29 settembre 2012

La donna del tenente francese (Karel Reisz, 1981): 3/3 Pinter, il film

La sceneggiatura di Pinter, tratta dall’omonimo romanzo di John Fowles, è stato un ottimo punto di partenza per girare un film di grande qualità seguendone quasi fedelmente il percorso pur presentando alcune differenze. L’idea originale di prevedere due piani di narrazione (Sarah e Charles, i personaggi principali del film e i due attori che interpretano i protagonisti: Anna e Mike) ha contribuito a dare prospettiva e profondità all’opera. La condizione femminile dell’età vittoriana (per cui una donna ricca doveva solo sposarsi mentre una povera trovava spesso davanti a sé la strada della prostituzione) si allinea alla società inglese degli anni sessanta con la donna protagonista pronta a rivendicare il diritto di scegliere come vivere senza limiti e impedimenti. Sarah, la donna abbandonata da un tenente, non ha speranze nell’Inghilterra vittoriana, né d’altronde pretende di affermare la propria diversità. Si limita soltanto a rifugiarsi in passeggiate solitarie sul Cobb (il molo in pietra del porto di Lyme) in attesa di un fantomatico tenente francese che l’avrebbe sedotta e abbandonata. Mentre Charles, un ricco gentleman esperto di fossili in procinto di sposarsi con una donna ricca, rimane folgorato da Sarah, rinunciando al matrimonio con la benestante Ernestina. Non sto a soffermarmi sul film che presenta sequenze di grande impatto emotivo rese mirabilmente da Reisz grazie anche a due grandi attori come Jeremy Irons e Maryl Streep. Le sequenze dell’epoca vittoriana inoltre sono “interrotte” con efficacia dalle sequenze degli anni “ottanta”. Nella prima parte del film  il plot si sofferma spesso sul rapporto tra Sarah e la signora Poulteney (la sua “padrona”), tra Charles e il padre di Ernestina e sulle scene in cui di due protagonisti si incontrano. Mentre le sequenze degli anni “ottanta” tendono a prendere il sopravvento nella parte finale del film per cui sembra che il tempo “moderno”, in cui ogni cosa è stata messa in discussione e i valori di un’epoca sono già stati assorbiti e superati, stia fagocitando un’epoca stessa. Il film inoltre trasferisce nelle sequenze “moderne” il sapore e il profumo dell’epoca vittoriana o per lo meno lo trasferisce nella mente di Mike che si innamora del personaggio (Sarah) interpretato dalla sua amante (Anna). Come nella “storia” (la trama del film) il limite di Mike-Charles tende verso Sarah, rinunciando al benessere e alla sicurezza (sposando Ernestina), così nel presente il suo limite non tende ad Anna, ma alla efficace interpretazione di Sarah da parte della donna. In altri termini Mike è come un cinefilo che sogna l’amore di un personaggio interpretando la sua realtà,  trasferendo pertanto la “purezza” di un amore rappresentato nei confronti della sua attrice-amante Anna. Mentre la storia si propaga nell’oggi (gli echi dell’era vittoriana che si trascinano nei “giorni  nostri” - vedi gli attori ancora vestiti in costume che partecipano alla festa dell’epilogo), così il discorso (la fiction, la struttura, i ciack, i deittici del cinema mostrati nelle sequenze del presente) non è capace di assorbire in pieno la storia, pur avendola plasmata, lasciando trasparire l’efficacia e la capacità del racconto di sussumere in sé la “realtà”. Charles infatti non è più in grado di distinguere la sua storia d’amore con Anna o con Sarah, trasformando il suo mondo in un plot. Il doppio finale che nel “film” è rappresentato dal ritrovamento romantico (dopo tre anni di assenza) della cara Sarah (i due amanti salpano con una barca), nella “realtà” si esaurisce con la “fuga” di Anna, si unifica nella frase gridata da Mike alla finestra (nel vedere l’auto di Anna che se ne va): “Sarah”. La definizione di realtà riferita al mondo di Mike è ovviamente una convenzione che utilizzo per distinguere i due piani, ma i due aspetti del plot sono le due facce di un’unica storia. Pinter ha inteso trasporre nella sceneggiatura gli aspetti postmoderni del romanzo di Fowles per lasciare respirare due piani di realtà, due mondi distanti ma allo stesso tempo coinvolti, intersecati. L’età vittoriana con la sua rigidezza e l’epoca in cui le certezze dell’uomo sono tramontate, per cui il mondo non appare più una montagna da scalare, coincidono in un mix eccezionale. Da qui traspare nell’efficace “costruzione” del racconto la forza imponente decostruttiva ottenuta sovrapponendo altri piani narrativi in contrasto o per lo meno in fase di probabile urto. È come trovarsi davanti a un crash test. La ricerca di Reisz consiste nel mettere a dura prova un corpo umano in rotta di collisione con un altro piano narrativo. La forza destabilizzante del film affonda le radici nella sceneggiatura del premio nobel 2005, il grande drammaturgo Harold Pinter. La sceneggiatura propone l’intersezione-scontro dei due mondi seppure strutturandoli diversamente: mentre l’epoca vittoriana acquisisce (secondo me però accentuata dal découpage di Reisz) una trasparenza illusoria di grande impatto, l’epoca “contemporanea” mostra il cinema stesso in azione (attori ancora vestiti in costume, attrezzatura, ciack., ecc.). questa differenza sembrerebbe dare maggiore risalto alle condizione femminile della donna in una società inglese ormai tramontata e al crescere di una storia d’amore non compresa all’epoca. Eppure Pinter ci racconta soprattutto una storia moderna, attuale, in cui l’uomo non riesce a trovare, nel bene o nel male, quei punti di riferimento (regole di comportamento, sociali, convenienze, rapporti tra ricchi e servitori, ecc.) che sono  stati inevitabilmente rimescolati e/o annullati. Nonostante ciò nell’oggi non ci può essere lieto fine, non tanto perché le condizioni dell’uomo moderno siano peggiorate, quanto perché  la perdita di ogni riferimento toglie senso persino al concetto di lieto fine. Forse per Anna anche la storia moderna finisce bene (in fondo vuole solo liberarsi di Mike?) mentre nell’epoca vittoriana Ernestina non gradisce l’epilogo (ma qui il suo compito si riduce a essere personaggio secondario e pertanto non interessante secondo le regole dell’happy end). La sceneggiatura di Pinter mi ricorda molto la sua commedia Vecchi tempi anche se ritengo che nella Donna del tenente francese sia stato fatto un ulteriore salto in avanti. Mentre in Vecchi tempi il passato non era che ricostruzione del ricordo e pertanto soggetto a imprecisioni e imperfezioni, nella Donna del tenente francese il passato occupa e invade il presente, quasi assorbendolo. La storia presente cresce e si sviluppa emergendo alla superficie con maggiore veemenza verso l’epilogo non come “luogo” distaccato dalla rappresentazione (l’autore onnisciente che racconta una storia) quanto come creazione e risultato di un tempo che non c’è più (il presente non può influenzare ma solo essere influenzato dal suo passato). Stupendo il modo in cui Pinter riesce a far emergere questi aspetti (1):

