12 marzo 2009

The Wrestler (Darren Aronofsky, 2008)

Occasus. Tutto scorre inconsapevolmente, senza un ordine o una spiegazione dei motivi che determinano una caduta dal Paradiso o, volendo, un rientro infuocato nell'atmosfera. Si respira a fatica per via dell'attrito che arroventa il corpo, sfrigolando nell'aria come un pensiero improvviso. The Wrestler è un'occasione per perdere il proprio organigramma, ossia un modo per condizionare un ruolo determinato. E la libertà consiste nel raccattare i propri resti sparsi da tempo sul selciato, accorgendosi troppo tardi che quei pezzi sono tutto ciò che rimane della vita. Aronofsky è riuscito a restituire l'emozione di un rientro dall'orbita, di un ritorno dagli alti gradi del successo alla monotona verità della routine e della solitudine. Il Paradiso non è soltanto una lenta costruzione semantica (nel senso che il Paradiso possiede un significato definitivo, immacolato, prodotto dai secoli e giunto sino a noi come una Terra percorsa da una a-verità consolatoria), ma è anche la costruzione artificiale di un mondo che non regge il confronto con la Storia. Montare la sua perenne stabilizzazione significa aderire ad un artificio: droghe, antidolorifici, wrestling, cinema. La pellicola che scorre e ci conduce all'epilogo già programmato da una Volontà, e che non possiamo modificare, non è solo un'azione di maquillage che si svolge davanti ai nostri occhi, ma è l’Accaduto, una necessità intrinseca al cinema. Ebbene ritengo che The Wrestler riesca a mostrare in parte il meccanismo, a proporre la visione dal basso per rimediare al presupposto di partenza: siamo in un film e nonostante la dittatura del regista-montatore (qui anche di Rourke) che impone un suo spazio e un suo tempo, possiamo anche sbarazzarci di questo film tramite la sua espulsione dal ring. Pertanto l'Anello (Ring) che avvolge l'ex vita-paradiso di Randy è anche lo spazio entro il quale si forma un mondo, entro il quale si sviluppa una performance, anche se dolorosa, un gioco che in fondo si gioca per la fama (e per il denaro). Espulso dall'anello e lacerato da tagli e punti metallici Randy sarà costretto a scoprire che il dolore e la solitudine non rientrano nel montaggio. Affettare la carne in un altro ring (l'ingresso di Randy accompagnato dall'urlo del pubblico evaporato al di là della porta a liste che separa lo spettacolo dal negozio-ricettacolo), se pure pericoloso, non comporta nessuna formazione, ma solo formalità (ad esempio il peso "giusto" del cibo sulla bilancia preteso con ostinazione dall'anziana signora). Pertanto la scoperta dell'ineluttabile ritorno al continuum spazio-temporale, con la macchina da presa che lo segue passo dopo passo, come per dissimulare un'assenza di tagli e suture (la vita non ha montaggio), rappresenta anche la delusione per l'assenza o la rarefazione di un montaggio rassicurante. Mentre nel gioco l'accordo è la base di una buona riuscita (i wrestler che si accordano sui colpi da dare e sulle cadute da fare), nel fuori l'accordo è sottomesso alla casualità degli eventi, è il tramonto di ogni proposito. Inutile programmare una strategia senza quei mille metri di pellicola, inutile senza uno storyboard , ma con in tasca un semplice invito. Le cose non vanno al loro posto e Randy rientrerà nello spettacolo per chiudere con l'ultimo fotogramma che assorbe la luce.

