16 maggio 2009

Star Trek - Il futuro ha inizio (Jeffrey Jacob Abrams, 2009)

(Attenzione spoiler!) Una saga immensa, la storia di una mezza dozzina di imperi e di una galassia. Dieci film (escluso il presente), cinque serie (oltre settecento episodi), una serie animata (22 episodi). Vedere un film Trek significa entrare in un universo parallelo, accettare codici ben precisi, conoscere razze, culture, linguaggi, usi e costumi, strutture giuridiche e politiche, forme di governo, regni, imperi, tradizioni, abitudini, hobby, letterature aliene, bevande, drink, piatti, persino ricette di cucina. È un mondo parallelo formatosi nel tempo, perfezionato, integrato e ampliato in oltre quaranta anni di lavoro. Anche se non mancano incongruenze (ma non mi riferisco alle leggi della fisica che spesso vengono ignorate o trattate in modo diverso da film a film), incompatibilità, contraddizioni e soprattutto trasformazioni fisiche nelle razze aliene (ad esempio i Romulani hanno con il tempo cambiato la struttura fisica del cranio), ci troviamo davanti alla storia (inventata) di una federazione che cerca di esportare (e non imporre) il suo modello culturale e politico al di là del proprio spazio. La storia nasce dall’incontro-scontro con altri imperi (Klingon, Cardassia, Romulus, Borg) e dal tentativo di intessere rapporti economico-culturali (la guerra è usata dalla Federazione solo per difendersi). Ebbene questa saga magnifica, che ha appassionato milioni di spettatori, che ci ha trascinati in un altrove decritto con precisione fin nei minimi particolari, non esiste più (i pignoli potrebbero farmi notare che le quattro stagioni di Star Trek Enterprise resterebbero in piedi). Non esiste perché questo film, attraverso un espediente, riforma l’universo trek e ogni cosa si apre a nuove prospettive. La supposizione di un futuro Trek viene superata da un’altra supposizione, un immaginario in cui accade l’impossibile, in cui un universo inventato, supposto, formato, sviluppato, un universo inteso come evoluzione della nostra umanità (una storia ancora da scrivere ma che nella finzione è già stata scritta), subisce una trasformazione tramite la generazione di un futuro alternativo, una realtà alternativa di un futuro immaginato. L’intero altrove Trek, in quanto supposto e in quanto formidabile creatura nata dalla mente di Roddenberry, si riavvolge come una bobina per permettere una nuova nascita: poiché il futuro della Terra si è consumato in troppe storie e in troppi eventi, si è saturato, perdendo col tempo la freschezza dei primi episodi, poiché l’oggetto è diventato abituale, si è consumato dopo le innumerevoli visioni (e il mondo Trek è divenuto cult da tenere sul buffet), era impellente rendere strano l’oggetto abituale (anche se, ripeto, fantascientifico), si sentiva il bisogno di un’uscita da una percezione automatizzata (nel senso che quando vedo la tutina-pigiama ho già in mente tutta la Storia Trek) al fine di ri-visitare questo mondo per vederlo sotto una nuova prospettiva. Questo oggetto abituale (la saga Trek) ha subito quel processo che Šklovskij definisce di automatizzazione (1). “L’oggetto passa vicino a noi come imballato, sappiamo che cosa è, per il posto che occupa, ma ne vediamo solo la superficie […], l’oggetto si inaridisce, dapprima solo come percezione, ma poi anche nella sua riproduzione […]. Dal processo di algebrizzazione, di automatizzazione dell’oggetto, risulta una più ampia economia delle sue forze percettive: gli oggetti o si danno per un solo loro tratto […] oppure si realizzano