23. Interno. Serra
[…]
Charles In questo caso… avrai pietà di un vecchio scienziato intrattabile che ti ha molto cara… e mi sposerai?
Ernestina (scoppia in lacrime)  Oh Charles! Ho atteso così a lungo questo momento.
Charles le prende le mani.

24. Interno. Cucina.
Sam Il signore è a letto.

25. Interno. Stanza da letto dei Ernestina.
La signora Tranter che osserva, deliziata, la mano alla bocca.

26. Interno. Serra.
Charles (di sotto un ramo sovrastante)  Non è vischio ma andrà bene ugualmente.
Ernestina Oh Charles…
Si baciano castamente…

27. Stanza d’albergo. Mattino presto. La nostra epoca. 1979.
Penombra. Un uomo e una donna a letto addormentati. È subito chiaro che sono l’uomo e la donna ch impersonano Charles e Sarah, ma non si percepisce immediatamente che non si tratta del presente. Suona il telefono.
Mike (si gira solleva il microtelefono) Si? (pausa) Chi parla? Sì, è così (pausa). Glielo dirò. (Riaggancia il microtelefono, accende la luce, sveglia Anna). Anna.
Anna  Mmmn?
Mike  Sei in ritardo. Ti stanno aspettando
Anna  Oh cielo! (Si mette a sedere) Che è successo con la sveglia telefonica?
Mike  Non lo so.
Anna (sbadigliando) Chi ha chiamato?
Mike Jack.
Anna (lo guarda) E tu hai risposto?
Mike Sì.
Anna Ma allora… sapranno che sei in camera mia, lo sapranno tutti.
Mike. Nel tuo letto. (La bacia). Voglio che lo sappiano.
Anna Cristo, guarda l’ora. (Lui la trattiene). Mi licenzieranno per immoralità. (Lui l’abbraccia). Penseranno che sono una puttana.
Mike Lo sei.


