5 febbraio 2009

Milk (Gus Van Sant, 2008) - 1/2

Girare un biopic non deve essere semplice, in quanto un regista si vede costretto a decidere se “seguire” un percorso che restituisca l'ambientazione di una storia, il senso di un'epoca e il ritmo degli eventi occorsi al Personaggio, oppure se trasformare questo personaggio in un Coup de dés (1), in un simbolo da decifrare, una formazione del Caso, un gigante che ci trascina in un gorgo di eventi in cui sintagmi ben strutturati s'intrecciano al bisogno (forse romantico?) di provare emozioni. Emozioni, non conferme ai propri bisogni. Inoltre, anche se ho sentito in tv (ma perché mi ostino a guardarla?) che “oggi non fa più scandalo parlare dei gay” (ma cosa vuol dire “fare scandalo”?), ritengo al contrario che la questione sia purtroppo ancora da definire e da affrontare. Allora scegliere coraggiosamente una strada che tenga conto di tante esigenze (etica, politica, estetica) non è semplice e scontato. La “fluidità”, a cui Van Sant, ci aveva abituati in Elephant non appartiene a Milk, eppure Milk, nonostante sia un film apparentemente convenzionale rispetto a Gerry o Elephant, possiede un fascino particolare alimentato da un altro modus operandi. Saranno state esigenze di budget (ma per me non è stato semplice trovare una sala e quando l'ho trovata ricordava più un salone da carte di una casa del popolo che un cinema) (2), sarà stato l'argomento trattato oppure saranno state altre scelte di Van Sant per me imperscrutabili, fatto sta che il film è differente dagli ultimi suoi lavori. Ma questo non è e non deve essere considerato un limite, perché Milk protende verso la formazione di segni che definirei eutimici (3), il che non è poco se si riflette sulla resistenza degli obsoleti luoghi comuni che entrano in gioco ogni qualvolta l’arte si confronta sul tema dell’omosessualità (4). In altri termini ritengo che l’utilizzo del materiale di “repertorio” (i filmati dei gay arrestati e le scene di una San Francisco di annata), l’uso del bianco e nero, le foto, i riflessi (specchi e fischietto) restituiscano un effetto reportage al plot, quasi un voler prendere le distanze dagli eventi, volere affermare che oggi non è più possibile trattare la “storia del primo consigliere comunale gay americano” senza fare i conti con le immagini obsolete di un passato le cui ramificazioni continuano a impedire di uscire dall’impasse. E non è solo una questione culturale, anzi, proprio perché la cultura c’entra eccome, si tratta di affondare la lama nel modo in cui si presenta l’immagine di questo mondo. Pertanto il dramma non scaturisce tanto dallo sviluppo dell’intreccio (d’altronde lo Spannung in questo caso potrebbe coincidere con il tragico epilogo), quanto dal procedimento stesso. Ossia forzare il segno per affermare che non ci troviamo davanti al primo gay che.. al primo nero che… alla prima donna che…, ma che ci troviamo davanti al primo essere umano che ha messo in discussione una obsoleta prospettiva etico-religiosa, semplicemente mostrando alla comunità l’assenza di un punto di vista privilegiato. Quindi il segno “normalizzato” (ossia quello che ci hanno indicato come “giusto” e “opportuno”) lascia il posto al segno eutimico (nel senso di segno che mostra naturalezza e serenità), al segno in cui materiali (discorso, sequenze, filmico, ecc.) e storia si protendono oltre il luogo comune per evidenziare la necessità di un altro punto di vista. Allora la visione deve partire da un semplice concetto: Milk non è solo la storia del primo omosessuale che… ecc. ecc., ma è soprattutto lo sguardo su un certo tipo di orientamento sessuale, una tra le numerose componenti della sessualità. Sguardo sui diritti negati per un’attrazione affettiva e sessuale che non corrisponde alla “norma”, visione di un mondo strutturato diversamente, ma valido e naturale tanto quanto gli altri mondi, ma soprattutto percorso di conoscenza all’interno delle strutture etico-polico-affettive di una comunità in cui i gesti, i sentimenti, i problemi e le disgrazie sono componenti essenziali della vita, perché non vi sono etichette prestampate da attaccare sui corpi (i gesti di Harvey Milk e dei suoi amici non sono gesti gay o troppo affettati o troppo calcati ma sono gesti come altri, né migliori, né peggiori di altri gesti di altre persone di altre culture). Concludendo Van Sant ha badato soprattutto a introdurci dentro la cultura di un altro tipo di orientamento sessuale per conoscere non tanto la biografia e gli eventi di un grande uomo (eventi già conosciuti) quanto per conoscere un altro valido fondamentale aspetto dell’umanità, lasciandomi nel cuore una commozione così forte che non ho potuto esimermi dal pensare: “anch'io sono un nero, sono un paria, sono un gay”.