come in base a una formula, senza neppure apparire alla coscienza” (2). La nuova prospettiva potrebbe anche non essere fondamentale, (d’altronde nella sci-fi si sono viste cose incredibili, abbiamo dovuto accettare eventi folli e inimmaginabili), ma ha allineato l’oggetto ad un altro tipo di immaginario, probabilmente per scopi lucrativi, ma con ottimi risultati. Lo Star trek di Abrams ri-fonda la saga o meglio ripristina il livello energetico dell’immaginario ormai in via di esaurimento attraverso una negazione, tramite una riformulazione narrativa, incidendo sul nesso causale del plot. In altri termini quello che più mi ha affascinato del film è la perentorietà di un’assenza al di là della freschezza delle sequenze, dell’auto-ironia e della dinamica degli eventi (ricordiamo che si tratta sempre di un blockbuster), nel senso che la perdita (di qualsiasi tipo e qui addirittura di un pianeta) diventa l’assioma di una nuova presenza, l’origine di un altro futuro scaturita da un reset virtuale o da una supposizione al quadrato (supponiamo che ciò che abbiamo supposto fino ad ieri venga annullato). Ma l’azzeramento effettuato non è la perdita della memoria (nel viaggio temporale classico la memoria potrebbe subire gravi perdite) per due motivi: la memoria è l’ultima resistenza della nostra umanità, la memoria è il lavoro di tutti coloro che hanno contribuito (in primis Roddenberry) a questo nostro immaginario sviluppo. Pertanto mi sento di affermare che Star Trek è una porta aperta sulla memoria del cinema e sul lavoro che è stato fatto (il vecchio Spock tra l’altro sembra rimanere nel suo futuro alternativo anziché tornare nel suo vecchio passato) mentre nel plot è intervento sulla memoria dell'estinto Vulcano. Il pianeta non esiste più e adesso tante cose cambieranno, ma il ricordo del futuro del Vulcano che fu, e che per nuova convenzione non dovremmo conoscere, nella vecchia linea temporale è rimasto intatto, pertanto rimarrà sempre nella memoria come lo spettro di questo nuovo "futuro ucronico" (ma può un futuro essere l’ucronia di un vecchio e abbandonato futuro anteriore?). Poiché l’ucronia gioca con la Storia (se Hitler non fosse nato ci sarebbe stato l’olocausto?) ma la Storia non gioca con l’ucronia (quali sono state le cause che hanno determinato l’avvento di Hitler e perché Hitler ha avuto il consenso di milioni di tedeschi?), neppure il futuro immaginato può essere ucronico, sia perché niente è ancora accaduto e l’immaginazione non è confrontabile con il mondo reale, sia perché la Storia non guarda nelle sfere di cristallo. In altri termini oltre a una Storia événementielle (storia tradizionale, quella con cui si misura l’ucronia), esiste una storia sociale (lentamente ritmata) e un’altra storia quasi immobile, “[…] una storia che scorre e si trasforma lentamente, fatta molto spesso di ritorni ricorrenti, di cicli sempre ricominciati.” (3). Nonostante questa storia lentissima non preveda eroi e "semidei" (4), possiamo ugualmente supporre la nascita di un differente futuro rispetto a un vecchio futuro immaginato, un nuovo evento che destabilizza la narrazione mostrando l’evanescenza del racconto a tutto vantaggio della forza del ricordo, della passione, delle emozioni. Così ci troviamo davanti a un nuovo tipo di mondo Trek, seguito dall'ombra del vecchio universo trek, da una parvenza proiettata al di là della luce, al di là dei suoi vecchi eroi e semidei, perché (ma già dopo quaranta anni avremmo dovuto intuirlo) Star Trek è come una storia fatta di "cicli sempre ricominciati".