Ortus. La nascita è nel flusso sinuoso del corpo di Cassidy (una luminosa e mai tanto bella Marisa Tomei), nel suo contorcersi, ondeggiare, vibrare davanti allo sguardo impietrito. Cassidy è allo stesso tempo un corpo e l'anticorpo di Randy. Corpo perché porta in sé la nascita, la fecondità, la passione che cattura la vista, i due piercing sui capezzoli, due anellini, due ring assorbenti (a differenza del palcoscenico-ring del Wrestling che espelle corpi dal suo spazio). Anticorpo perché la pelle di Cassidy non è scolpita dalle ferite sanguinanti e dolorose, ma percorsa dall'inchiostro debole e accogliente dei tatuaggi. In The Wrestler siamo di fronte a due tipi differenti di pelle: l'una uscita dagli essiccatoi delle concerie che neppure la palissonatura ha potuto addomesticare, l'altra conciata dall'allume di rocca, profumata e tinta con i colori più pregiati. Gli ingredienti per entrare nel gorgo fagocitante di una storia d'amore (anche sui generis) erano tutti allineati sul banco, ma Aronofsky è riuscito a non farsi trascinare nelle affinità amatoriali dei due personaggi e nello sfregamento evidente dei due corpi, proponendo due simmetrie-asimmetriche (1), mostrando, attraverso le loro affinità (simmetria), la loro differenza. Rinunciando ad una storia d'amore euclidea (2) (e questo a prescindere da un happy end o da un epilogo tragico) Aronofsky preferisce non "far nascere" il classico rapporto d'amore che potremmo aspettarci. Cassidy e Randy si amano in un modo diverso che non corrisponde agli usuali canoni ripetutamente formulati ed evidenziati da tanta letteratura (che sia romanzo o cinema). L'amore tra i due personaggi è formidabile (3) ma non rispecchia la "volontà" comune, gli obblighi razionali che ognuno si aspetterebbe. Quando Randy si lamenta di essere l'unico e assoluto responsabile della sua solitudine, Cassidy non lo consola pronunciando l'attesa frase ("Ma hai me!”), frase tra l'altro che è stata proferita dal solito spettatore-chiacchierone della fila accanto alla mia, ma fa molto di più: accetta la condizione attuale di Randy con tutto l'amore della sua espressione, con la forza del suo sguardo. La geometria simmetrica che si forma tra i due corpi conciati asimmetricamente l'uno rispetto all'altro potrebbe non essere euclidea (4). Il senso non si trasmette attraverso la densità del vissuto (Randy e il suo rapporto traumatico con la figlia, la super sexy Cassidy che è anche mamma di un bimbo di nove anni) e non si sviluppa attraverso le aspettative di un amore coniugato ad un "rapporto" di coppia, ma si incanala negli sguardi e nell'empatia della coppia trascinandosi in un altrove dove l'amore potrebbe essere anche un percorso (nascita, sviluppo e probabile morte), ma è qui innanzitutto un "esistente" (c'è e c'è sempre stato). Da questo scaturisce secondo me la forza del film, l'intensa e dirompente forza delle emozioni, la capacità del vissuto di aprire una breccia nel cuore dello spettatore.

(1) Complicato motivare chiaramente questa espressione. L'ossimoro vuole sintetizzare l'empatia tra Randy e Cassidy, perché le loro storie particolari possono sembrare in un certo senso molto simili: sono soli, hanno figli (lei ha un bambino ma Randy potrebbe anche riconquistare una figlia), calcano palcoscenici "estremi" (lap dance e spogliarello lei, wrestling lui), la loro pelle è scolpita (cicatrici lui, tatuaggi lei, segno e disegno), sono a fine carriera (troppo vecchio lui per continuare a combattere, troppo in su con gli anni lei per continuare a spogliarsi), eppure sono ancora abili (il suo stile di lotta è sempre valido, la bellezza di Cassidy è ancora intatta se non migliorata con l'età).
(2) Nel senso che è legata all'idea classica di spazio euclideo, che permea gran parte del cinema classico, moderno e in parte anche quello post-moderno, e che condiziona anche le nostre aspettative spaziali proiettate dalla nostra mente sul mondo.
(3) Nel significato di “potente e da ammirare allo stesso tempo”.
(4) Esempio: la geometria ellittica di Riemann, la geometria affine, la geometria proiettiva.
Il termine "simmetrica" di cui alla frase che si conclude con la nota (4) è stato aggiunto in seguito grazie ad un confronto chiarimento con l'amico Martin.

27 commenti:

Anonimo ha detto...

