11 maggio 2015

Pranzo alle otto (George Cukor, 1933). Il set, lo spazio 2/3

Come gli artisti portano con sé il proprio personale modo di recitare lasciando emergere l’attore di teatro dal personaggio, provocando uno straniamento che toglie ogni illusione alla presunta trasparenza della sophisticated comedy, allo stesso modo lo spazio non è uno spazio naturalistico. A prima vista l’interazione tra i personaggi sembra priva di ogni opacità e lo spettatore può benissimo lasciarsi coinvolgere dai loro racconti; gli sguardi si raccordano sempre per dare un senso compiuto all’azione, i movimenti sulla scena, se pur teatrali, si lasciano seguire con naturalezza. Eppure lo spazio lascia subito emergere il set.  Che sia l’ufficio di Oliver Jordan o il salone dove Milli Jordan organizza il suo pranzo telefonando o la stanza d’albergo dove si consuma il dramma di Larry Renault, il set emerge allo scoperto divenendo il “[…] vero protagonista della messa in scena, il rifugio degli sguardi nascosti, il motore delle situazioni perturbanti”. La sequenza Larry-Paola viene introdotta da una delle tante telefonate di Milli Jordan che ha pensato a lui per sostituire un ospite impossibilitato a partecipare. Dall’introduzione che ne viene fatta sembra un grande attore (anche se la cugina di Milli afferma che le sue quotazioni sono  “in ribasso”). Mentre risponde al telefono Larry è davanti alla finestra, poi una breve panoramica orizzontale verso destra mostra Paola che subito lo raggiunge (ovviamente la mdp ritorna a inquadrare i due davanti alla finestra). Finita la telefonata i due si spostano a sinistra fino al centro della stanza (si vedono adesso due finestre e un divano sulla destra). Si muovono ancora fermandosi davanti al divano. Larry prende una bottiglia per versare del whisky in un bicchiere, ma è vuota, poi si sdraia sul divano e immediatamente Paola gli è sopra. I due si baciano (il film è dell’era pre-Codice Hays). Suona il campanello. Si alzano e mentre Paola si rimette una scarpa Larry va ad aprire la porta a un fattorino che gli consegna una bottiglia di liquore. Larry chiede il resto al fattorino. Il fattorino lo tratta con sufficienza e gli risponde andandosene che ha cambiato negozio dove il liquore costa mezzo dollaro di più. Larry ritorna davanti al divano, si versa il contenuto in un bicchiere, rientra Paola che lo vede, non vuole che beva, lui le dice di pensare ai propri affari. Larry è nervoso perché attende il suo agente e deve “decidere sul  lavoro e tante altre cose”. Paola vorrebbe rivelare che sono amanti. Larry invece cerca di convincerla a lasciar perdere perché non è l’uomo adatto per lei. Si spostano davanti al camino. Lui le dice che non è ancora finito e Paola risponde che il suo ragionamento non c’entra col loro amore. Larry racconta delle sue ex mogli delle quali una è divenuta una grande attrice, mentre Paola si sposta su un altro divano (davanti al precedente) e rimane di spalle. Nel frattempo vediamo Larry con un braccio sulla mensola del camino sulla parete di destra. Primo piano di Larry. Primo piano di Paola. Sempre Paola di spalle seduta sul divano,Larry prende la bottiglia da un tavolino messo tra i due divani e si versa del liquore, si siede sul divano di fronte a Paola. Piano medio di Larry sul divano. Primo piano di Paola che poi  si alza e va di lato a Larry senza sedersi. Piano Americano: Larry seduto sul divano e Paola in piedi che lo guarda. Gli dice: ti amo. Larry di rimando: “Tu sei giovane, fresca e io sono uno straccio”. Lei vuole rivelare a mamma e papà il loro amore ma Larry non vuole, si alza dal divano mentre suona il campanello. Entra l’agente di Larry, Paola esce.
La prima parte della sequenza introduce un uomo che sembra avere tutto: successo e una giovane donna che lo ama, ma subito dalle parole si comincia a intuire che a Larry le cose vanno male: si illude di essere ancora in auge pur sapendo di trovarsi sul viale del tramonto. Ogni frase pronunciata non fa che rimarcare il suo fallimento; sembra parlare a Paola della grande distanza di età che c’è tra i due, ma in realtà le dice continuamente di essere un fallito e di non amarla perché  innamorato soltanto del successo. Non può continuare a vivere così. Anche le sequenze seguenti  nella stanza d’albergo (il colloquio con il fattorino prima, col produttore poi e infine col direttore d’albergo) accompagnano Larry nella caduta, ribadiscono e amplificano ciò che è spiegato sin dalla prima sequenza: Larry è un uomo che non ha più futuro.  Lo spazio è claustrofobico,la mdp si muove sempre tra divani, finestre e porta d’ingresso. La stanza d’albergo diviene metafora della prigione in cui s’è esiliato Larry e la forza di questa pressione sull’osservatore non viene meno nonostante l’amore dichiarato di Paola. La sequenza di Paola e Larry non è una sequenza d’amore, ma la perfetta realizzazione della presa di coscienza di uomo che si rende conto di essere arrivato al capolinea, incapace ormai, preso dal vizio (alcolismo) e dall’amaro ricordo di un passato glorioso (è stato un grande attore), di capire cosa significhi l’amore (del resto anche Paola si consolerà presto nella sequenza dell’epilogo mentre i convitati si recano in sala da pranzo). Lo stesso vale per il luogo di lavoro di Oliver Jordan: lo spazio anche qui è un ufficio anonimo (si vedono alcuni modellini di navi ad indicare la compagnia di trasporti posseduta da Jordan) un ambiente che “racconta” già il fallimento incombente della società di trasporti. Stessa cosa si potrebbe dire per la camera da letto di Kitty, che oltre ad indicare il vizio e la lussuria, rappresenta la vita noiosa e pigra di una mantenuta. Lo spazio in Pranzo alle otto è soprattutto uno spazio psicologico atto a sottolineare le debolezze e i drammi del personaggio che lo abita. E non si può fuggire da questa marcatura fisica; nel film i prodotti dello spazio sono i personaggi, l’attante in questo caso si afferma come una fusione di personaggio-spazio, e poiché gli attori mettono in mostra la propria arte, recitando se stessi invece di interpretare eroi, lo spazio non è altri che la prosopopea di questa recitazione, un attante completo di programma narrativo al pari degli altri, ossia il palcoscenico teatrale.


 1. Edoardo Bruno, Pranzo alle otto, il Saggiatore, Milano 1994,  pag. 19

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