(1) “Se ci mettiamo a riflettere sulle leggi generali della percezione, vediamo che diventando abituali, le azioni diventano meccaniche. Così ad esempio passano nell’ambito dell’ «incosciamente automatico» tutte le nostre esperienze”. Victor Borisovič Šklovskij, L’arte come procedimento, in Teoria della prosa, Einaudi, Torino 1976, p. 10.
(2) Ivi, p. 11.
(3) Fernand Braudel, Scritti sulla storia, Mondatori, Milano, 1973, p. 31.
(4) “Il problema non consiste nel negare l'individuale col pretesto ch'esso risulta contingente, bensì nel superarlo, nel distinguerlo dalle forze diverse da lui, nel reagire contro una storia arbitrariamente ridotta al ruolo degli eroi quintessenziati: noi non crediamo al culto di questi semidei o, più semplicemente, siamo contro l’orgoglioso detto unilaterale di Treitschke: «Gli uomini fanno la storia». No anche la storia fa gli uomini e forgia il loro destino, la storia anonima, profonda e spesso silenziosa, di cui bisogna affrontare ora l’incerto ma immenso dominio […]”. Ivi, p. 39.

35 commenti:

Anonimo ha detto...

Interessante il tuo punto di vista storiografico :) e sono pienamente d'accordo che il mondo di Star Trek è un vero mondo parallelo fatto di codici ed elementi ben precisi e diversi dai nostri.
Davide

Luciano ha detto...

Essendo un appassionato di Star Trek (fino ai limiti della decenza) vedo questi film come tessere di un mosaico che forma questa "storia" parallela e immaginaria. Deformazione di un fanatico ;)

chimy ha detto...

Bellissimo davvero il punto di vista storiografico che hai espresso.

Un film/reboot che rinnova magistralmente la saga e la fantascienza contemporanea.


Un saluto

Anonimo ha detto...

Bè, pur non conoscendo il mondo Star Trek proprio per niente ho apprezzato comunque questo tuo tuffo all'interno di esso.
Ale55andra

Luciano ha detto...

@Chimy. Sono d'accordo. Infatti non è un classico trek, ma è comunque una boccata d'ossigeno per una saga che si stava esaurendo. Notevole anche l'apporto alla sci-fi in generale.

Grazie e a presto.

Luciano ha detto...

@Ale55andra. Da appassionato di sci-fi (al di là di ogni decenza) e di Star Trek ho gradito moltissimo il film di Abrams proprio perché "riforma" la saga. Ti ringrazio.

Weltall ha detto...

Il paradosso temporale alleggerisce Star Trek dei tanti anni che porta sulle spalle, gli da nuova linfa e una nuova spinta narrativa senza fargli perdere il fascino storico della serie.
Miracoli di Abrams ^__*

iosif ha detto...

anche io, pur non essendo un conoscitore di star trek, ho trovato abbastanza sorprendente, e coraggiosa, la scelta di abrams. non si tratta semplicemente di un ricominciare da capo, ma ricominciare da presupposti diversi. i settecento episodi sono lì, ma non esistono più, possono tutti essere riscritti in modo differente, prima di tutto vissuti da protagonisti segnati da un'altra vita: spaccone e avventato kirk, che vive la sua avventura in memoria del padre, e non spinto dallo stesso, e addirittura privato del suo popolo e del suo pianeta spock. altro che effetto farfalla.

Luciano ha detto...

@Weltall. Dici bene. Secondo me questo film porterà giovamento anche alle serie tv. Teoricamente apre le porte ad altri 40 anni di universo trek.

@Iosif. Sottoscrivo il tuo punto di vista: "ricominciare da presupposti diversi". Un Kirk spaccone e uno Spock senza pianeta natale sono ingredienti capaci di far ripartire Star Trek. Da appassionato spero in una nuova serie da 7 stagioni.

nickoftime ha detto...

Io invece ne sono rimasto deluso.Un operazione commerciale per acchiappare le nuove generazioni, gratificate dal ritmo della storia, e mantenere il favore degli aficionados. Così, tanto per far contenti tutti.
un saluto

Luciano ha detto...

@Nickoftime. Da estimatore della saga Trek posso capire la delusione provata davanti a un film che sconvolge questo mondo creato oltre 40 anni da Roddenberry. Poi chiaramente il film (come gli altri 10 film e oltre 700 episodi) può piacere o non piacere.

MilenaOne ha detto...

Devo dire che sei riuscito davvero ad affascinarmi con questa tu analisi sul mondo di Star Trek (che io non conosco per niente). Complimenti davvero!

Luciano ha detto...

@MilenaOne. Grazie Milena, sempre gentilissima. La mia è un'analisi (come tutte quelle riferite a film appena usciti al cinema) di "pancia", più attenta alle emozioni che a una "lettura" puntuale e precisa del testo. Niente di più.