Luciano, gran recensione davvero.
Credo che tu sia l'unico che abbia visto il film nella sua totalità, perchè inserisci nella riflessione anche Cassidy. Alla luce di quello che dici la suggestione aumenta e il gioco di Aronofsky si amplia.
Effettivamente in pochi (forse nessuno) si è posto il problema del rapporto di coppia come un ulteriore livello d'analisi. Ci siamo fatti tutti un po' "fregare" dalla grandezza di Rourke.
Saluti.
Para

Unknown ha detto...

azzo, bella recensione. complimenti!! mi hai fatto di più la voglia di andarlo avedere. oggi dovevo vederlo al cinema, ma alla fine sono andato a vedere Gran Torino, film che ti consiglio caldamente! ma sicuramente non c'è bisogno che te lo dica ! eheh

Luciano ha detto...

@Para. Sono rimasto colpito Particolarmente da Cassidy e dalla sua attrazione per Randy. Uno sviluppo molto interessante di una storia d'amore che sembra sempre sotto le righe ma che è li, tutta da scoprire, davanti ai nostri occhi. Un film che ha ispirato recensioni molto appassionate (compresa la tua, molto bella) e che ho letto con piacere. Grazie^^

Luciano ha detto...

@er Kaiser. Grazie per la visita. Spero che tu possa vederlo perché è un film che merita una visione. In effetti cerco di non perdere i film di Eastwood anche se non sempre mi è possibile. Appena possibile ricambierò la visita. A presto.

Anonimo ha detto...

Meraviglioso film, davvero.
Più ci penso e più applaudo alla grandezza di cast e regia. E la battuta sulla Passione è già cult!

MrDavis

Noodles ha detto...

Cassidy non risponde la solita frase, è vero, frase che forse è più letteraria che reale. La condizione della solitudine è spesso tragicamente inalterabile. Se uno è solo come lo è Randy neanche una compagna può distruggere quella solitudine. Nessun anello scavalcherà mai il senso di appartenenza e di non-solitudine che gli da l'altro anello, il "ring".

Anonimo ha detto...

Il film secondo me, insieme ai due di Eastwood è tra i migliori di questa stagione cinematografica, per ora. Complimenti ovviamente per la recensione e per la visione che ci offri di questa non banale e molto interessante storia d'amore, che non si vede (o perlomeno non si vede come noi ci aspetteremmo e come cinema e letteratura ci hanno abituati), ma c'è più potente e deflagrante che mai.
Alessandra

Luciano ha detto...

@MrDavis. Sono d'acccordo. Cast e regista grandissimi. Un film che dovrò rivedere, perché con una sola visione mi sono sicuramente sfuggiti molti interessanti particolari.

Luciano ha detto...

@Noodles. Il Ring è un "cerchio" di successo ma anche di chiusura (nel senso che ti "obbliga" a vivere solo quella vita), perché non ti permette altro. L'anello coniuga il mondo, la vita (c'è un tentativo di Randy di sostituire "anelli"): un'altra chiusura? Ottimo il tuo commento nel fornire spunti per riflettere.

Luciano ha detto...

@Ale55andra. Un altro ottimo film, senz'altro tra i migliori. Naturalmente il mio modo di vedere questa "storia d'amore" è opinabile, ma sono rimasto affacinato dal loro rapporto profondo che cresce di sequenza in sequenza. Grazie dei complimenti! (immeritati) ;)

Cineserialteam ha detto...

Ottima analisi, come al solito.

CST

Luciano ha detto...

@Cineserialteam. Troppo gentile ;) A presto.

Martin ha detto...

Non capisco perchè associ l'idea di asimmetria alle geometrie non euclidee. Queste ultime a modo loro hanno delle simmetrie rigorosissime anche in modelli n-dimensionali!

Luciano ha detto...