(1) Un coup de dés è un poemetto del 1897 di Stéphane Mallarmé.
(2) Ho visto Milk in un cinema con tre sale. Ovviamente proiettato nella sala 3, la più piccola, suppongo ricavata da una superficie pari a un terzo di quella che una volta era stata una galleria. Evidentemente vedere due uomini che si baciano infastidisce chi non ha ancora risolto i propri problemi. Mi spiace per queste persone che non riescono a crescere.
(3) (Cfr. “Wikipedia). “L’eutimia è uno stato d’animo di serenità o superiorità che consiste nel sopportare i dolori fisici e morali[…]”
(4) Nel citare il termine omosessualità o gay sono entrato purtroppo nel luogo comune e questo è testimonianza dei miei limiti culturali.

26 commenti:

Anonimo ha detto...

Van Sant ed Harry Savides hanno discusso parecchio sullo stile del film: dapprima doveva essere molto piu' documentario (girato alla maniera di un documentario)poi hanno deciso per quello che hai visto tu, dove la verita' si spostava all'interno di quello che stava all'interno del quadro.
Sullo stile hanno scelto quello che secondo loro rendeva il personaggio importante,autorevole ed epico..
Complimenti per la tua analisi
un saluto
nickoftime

Anonimo ha detto...

"i gesti di Harvey Milk e dei suoi amici non sono gesti gay o troppo affettati o troppo calcati ma sono gesti come altri, né migliori, né peggiori di altri gesti di altre persone di altre culture"
Una frase da incorniciare e da appendere nei nostri cervelli direi.
Per quanto riguarda il film, interessantissima la riflessione sui riflessi, sul bianco e nero e sui filmati di repertorio.
Attendiamo la seconda parte a questo punto ^^
Ale55andra

Luciano ha detto...

@Nickoftime. Grazie, molto gentile! Ecco, non ero a conoscenza delle discussioni tra Van Sant ed Harry Savides. Certo è che lo stile tipo "documentario" entra nel film lasciando poi spazio al personaggio. Sarebbe interessante poter fare qualche domanda al riguardo a Van Sant. In tutta sincerità sono molto curioso.

Luciano ha detto...

@Ale55andra. Ti ringrazio ;) Il film è molto interessante, secondo il mio parere, per il modo in cui si tende a presentare il mondo di Milk, ossia un mondo "normale" fatto di gente "normale" che chiede soltanto di condurre una vita "normale". Purtroppo non è sempre possibile quando persone obnubilate dalla paura cercano di fermare la vita.

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Completamente d'accordo. Comunque le sale in cui è stato proiettato erano poche anche qui, città enorme, e poche in generale.
Si torna sempre lì: la diversità sessuale è tema tutt'altro che superato e universalmente accettato. E trovo sia un dato di una tristezza infinita.

Luciano ha detto...

@Dan. Dici bene, una tristezza infinita. Un film come Milk, un film di un regista conosciutissimo, lasciato passare in sordina, la dice lunga. Pressioni dei soliti noti o autocensura dei distributori? O il solito timore di non fare cassa?

Anonimo ha detto...

Merita di essere visto soprattutto grazie al suo messaggio di lotta a ogni tipo di discriminazione

Cineserialteam ha detto...

Come al solito, ottima recensione.

AL momento non è però tra i titoli che mi preme vedere.

CST

Luciano ha detto...

@Cinemaleo. Senza dubbio merita di essere visto proprio per la capacità di mostrare un mondo discriminato nella sua semplicità e naturalezza, prospettiva che tras-forma (usando anche immagini di repertorio) i "soliti" noiosi angeli in mostri scandalosi (insomma "mostri" identici a quelli attuali^^).

