00:00.000+02:00Luciano, be' su questo sono d'accordissimo. Il lin...Luciano, be' su questo sono d'accordissimo. Il linguaggio e la lettura del linguaggio di un artista è anche soggetto all'epoca in cui viene "letto". Se non altro il relativismo proliferato nel Novecento ha portato almeno questo vantaggio: non arrogarsi mai il diritto di dire l'ultima parola su un'opera, avere cioè ben presente il PROPRIO inevitabile relativismo storico-sociale-culturale, che permette dunque la "sovralettura" di determinate opere. E per me va benissimo, è uno degli aspetti affascinanti del rapporto arte-fruitori.<BR/>DEVE per forza esserci differenza tra linguaggio ed essere. L'essere è un'entità definita e data, il linguaggio - specie quello umano, da quello strettamente inteso a tutte le sue proliferazioni artistico-filosofico-e-via dicendo - è di per sé costruzione, artificio, per cui non potrà mai arrivare a esprimere la purezza dell'essere. Può solo produrne un'interpretazione, ed è giustamente questo il bello, ed è anche per questo che noi stiamo qui a discutere sul film di Haneke e sul linguaggio e quant'altro è passato dentro. Anche perché ogni volta che vengo qua ho sempre l'occasione per imparare moltissime cose (la tua cultura mi mette davvero i brividi - rispettosi eh LOL - certe volte). Molto probabilmente spesso non ci "intendiamo" anche perché la mia formazione può essere diversa e sicuramente meno corposa di quella che hai tu. E lo dico senza alcuna volontà di giustificazione o peggio ancora "accusa" di intellettualismo al padrone del blog. Ho sempre fermamente creduto che per capire-empatizzare (non mi piace capire l'arte col solo cervello, analizzandola come fosse un cadavere) bisogna nutrirsi di altra arte, perché molti aspetti che noi troviamo incomprensibili o stupidi, sono in realtà perfettamente a senso se uno ha i "mezzi" per capirli.<BR/>E intendiamoci, per me questo processo avviene durante la stessa visione, non è una questione a posteriori (che semmai puoi servire ad argomentare e incolonnare le sensazioni magmatiche ricevute durante la visione/lettura). Altrimenti si viene accusati di andare al cinema/leggere un libro con la lente di ingrandimento e ti dicono ma io se guardo un film/libro voglio rilassarmi/divertirmi e bla bla, non cercare il pelo. Ciò che invece io riscontro (e che non riesco mai a far passare ai miei interlocutori che mi obiettano ciò di cui sopra) è che se uno ha un solido "background" culturale alle spalle, quei collegamenti li fa automaticamente. Il cervello, in fondo funziona come un muscolo. Se lo tieni in allenamento solleva subito una questione come niente fosse, dove invece il cervello da divano e popcorn è talmente ingrassato e pigro che anche per connettere due neuroni trova delle scuse per aggirare il problema, considerato troppo faticoso!Noodleshttps://www.blogger.com/profile/15690035172178306839noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-79439080188244050882008-08-05T15:56:00.000+02:002008-08-05T15:56:00.000+02:00@Ale55andra. In effetti i commenti di questo post ...@Ale55andra. In effetti i commenti di questo post sono tutti molto interessanti e stimolanti. E devo ringraziare tutti i partecipanti. Sono soddisfatto quando un "articolo" suscita discussioni tanto proficue. Ti ringrazio Ale55andra ma devo dire che quando leggo i tuoi post trovo una grande capacità espressiva.<BR/><BR/>@Alicesu. Credo che su questo siamo tutti d'accordo: nessuno prima di Haneke aveva "osato" tanto. Avrei preferito anch'io vedere per primo il film del 1997, ma temevo di perdermi questo del 2008.Lucianohttps://www.blogger.com/profile/05281484351080932004noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-80095426792281366462008-08-05T13:54:00.000+02:002008-08-05T13:54:00.000+02:00sempre complimenti per i tuoi post, uno più bello ...sempre complimenti per i tuoi post, uno più bello dell'altro (li leggo tutti anche se ultimamente non sto commentando..)<BR/>sulle intenzioni dell'autore vorrei dire, velocissimamente, la mia<BR/>nella ricerca di un modello, di una strategia interpretativa credo che le intenzioni dell'autore vadano superate, quello che conta è il film (quello che noi vediamo, come lo vediamo, come si relaziona al tempo in cui viviamo, cosa ruba e cosa restituisce all'immaginario popolare, etc..)