Grazie e a presto^^

Riccardo ha detto...

beh sicuramente la memoria di Star Trek è impressa nel personaggio di Spok interpretato da Nimoy, un omaggio al passato ma anche una ribellione. Liberarsi da una "tradizione" cinematografica e televisiva come quella di Star Trek non è un compito semplice, perchè ci si imbatte in innumerevoli rischi come un disequilibrio tra l'idea originale della serie e la storia adattata alle esigenze della nostra contemporeaneità.
Lo ripeterò all'infinito: Star Trek di Abrams funziona fin troppo bene, perchè la narrazione (per quanto rivoluzionaria e divertente, interessante e avvicente) è scontata. I personaggi seguono traiettorie evolutive standardizzate, e il villain è di una superficialità opprimente.
Insomma, Star Trek ha saputo reinventarsi come hai detto te, ma mi aspettavo di più..

Christian ha detto...

Visto ieri. Francamente mi stupisco come possa esserti piaciuto così tanto, anzi come possa essere piaciuto a qualcuno che abbia più di quindici anni. Mah.

Ciao
Christian

Noodles ha detto...

i tuoi post andrebbero letti su carta per l densità di spunti che producono. ci vuole più attenzione!
cmq da ciò che mi pare di capire sei anche tu dell'idea che in un certo senso rifondare la "trama" di star trek sia in fondo la metafora di un atteggiamento più vasto del cinema moderno, quello di ripensare il vecchio per traghettarlo nel nuovo, da tarantino a Nolan.

Luciano ha detto...

@Riccardo. Infatti questa "operazione" è chiaramente un tentativo di rivitalizzare una saga che non funzionava più (vedi le 4 stagioni anziché 7 di Star Trek Enterprise e i flop degli ultimi due film: Insurrezione e Nemesi). L'universo trek doveva cambiare radicalmente (poi vedremo quanto questa promessa sarà mantenuta e dai presupposti sembra che siamo sulla strada giusta) ma anche portarsi dietro la memoria di ciò che è stato (perché nell'Universo Alternativo il vecchio Trek non c'è più, ma ci sono comunque i milioni di fan trekkisti sparsi in tutto il mondo). Comunque poiché ST è un giocattolo che porta soldi (almeno in USA) non è facile fare i conti con le aspettative di grandi masse di spettatori fedelissimi. Probabilmente un limite. Grazie per l'intervento. A presto.

Luciano ha detto...

@Christian. Mi è piaciuto perché dopo 40 anni di ST e di "abitudini" non era semplice "rifondare" la saga tenendo conto dei vecchi appassionati e del fatto che gli ultimi film erano andati male. In questo ristagno trekkista come riformare una saga che porta soldi e produce un indotto notevole? Recuperare il vecchio per proiettarlo in un altro "universo" badando a non deludere troppo i vecchi fan e cercare di catturare le nuove generazioni, a quanto pare refrattarie al vecchio stile. Un'operazione che mi sembra riuscita (in USA in quanto in Italia ST non è mai stato seguito più di tanto), anche perché non si poteva pretendere di più da un film trek o forse sì, ma come riformare senza perdere i milioni di appassionati? Comunque, leggendo la tua recensione, mi sembra che il film non ti abbia deluso più di tanto.
A presto

Luciano ha detto...