@Martin.Infatti ho usato il condizionale perché la geometria possiede simmetrie rigorose, sia quella euclidea, sia (in un certo senso) quella non-euclidea. Ovviamente il mio tentativo di descrivere l’emozione provata non vuole affermare una rigorosa corrispondenza geometrica, nel senso che era mia intenzione affermare l’idea di uno spazio-vissuto che non ho fruito seguendo i canoni classici della geometria, ma attraverso uno sviluppo asimmetrico dell’opera “scevro dai pregiudizi della geometria rappresentativa”(Bonito Oliva). La mia è più che altro una proposta, non una determinazione. La nota 4 vuole essere solo un elenco di geometrie alternative (non le ho neppure elencate tutte) e inoltre bisogna tener conto che ho condizionato l’asimmetria ad una simmetria. Ma forse non sono stato preciso e avrei dovuto scrivere: “La geometria ‘simmetrica’ che si forma tra i due corpi conciati asimmetricamente l'uno rispetto all'altro potrebbe non essere euclidea”. Ti confesso che (ma questo è stato un pensiero intimo che non devi prendere come una integrazione) mentre definivo le simmetrie-asimmetriche pensavo alla Tassellatura di Penrose che propone certamente simmetria assiale e rotazionale ma non traslazionale.

Martin ha detto...

Direi che ora è decisamente molto più chiaro Luciano.
Perdona la mia pignoleria e considerala come la conseguenza dell'attenzione con cui leggo le tue parole e ne analizzo i concetti.

ps. io invece pensavo alla simmetria della pseudosfera iperobolica.

Luciano ha detto...

@Martin. Nessuna pignoleria ma una precisa e puntuale osservazione che mi è stata molto utile permettendomi di notare una carenza nella frase che ho riportato nel mio commento precedente. Anzi, adesso provvederò ad aggiungere il termine ("simmetrica") nel mio post.

Ah! La famosa cuffia della nonna di Beltrami? Senz'altro un oggetto molto interessante ;)

ISOLE-GRECHE.com ha detto...

Stavolta non commenterò la tua recensione: SCIOPERO!
Fino a quando non vedrò quella faccia blue tra i miei lettori!
Anche perché ti ho citato in maniera illustre qui.

Luciano ha detto...

@AmosGitai. Sono veramente mortificato. Pur frequentando spesso il tuo blog ho constatato che non lasciavo commenti da tempo e sinceramente non mi ero accorto di questo lunghissimo periodo trascorso. Nonostante il momento (che dura da mesi) per me difficile cerco comunque di mantenere i contatti con gli amici e mi dispiace di non avere lasciato (assolutamente per distrazione)nessun mio intervento. Il tuo sciopero è più che motivato. Ti ringrazio^^ di avermi citato nella tua intervista, citazione che non merito. Continuerò sempre con piacere a leggere i tuoi interessanti post e ovviamente a commentarli.
Un caro saluto.

Cineserialteam ha detto...

Ottima analisi.

Questa è la pellicola migliore di quest'annata.

CST

Roberto Junior Fusco ha detto...

Finalmente l'ho visto! Ottima analisi come sempre. Randy e Cassidy sono la coppia più poetica vista ultimamente al cinema.

Luciano ha detto...

@Roberto. Sono d'accordo: Randy e Cassidy coppia poetica! Ecco, sei riuscito ad esprimerlo in poche parole^^ Grazie.

@Cineserialteam. Senza dubbio un gran film!

Noodles ha detto...

mi torna in mente anche tutto il gioco che già Hitchcock costruiva su questo binomio - anche con grande ironia - in Vinci per me, uno dei suoi film muti inglesi. Geniale, inutile scriverlo.

Luciano ha detto...

@Noodles. Sì, sì... vero!! Il film del grande Hitchcock fa dei riferimenti al ring e alla fede matrimoniale. Geniale il nostro grande Maestro, ma anche geniale il fatto di esserti ricordato di questo film. Non ci avevo pensato. Grazie!

Roberto Junior Fusco ha detto...

Il film di cui parla Noodles non l'ho visto. Uno dei pochi di Hitch che mi manca. Ottima segnalazione. Adorando il maestro non posso che adoperarmi per procurarmelo.

Luciano ha detto...

@Roberto. Sì, in effetti Noodles ci ha fatto un'ottima segnalazione. Un film senz'altro da vedere.

Vision ha detto...

bella recensione

anche il blog

il mio, da poco sul web, riguarda l'animazione, se vuoi puoi darci un'occhiata

Luciano ha detto...

@Ti ringrazio Vision. In effetti non sono molto ferrato sul cinema di animazione. Proprio per questo appena avrò un attimo libero passerò volentieri a visitare il tuo blog.