<BR/>ma superare significa voltarsi indietro, cercare anche di capire cosa stiamo sorpassando, perchè, quali "realtà produttive" stiamo ignorando<BR/>non sono d'accordo, quindi, con chi riduce l'autore ad una entità anonima.per essere pratici e superficiali: l'opera non nasce da sè<BR/>(c'è un bellissimo saggio di D.F. Wallace sull'argomento, non mi ricordo come si chiami e non ce l'ho sotto mano purtroppo ^^)Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-55288270728280186202008-08-05T13:35:00.000+02:002008-08-05T13:35:00.000+02:00voglio fare il percorso inverso. Prima rivedere qu...voglio fare il percorso inverso. Prima rivedere quello del 97, poi passare a questo.<BR/>L'operazione di Haneke a me ha incuriosito molto. Ho pensato ad altri avvenimenti del genere (lo psyco di gus van sant... tra l'altro pessimo) ma nessun regista ha osato ripetersi con tanta decisione.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-16931040343132036142008-08-05T13:13:00.000+02:002008-08-05T13:13:00.000+02:00Penso che insieme al bellissimo post, questi comme...Penso che insieme al bellissimo post, questi commenti costituiscano la discussione più interessante intavolata su questo film. Ho letto avidamente e curiosamente tutte le vostre opinioni e devo dire che io sto "dalla partte" di Luciano, anche se non sono in grado di esprimere con la sua stessa bravura, gli stessi concetti.Ale55andrahttps://www.blogger.com/profile/15845183965171937829noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-73910661651274023092008-08-05T12:41:00.000+02:002008-08-05T12:41:00.000+02:00@Noodles. Sono d’accordo. È proprio questo il bell...@Noodles. Sono d’accordo. È proprio questo il bello del cinema, ma mi riferivo ad un mio precipuo gusto personale (il punto di vista della vittima, focalizzazione interna) relativamente a questo episodio (in genere gradisco di più una focalizzazione esterna). Il mio discorso esulava dalla “fotocopia” di Haneke. Ovviamente accetto ed è giusto che l’operazione di Haneke ad alcuni piaccia e ad altri no. L’arte non “dovrebbe” cercare il consenso e probabilmente Haneke se la ride veramente degli spettatori pronti ad adularlo. Magari ha pensato al guadagno (sto solo elucubrando tanto per giocare un po’) per pagare il gioiello costosissimo comprato alla sua nuova amante. Quindi forse chi apprezza Funny Games del 2007 potrebbe dover ringraziare le bizze di una bellissima donna davanti a una vetrina di Beverly Hills. Tutto è possibile e non mi scandalizzerei neppure se Haneke ammettesse pubblicamente la sua debolezza. Gli artisti sono uomini qualsiasi, né migliori né peggiori di altri e spesso non hanno una strategia (artistica). Ma non è questa la bellezza dell’arte? L’interpretazione di un’opera spesso va oltre gli intenti dell’autore stesso. Questo secondo me dovrebbe essere naturale. Se si prende in considerazione un qualsiasi testo e si rapporta al gusto di un’epoca o al gusto “storico” ossia se si analizza il successo sincronico e diacronico del testo, è quasi impossibile non aspettarsi “uno scavalcamento” autoriale. Questo aspetto risulta evidente nella Poesia. La funzione poetica (che per Jakobson si trova in ogni tipo di comunicazione ed è preponderante nella poesia) con il dominio della “polisemia” (per il decostruzionismo superata dalla “disseminazione del senso”) e di una semantica connotativa va molto oltre, anche anni luce oltre, le intenzioni dell’autore. Ma non sono proprio questi aspetti che rendono meravigliosa l’arte? Inoltre voglio aprire una parentesi che non rientra nel nostro appassionante (e per me gradevolissimo) scambio di opinioni, ma solo rendere nota una mia “debolezza” (Be’… è logico che ognuno possieda inclinazioni particolari e personali di gusto: per questo nascono, anzi DOVREBBERO NASCERE discussioni). Sintetizzando fino ai limiti del possibile (e quindi rischiando di scrivere gravi imprecisioni) mi trovo raccordo con le teorie Decostruzioniste nel sostenere che il linguaggio non può spiegare o esprimere l’essere (identità tra testo e il suo contenuto), al limite può solo richiamarlo perché tra essere e linguaggio c’è una “differenza” (per Derrida “differance”) nel senso che la verità dell’essere non viene espressa in modo chiaro e definitivo dal linguaggio perché il linguaggio può contenere solo tracce di questa verità. Il linguaggio non può definire un testo ma diventare un altro testo. Insomma, quando leggo un’analisi critica di un film mi pongo davanti a un altro testo, non cerco spiegazioni di un film, ma leggo per il gusto di “conoscere” altri punti di vista tra cui il tuo che mi sembra ogni volta interessante e da tenere in considerazione.Lucianohttps://www.blogger.com/profile/05281484351080932004noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-22810754787701651452008-08-05T01:41:00.000+02:002008-08-05T01:41:00.000+02:00p.s. Martin