@Noodles. In generale sì, perché (ma non prendermi per un formalista alla Greenaway) in fondo ci raccontiamo da sempre le stesse storie e inoltre l'immagine filmica deve anche catturare lo sguardo con la sua bellezza allo scopo di stupirlo per tenere desta l'attenzione. Un film racconta e allo stesso tempo suscita meraviglia. Quando vedo un vecchio film di Hitchcock provo ancora stupore, lo rivedo sempre volentieri e, nonostante conosca a fondo la trama, riesco ancora a meravigliarmi e a scoprire nuovi aspetti e particolari che non avevo notato durante le visioni precedenti. Ma se lo stesso film viene girato cercando di mantenere lo stesso identico stile, perché spesso non mi piace? Ovvero, a volte mi piace lo stesso anche se per altri motivi, ma in generale... prendiamo ad esempio La finestra sul cortile, un film fantastico, un'opera d'arte. Jefferies con la gamba fratturata dalla sua finestra, limitandosi ad osservare il palazzo di fronte, riesce a ricostruire una storia, in parte formata dalla sua immaginazione e con dei buchi colmati dalla sua ricostruzione dei fatti. Ma Jefferies non fa questo solo perché riesce a provare che Thorwald è colpevole, o meglio, Jefferies lo ha sempre saputo, e allora ciò che per me rende il film magnifico è la capacità di guardare oltre l'apparenza, di scavare sotto la superficie compatta dell'immagine in movimento per scoprire una zona d'ombra, luogo imprecisato in cui il senso ci restituisce nell'attimo la consapevolezza e ci fa gridare (scusami la battuta da fumetto): Eureka! Nell'attimo abbiamo capito il senso, ricostruito per noi la meraviglia del testo. Lo sguardo in un attimo ha capito ciò che la mente ha ricomposto per tutto il film allo scopo di adeguarsi. Questa atmosfera fantastica non c'è nel remake di Bleckner , anche se il film è girato diversamente. Ma anche se fosse stato un'esatta copia del film di Hitchcock avrebbe emozionato allo stesso modo? Come raccontare oggi una storia simile? O meglio come racconterebbero la stessa storia Tarantino o Lynch o Greenaway o Nolan o Eastwood? Probabilmente assisteremmo a quattro differenti incomparabili bellissimi film. Ognuno col suo stile, ma capace di farci scorrere i brividi lungo la schiena fino a farci pronunciare quell'Eureka di poco sopra. Sì, in generale posso confermare la tua ipotesi. Grazie per il commento^^
A presto.

recenso - Recensioni à Go Go ha detto...

Bella analisi :-)
Di Abrams sbavo per Lost ma mi fa ribrezzo Fringe.
Su ST divenni fan dal 1983, a 16 anni mentre vedevo il pilot dela tos senza audio. Ma niente convention né club. Anni prima avevo visto un episodio scemotto della classica e lo avevo definito roba per bambini. Ecco, le emozioni che mi ha dato il film di abramas le ritengo più simili a quel primo incontro quindi spero che il sequel mi dia la seconda emozione. Non sono per niente rimasta sconvolta dai nuovi volti o dalla nuova linea (avrei osato di più eliminando la Terra) ma mi sembra che finito Star Wars la scelta di Abrams fosse scontata e prevedibile, poco artistica molto popcorniana ma anche come intrattenimento d'azione mi è piaciuto di più Mission Impossible 3, purtroppo per me se la trama è debole e c'è troppo caso il film ne perde. :-)
E' vero gli altri film pure avevano debolezze ma stavolta mi è sembrato che fosse smaccatamente il caso a dirigere le azioni e non i personaggi.... troppo tarallucci e vino. purtroppo sul piccolo schermo perderà parecchio appeal

Christian ha detto...

Forse il punto sta proprio nel fatto che io tutta questa necessità di "rifondare" e di "modernizzare" non ce la vedo. La tendenza ormai tipica del cinema Usa da qualche anno a questa parte, quella di riproporre remake e revisioni di ogni cosa, anziché buttarsi su idee nuove, mi fa quasi ribrezzo, la trovo un sintomo di mancanza di idee ma soprattutto di coraggio da parte dei produttori. Tu dici che gradiresti che Lynch, Greenaway, ecc. rifacessero un film di Hitchcock? Io no, rimpiangerei il tempo che avrebbero sprecato, anche se i risultati fossero piacevoli. Sì, il film l'ho anche gradito in parte, ma solo come intrattenimento per un paio d'orette, alla pari di decine di altri blockbuster che si succedono al cinema ogni due-tre mesi, destinati a grandi incassi ma da dimenticare non appena usciti dal cinema. Per questo fatico a capire il tuo entusiasmo, soprattutto perché viene da un amante della fantascienza classica e della saga storica di Star Trek: possibile che non ti rendi conto che questa ne è una parodia involontaria? Che la trama e la sceneggiatura fanno acqua da tutte le parti? Che esplorazione, mistero e avventura sono del tutto assenti, sostituiti da flirt adolescenziali e azione alla Michael Bay? Che è un incrocio fra "American pie" e "Starship troopers" (senza però la satira e l'autoironia del film di Verhoeven)? Che c'era più sense of wonder in "Galaxy quest", il quale almeno come parodia era dichiarata? Non nego che il film sia divertente, e che l'intento commerciale dei produttori sia perfettamente riuscito (dunque non è corretto definirlo un flop o un fallimento) ma da qui ad attribuirgli valori e profondità che non ha ce ne corre...