Il legame che nasce e si sviluppa tra Charles e Sarah riesce sempre più a fare breccia nel rapporto del 1979 tra i due attori Anna e Mike:


72. Esterno. La sottoscogliera.
Sarah che cammina.
Charles che la segue. La raggiunge.
Charles Signora! (Sarah si ferma, si volta verso di lui. Lui sorride) Mi spiace molto avervi disturbata poco fa. (Lei china il  capo, prosegue. Lui procede con lei) Mi par di capire che siete da poco diventata… segretaria della signora Poulteney. Posso accompagnarvi. Giacché andiamo nella stessa direzione?
Sarah (si ferma) Preferisco camminare da sola.
Sostano
Charles Permettete che mi presenti.
Sarah So chi siete.
Charles Ah… allora.
Sarah Vi prego permettetemi di proseguire per la mia strada da sola. (Pausa). E vi prego non dite a nessuno di avermi vista qui.
Lei si incammina.
Lui immobile, guardandola allontanarsi.

73. Interno. Roulotte. Al giorno d’oggi. Giorno.
Anna nella sua roulotte. Bussano alla porta.
Anna Ciao!
Mike (entra) Posso presentarmi?
Anna So chi sei.
Sorridono. Lui chiude la porta.
Mike Dunque preferisci camminare da sola?
Anna Io? Io no. Lei.
Mike Mi è piaciuta la cosa.
Anna Che cosa?
Mike Il nostro scambio. Laggiù.
Anna Davvero? Non so mai…
Mike Cosa non sai mai?
Anna Se va bene o no.
Mike Senti. Mi trovi?...
Anna Che cosa?
Mike Simpatico.
Anna Mmn. Indubbiamente.
Mike Non intendo me. Intendo lui.
Anna Indubbiamente.
Mike Ma preferisci tuttora camminare da sola?
Anna Chi? Io… o lei?
Mike Lei. La compagnia ti piace. (Le accarezza il collo). Non è così?
Anna (sorridendo). Non sempre. Talvolta preferisco camminare da sola.
Mike Dimmi, quando hai detto così – là fuori  - hai fatto vibrare la gonna – molto provocante. L’hai inteso veramente?
Anna Beh, ha funzionato. Non è cosi?
Il volto del terzo assistente alla regia sulla porta.
Terzo assistente. Si ricomincia.


Fin quando i due personaggi sovrastano “occupando” la stessa prova degli attori:


102. Esterno. Giorno. Spiaggia. Ai giorni nostri.
Mike ed Anna sdraiati l’uno accanto all’altra. Lei ha gli occhi chiusi. Lui la guarda.
Al di sopra di loro, le voci di Sarah e Charles.
Sarah (voce fuori campo)  Varguennes guarì. Mi chiese di tornare con lui in Francia. Mi offrì…
Charles (voce fuori campo) Di sposarvi?
Anna apre gli occhi e guarda Mike.


Ormai per anche per Anna la “sua” realtà è diventata irreale.


165. Interno. Bar a Londra. Ai giorni nostri
Anna Come stai. Come va?
Mike Bene. È terribilmente dura. Sono sfinito. Morivo dalla voglia di te.
Anna Mmmn.
Mike Come è andata? Hai trascorso delle ore piacevoli?
Anna Non lo so… è tutto così irreale…
Mike Che vuoi dire?
Anna Il mondo non è reale… qui.
Mike E il tuo amico? Non è reale lui?
Anna Sento la mancanza di Sarah. Non vedo l’ora d’essere di nuovo là. Non vedo l’ora di essere a Exeter.
Mike Tu sai cosa accadrà a Exeter? A Exeter ti avrò.
Anna Davvero?
Mike Sì. (Sorride). Davvero.

1) Harold Pinter La donna del tenente francese, Einaudi, Torino, 2005 (tutti i brani riportati sono stati ripresi dal sopra citato volume)