parlava giustamente di scavalcamento d...p.s. Martin parlava giustamente di scavalcamento delle intenzioni degli autori. Non ricordo bene chi scrisse che le intenzioni degli autori spesso potevano e dovevano essere scavalcate, che era possibile insomma rintracciare una volontà "inconscia" nella produzione di un artista. E sono anche d'accordo. Ma spesso, e con l'arte contemporanea post-tutto - e dunque anche con le sperimentazioni al cinema che creano quasi un ponte con essa - ho il terrore che si rischi sempre di ballare su questo sottilissimo filo di fraintendimento, di ipotecare su un'opera molto più di quanto abbia in realtà investito il suo autore. Mi chiedo anche se Haneke non abbia semplicemente girato un film uguale per ridere di tutti gli spettatori e critici che sarebbero spuntati fuori con le più disparate motivazioni (confesso che nel caso mi starebbe pure più simpatico, e giuro non è per fare un torto a te, e alla tua recensione che anzi rispetto moltissimo - mi piace sempre confrontarmi con chi ha opinioni diverse e le esprime con la densità teorica e la dimostrazione estetico-filosofica che ne dai tu - e giuro che non è una captatio benevolentiae ^^).Noodleshttps://www.blogger.com/profile/15690035172178306839noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-74884603513240670222008-08-05T01:32:00.000+02:002008-08-05T01:32:00.000+02:00Luciano, tu citavi l'esempio della ragazza, raccon...Luciano, tu citavi l'esempio della ragazza, raccontata da registi diversi, occhi diversi che raccontano diversamente un fatto. E lì sono d'accordo, anzi è quello il bello dell'arte, che un soggetto se dipinto da Picasso appare in un modo del tutto diverso da quello, mettiamo, dipinto da Van Gogh. Ma parliamo di due soggetti diversi. Qui sta il bello. Ma quando è uno stesso artista che rifà "pedissequamente", e con l'intenzione ben precisa di rifarlo così, un suo film precedente, mi pare che sfociamo in qualcos'altro.<BR/>E' il senso dell'operazione fredda, dell'esperimento estetico che forse mi è proprio estraneo e mi irrita, magari impedendomi anche di "capire" a fondo l'operazione. <BR/>La mia non è filippica verso l'uomo Haneke, che non conosco. Mi baso semplicemente sulle opere che ha girato. E che apprezzo anche, intendiamoci (Caché mi piacque molto e riprendeva molti dei temi di Funny Games ma in un racconto che era maggiormente racconto e meno "pippa mentale" se mi passi l'altissimo sintagma. O che so, La pianista, per quanto anch'esso spocchiosello e forse reso grande soprattutto dall'interpretazione della Huppert). Le sue opere trasudano spesso una certa macchinosità intellettuale che a me infastidisce un po'. Forse sono per il cinema più "sentimentale" (nel senso di approccio eh) e i chirurghi mi piacciono meno. A meno che non si chiamino Kubrick (ma, ecco il punto, Kubrick conosceva BENISSIMO - e l'ha sempre adoperato - il dolce carrello che fa scorrere un pensiero estetico-filosofico altissimo dentro le maglie del racconto).Noodleshttps://www.blogger.com/profile/15690035172178306839noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-73217495925695797592008-08-04T17:57:00.000+02:002008-08-04T17:57:00.000+02:00@Martin. Le motivazioni pragmatiche del rifaciment...@Martin. Le motivazioni pragmatiche del rifacimento (o meglio della “clonazione” del film di Haneke) sono ovviamente la causa di questo “secondo originale” di Funny Games. Per me non ci sono dubbi. Probabilmente Haneke senza i soliti americani avrebbe usato il suo budget per fare un altro film. Ma questo genere di motivazioni si riscontrano spesso nell’arte. L’arte non è una torre d’avorio dove artisti che disprezzano le dozzinali cose terrene camminano coi piedi nell’aria. L’artista deve sporcarsi nel fango del macadam diceva Baudelaire. Ma poi, diciamo la verità, un artista (in fondo) un po’ desidera anche fare soldi. Niente di male. Suppongo sull’hic e nunc ti riferisca al saggio di Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, dove considera l’opera d’arte come unica e irripetibile legata al luogo in cui si trova, “opera” che con l’avvento di fotografia e cinema ha iniziato a perdere la propria “aura”. L’hic et nunc adesso attraversa lo spazio-tempo. La specificità delle arti si sta disgregando? Secondo me in parte sì e in questa “modernità liquida” (Bauman) i punti di riferimento stanno scomparendo, il nesso spazio/tempo si sta “liquefacendo”. La perdita del qui e ora si definisce ogni volta che ascoltiamo una sinfonia su un cd o indossiamo una