Ciao! ^^

Luciano ha detto...

@Recenso. Ti ringrazio ;) In effetti sembra un pilot e pertanto pare vi sia l'intenzione di proseguire la saga che tanto successo ha ottenuto (almeno in USA). L'idea mi sembra originale (recuperare il vecchio ri-costruendo tutto dal principio) e questa idea potrebbe garantire sviluppi futuri molto interessanti. Non vedo l'ora (purtroppo da appassionato) di assistere alla messa in onda di un serial da sette stagioni.

Luciano ha detto...

@Christian. Ho anche scritto che in generale... non amo i remake anche se non è detto che remake significhi comunque film orribile e probabilmente grandi registi come Greenaway, Lynch, Eastwood, ecc. sarebbero in grado di proporci remake di alta qualità. Comunque anch'io preferisco che detti registi continuino a deliziarci con i l lori stupendi film "originali". Il film in questione è un film d'intrattenimento e l'ho valutato (difetto di valutazione ereditato da anni di malsana passione per questa saga) in relazione all'universo trek che mi sembrava ormai decaduto. Comunque i remake non sono solo caratteristica dei nostri giorni, vedi ad esempio i molti ottimi film USA anni cinquanta che recuperavano le stupende, e per me superiori, produzioni degli anni trenta (È nata una stella di Cukor del '54 e omonimo film del '37 di Wellman, L'uomo che sapeva troppo di Hitchcock del '34 e del '56). Certo, il fatto che oggi si facciano troppi remake, potrebbe denotare una carenza di idee "narrative" (anche se molti film hanno storie che si somigliano pur non essendo remake) e infatti mi trovi d'accordo. In particolare però credo che un certo tipo di fantascienza (quello dell'esplorazione spaziale) sia difficilmente superabile, nel senso che l'ignoto in questo campo ormai è stato raggiunto, e pertanto l'ignoto potrebbe essere il viaggio temporale o in universi paralleli (idee già sfruttate anche nella serie classica) oppure potrebbe essere rappresentato da qualsiasi altra diavoleria, ma secondo me questo snaturerebbe la saga trek. L'alternativa potrebbe essere il definitivo abbandono della serie, ma come rinunciare a un prodotto che potrebbe ancora funzionare? Ovviamente, uscendo dalla saga, ad esempio non mi permetterei di paragonare questo film... che so... ad esempio a Blade Runner o Strange Days, e credo che Abrams conosca benissimo il valore e la natura della sua operazione.
Un saluto ;)

Martin ha detto...

Ammetto che anch'io sono piuttosto sorpreso di tutto il tuo entusiasmo Luciano.
Anche se in fondo l'unica cosa che ho davvero capito è che a te piace l'idea di un nuovo inizio che riesce a mantenere in piedi molte degli aspetti consolidati della serie, a prescindere dal come.
Quello che eviti di fare però è un'analisi narrativa di questo film che proprio da questo punto di vista risulta davvero imbarazzante.
Mi rattrista quanto il cinema si stia allontanando dalla "scrittura" per diventare una semplice successione di scene ad effetto (e tralascio tutte le assurdità di cui è costellata la pellicola, argomento su cui mi sono dilungato fin troppo in questi giorni).
Oltretutto, alla faccia della presunta originalità, si tratta di scene già viste e riviste mille volte tanto da aver perso ogni vero significato.
Ma accidenti, ho usato la parola significato, dimenticando che per molti blockbuster hollywoodiano è sinonimo di "puro" intrattenimento, ovvero senza cervello.
Ecco, con queste premesse ST è un vero capolavoro, perlomeno di efficacia.
Può andar bene forse per un pubblico ormai assuefatto a certe logiche da serial televisivo, ma per me no di certo.