Anonimo ha detto...

Ho decine di film che devo ancora vedere e non riesco mai a riuscire di gustarmi questo film, dopo questa recensione non posso non vederlo al più presto!

Luciano ha detto...

@Cineserialteam. Sempre gentile. In effetti non è possibile vedere tutto e siamo costretti a fare una scelta.

@Cinematto. Anch'io sono in arretrato di moltissimi film e non so come fare. Vorrei vederli tutti. Ti ringrazio. A presto!

Roberto Junior Fusco ha detto...

Siamo proprio indietro anni luce, hai ragione. I film che andrebbero visti "qualcuno" non ce li fa vedere. Che tristezza. Questo in linea generale. Da me (a L'Aquila) però si è fatta un'eccezione: doveva rimanere solo una settimana e invece è rimasto due.
Aspetto la seconda parte!

Luciano ha detto...

@Roberto. Prendiamo questa notizia come positiva. Due settimane in sala per Milk è già un successo. La seconda parte è pronta ma ho ancora dubbi... Entro pochi giorni la pubblicherò.

Anonimo ha detto...

non l'ho visto ma pensavo anch'io che fosse questa la strada battuta da gus! ne ho sentito parlare abbastanza male, anche se io sono un san Tommaso...vedremo..ciao

Luciano ha detto...

@Mash. In effetti i pareri su questo film sono abbastanza contrastanti. Van Santi ci aveva abituati a un tipo di cinema molto particolare (e affascinante), con Milk le cose cambiano un po'. A me è piaciuto.
A presto.

Anonimo ha detto...

il trailer è bello

Luciano ha detto...

@L. Se ti piace il trailer dovrebbe piacerti anche il fim. Grazie per la visita. Ricambierò il prima possibile. A presto.

Valentina Ariete ha detto...

Grandissimo!
Hai colto perfettamente quello che Van Sant, secondo me, voleva dire: non si sta parlando di un gay e basta, ma si parla di un essere umano i cui diritti non dovrebbero essere in discussione ma dovrebbe averli e basta per diritto di nascita come membro dell'umanità!
E come lui così le donne ancora discriminate, i neri, gli appartenenti ad altre religioni...
Un film che mi ha commosso e per me è il migliore candidato all'Oscar ma non vincerà mai...sarebbe una rivoluzione!

Luciano ha detto...

@Valentina. Ti ringrazio. Infatti mi ha colpito del film il tipo di prospettiva utilizzato per "raccontare" una storia. Una prospettiva dall'interno del mondo che ci restituisce la semplicità e la naturalezza di un modo di vivere che è portatore di valori e di cultura esattamente come altri modi di vivere. Solo la conoscenza può rintuzzare o sconfiggere la paura. Grazie per la visita. A presto!

Roberto Junior Fusco ha detto...

Aspetto la seconda parte.
Oggi e solo oggi nella stessa sala dove hanno tenuto il film per due settimane davano il western di e con Ed Harris. Purtroppo me lo sono perso.

Luciano ha detto...

@Roberto. Purtroppo l'ho perso anch'io. Il fatto è che dalle mie parti non è arrivato e nelle distanti sale di Firenze è rimasto pochissimo (non so se è ancora proiettato in qualche luogo). La seconda parte è pronta, ma aspetto a pubblicarla perché ho ancora alcuni dubbi da chiarire.

Anonimo ha detto...

su milk come film niente da dire. su sean penn in quel ruolo ho qualche perplessità 'etica' che ho esposto anche da me.
comunque è davvero un bel film, niente da dire.

Simone

Anonimo ha detto...

SEAAAAAAAAAAN!!!!!Ecco, c'è chi urla Adriana e chi sean.ieri notte ho temuto lo sfratto!
bellissimo film, forse il migliore di tutta la cinquina.Peccato.

MrDavis

Luciano ha detto...

@Simone. Senza dubbio un bel film. Non vedo l'ora di leggere sul tuo delle tue perplessità etiche ;)

Luciano ha detto...

@MrDavis. Un bel film, ma evidentemente certi argomenti sono ancora in parte tabù.