maglietta con l’effige, poniamo, della Primavera del Botticelli. Appunto questi miei esempi, che non volevano sminuire le altre arti, né divenire un teorema inappuntabile, intendevano riflettere sull’importanza di certe operazioni, operazioni causate da “interessi economici” e non solo, ma, come hai asserito, da timori e preoccupazioni per il proprio lavoro. Anche se le motivazioni non presuppongono ideali artistici o etici questo non significa che il risultato non possa essere preso in considerazione e valutato come operazione per lo meno interessante, probabilmente originale. Sul “senso” non saprei, perché molti remake sono portatori di un senso paragonabile almeno al film originale, eppure nonostante ciò vengono accettati e magari osannati. Ritengo invece che il “fastidio” di questa operazione sia derivato dal legare un senso “identico” ad una stessa “forma”. Insomma alla fine sono gli aspetti tecnici, le stesse inquadrature, gli stessi movimenti di macchina, ecc. a disturbare. Ebbene questo “disturbo” questa sensazione “repulsiva” è per me interessante. In fondo le motivazioni economiche sono alla base di tutti i remake (riproporre storie vecchie in film nuovi, tanto la maggioranza non vuol vedere i vecchi film). Eppure (posso accettare anche il casualmente) ogni tanto abbiamo visto film bellissimi, bellissimi rifacimenti di vecchi film. Ti ringrazio per questo tuo ulteriore e pertinente intervento.Lucianohttps://www.blogger.com/profile/05281484351080932004noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5777122313236702198.post-6436004970913131022008-08-04T15:27:00.000+02:002008-08-04T15:27:00.000+02:00Cerco di articolare un po’ meglio perché la discus...Cerco di articolare un po’ meglio perché la discussione è stimolante davvero (e di questo sono io che ringrazio te).<BR/>Quando si parla di specificità delle arti non si può prescindere dal rapporto tra produzione e fruibilità.<BR/>La pittura a d esempio è fatta per essere, hic et nunc. Poi semmai siamo noi che cambiamo nel tempo e quindi “cambia” l’opera. Ma visto che in pittura esistono “originali” la diffusone avviene tramite duplicazione di originale, a loro volta copie ma originali essi stessi perché ogni volta diversi.<BR/>Teatro e musica (classica in genere e non è una precisazione da poco) vivono di interpretazioni e quindi sono sempre originali e non lo sono mai, perché l’originalità come concetto perde di significato. Paradossalmente nemmeno Prokofiev suonato da Prokofiev assurge a status di versione “definitiva” perché è musica che per assumere senso necessita di un “interprete”, proprio nel senso di chi “traduce” simboli in suoni.<BR/>Il cinema invece segue una strada propria perché, come dicevo, è una serie di “falsi” copiati all’infinito ed è qualcosa di già compiuto in sé. E il senso come in pittura lo dà lo spettatore, senza intermediazione, con la differenza che la duplicazione diventa digitale e quindi ogni volta identica e ugualmente falsa.<BR/>In questo contesto non dico che l’operazione di rifare puntualmente un’opera cinematografica sia da scartare a priori anche se un po’ me ne sfugge il senso. Chiaramente quello che viene fuori è qualcosa di diverso ma forse non abbastanza da meritarsi il prezzo di un biglietto.<BR/>Il senso dei due Funny Games è assolutamente identico, quello che cambia è solo lo spettatore. <BR/>Ma rivedere il film del ’97 oggi è come vederne la versione nuova, o almeno lo è nella sua essenzialità.<BR/>Nello specifico però il caso Haneke è ancora diverso perché non sono nemmeno vere le ragioni economiche del rifacimento o almeno lo sono in minima parte.<BR/>Haneke è stato costretto a rigirare il suo film perché gli americani tramite questioni legate alla produzione ne avevano comunque acquistato i diritti e in caso di suo di rifiuto lo avrebbero fatto dirigere a qualcun altro, molto probabilmente stravolgendo la visione originale.<BR/>A questo punto, un po’ per sfida e un po’ per non modificare ciò che considerava già compiuto così, gliel’ha confezionato pari pari, fotogramma per fotogramma.<BR/>Con buona pace degli americani che hanno il loro “prodotto” e del regista che vede la sua opera preservata da possibili scempi.<BR/>In questo scenario ricercare motivazioni artistiche pare proprio quello sterile esercizio intellettuale che molti hanno come norma (non tu Luciano) e che porta spesso a scavalcare le stesse intenzioni degli autori. Quando non trovo irritanti questi giochini mi viene quasi da ridere…Martinhttps://www.blogger.com/profile/13012309234092882545noreply@blogger.com