Luciano ha detto...

@Martin. Non proprio a prescindere dal come, perché credo che girando un film più “calibrato” (nel senso con minori espedienti atti a suscitare emozioni) e più coerente da un punto di vista narrativo, probabilmente avremmo assistito a un film migliore, ma che non avrebbe avuto nulla da spartire con ST. Anche la serie e gli altri film presentano incongruenze e assurdità narrative. Questo non vuol dire che i film devono piacere o che siano dei capolavori. Personalmente, quando vedo un episodio delle varie serie trek, mi rendo benissimo conto di assistere a qualcosa che è molto distante da un’opera d’arte (e questo gradimento, l’ho scritto più volte, è una mia grave debolezza). Soltanto ho voluto (nel post e nei commenti) rappresentare il bisogno di capire come sia possibile girare un film entro certi orizzonti, che rispetti cioè certe premesse non solo narrative, ma anche iconiche e “culturali” (e per “culturale” in questo caso intendo gli usi e i costumi delle varie razze di Star Trek). Pertanto come rispettare il passato e allo stesso tempo “innovare”? Forse Abrams avrebbe potuto fare di meglio, ma c’era il rischio di trovarsi di fronte a un prodotto diverso (che probabilmente avrebbe potuto riscuotere maggior successo anche da quei blogger che oggi non condividono i giudizi positivi sul film). Nell’ambito della saga (mi riferisco agli undici film ) ad esempio la prima produzione, “Star Trek The Motion Picture” (1979) fu un salto nel buio e in effetti secondo me il seguente film, “L’ira di Khan” (1982) fu nettamente superiore. Questi primi lavori contribuirono a rilanciare la saga e infatti pochi anni dopo (nel 1986) uscì la serie tv “Star Trek: The Next Generation”. Adesso spero (ma ovviamente questa speranza è dettata solo dalla mia maniacale tendenza a gradire la fantascienza) che vengano prodotti film migliori e magari anche sette stagioni di episodi di un nuovo serial. Tra l’altro il lavoro che ho gradito più degli altri è il quarto: “Rotta verso la terra” (1986), ma oggi girare un film simile (nell’ambito di questo contesto) non è più proponibile.

Martin ha detto...

Sicuramente ho capito meglio il tuo punto di vista anche se ci sono alcune cose che continuo a non capire.
Se mi parli di "fedeltà" al passato di ST devo constatare che di ST siano rimasti il titolo e i personaggi. Il resto assomiglia molto di più a Star Wars + pezzettini di altri mille film di fantascienza del passato.
Se mi parli invece di fantascienza qui caschiamo proprio male, il livello "scientifico" è veramente basso rispetto alla media del genere mentre la "fanta" galoppa insensatamente.
Da parte mia posso dirti che da sempre ho una predilezione particolare sia per ST (lo vedevo già quando in Italia non era ancora trasmesso) sia per la fantascienza in generale.
E preso globalmente ST pur con i propri limiti legati alle varie epoche ha sempre avuto una sua plausibilità e un rigore che quest'ultimo film nemmeno riesce a sfiorare.
Un'ultima cosa: personalmente ST del '79 mi è sempre piaciuto, diverso dalla serie televisiva ma sicuramente non un prodotto banale.
Banalità che invece non sopporto in quest'ultimo film.

Luciano ha detto...

@Martin. Scusami per l'enorme ritardo della risposta. Problemi che non riesco a risolvere mentre il tempo vola e ne dedico sempre meno al blog. Comunque sia, spero in altri film e in altre stagioni trekkiste. Ci saranno? E se dovessero esserci, sarà in parte dovuto anche a questo film? (Giuro la mia non vuole essere una domanda retorica). Chissà. Un caro saluto e grazie per i tuoi sempre graditissimi interventi.

Martin ha detto...

Grazie a te Luciano per essere sempre un garbato "padrone di casa".
Capisco poi i problemi di tempo, il nuovo arrivo in famiglia ha ridotto notevolmente anche i miei di spazi.
Il rilancio di ST c'è stato di sicuro e fioriranno altri progetti.
Personalmente sono tranquillo tanto non mi obbliga nessuno... :)
L'ultima considerazione sul fatto che mi sono reso conto che intervengo qui quasi esclusivamente in maniera "polemica".
Diciamo che in tutti i casi in cui non lo faccio mi limito ad evitare quella pessima abitudine di cui è oggetto una famosa citazione da Pulp Fiction. Nessun bisogno di dire quale... ;)

Roberto Junior Fusco ha detto...

Inutile dire che andrei volentieri a vederlo, e che la tua analisi, come sempre, invoglia alla visione.

Luciano ha detto...

@Martin. Congratulazioni per il nuovo arrivo^^ Una bellissima notizia!

Sinceramente non ricordo la citazione ma ho capito cosa vuoi dire. Comunque qualsiasi tipo di commento è sempre gradito (ad esclusione di quelli offensivi ma per fortuna fino ad oggi non me ne sono arrivati). Per me "dialogare" con tanti appassionati è un piacere immenso. Purtroppo nella vita di tutti i giorni sono rari gli amici con cui è possibile ragionare di cinema. La maggioranza delle persone che conosco riescono solo ad esprimere poche e banali frasi quali: "un bel film" o "non mi è piaciuto perché non mi ha detto niente". Ahimé :(

Luciano ha detto...

@Roberto. Il tuo commento mi rende felice. Spero tu stia bene e che le cose si stiano aggiustando, anche se, immagino, in questi casi non è facile ritornare alla normalità.

Un caro saluto.

giardigno65 ha detto...

Wow che splendida recensione!

Il film mi ha sorpreso e mi è piaciuto anche se non ero un seguace di star trek.

Luciano ha detto...

@Giardigno. Ti ringrazio. Sei molto gentile :)

liuis ha detto...

Intanto mi fa piacere leggere un commento al film (uno dei pochissimi) fatto da chi conosce la saga di Star Trek e non i soliti: "Mai visto un episodio di Star Trek ma questo film è stupendo" eccetera. Ecco, credo che una rivisitazione al progetto/soggetto Trek fosse richiesta da tutte le parti. La vera domanda da porsi, per quel che mi riguarda, è fino a che punto puoi modificare una cosa prima che quella cosa diventi un'altra cosa totalmente diversa? Nonostante ci siano le tutine, kirk, le navi stellari e il teletrasporto, questo "nuovo universo Trek" non è la continuazione, come dici tu Luciano, del vecchio universo Trek. Io non vedo nessuna continuità, ma un semplice esperimento (come già ci fu quello della serie Enterprise) che non ha sicuramente la forza di modificare nulla della saga, nella mente e soprattutto nella memoria di chi la conosce bene.

Un saluto ;)

Luciano ha detto...

@Liuis. E' difficile stabilire il limite "invalicabile" oltre il quale non si può andare. E' anche indiscutibile (almeno credo secondo il punto di vista dei fan trek) che "qualcosa" bisognava fare. Io sinceramente spero molto in questo film (nonostante gli errori che comunque esistono anche negli altri lavori della saga) e spero almeno che venga prodotta una nuova serie di 7 stagioni e che non sia pessima come Enterprise. Ad esempio tante volte ho pensato/mi sono augurato che la trama di Star Trek XI riguardasse uno degli ultimi episodi di DS9 (in particolare un bel film sullo scontro Federazione/Dominio) ma in effetti (nonostante il mio egoistico appagamento personale) probabilmente saremmo rimasti all'interno del "vecchio stile" trek. Allora... cosa fare? Comunque sia spero che prima o poi venga prodotto un film che metta d'accordo sia i vecchi trekkisti che i nuovi appassionati. Grazie per il commento e scusami per aver fatto attendere la mia risposta (un periodo per me particolare).