24 maggio 2008

A teatro con Billy Boy e i Drughi.

La sequenza n. 3 è caratterizzata da un movimento paragonabile all’incipit: dall’affresco sul frontone del teatro, ripreso in primo piano, uno zoom indietro ci mostra un teatro abbandonato ripreso in campo totale. Questa distanza dagli eventi mostrati rimarrà tale per i tre minuti della sequenza. L’effetto teatrale è palese. I movimenti dei personaggi e in particolare il “balletto” della banda di Billy Boy, con la vittima che viene denudata prima di un probabile stupro, sono innaturali, attenti soprattutto a seguire un ritmo che sia consono all’ouverture del Guglielmo Tell di Rossini. Invece di riprendere la violenza nella sua fredda veste naturalistica (magari senza pathos) Kubrick sceglie di mostrare la falsità delle immagini trasformando i movimenti tragici dell’atto in sé, in una danza precisa, coordinata, artificiale, dove niente è abbandonato al caso e dove ogni minimo movimento allontana e respinge lo sguardo al di là dell’evento. Qui siamo di fronte alla pantomima della violenza, perché le possibilità del senso non conducono ad una interpretazione del dolore e della disperazione (lo sguardo muore davanti all’atto definitivo del Male), bensì alla fuga verso il mondo. In questo momento Billy Boy e la sua gang danzano con la vittima per dimostrare l’imponderabile efficacia del Falso, là dove la presupposta conservazione degli atti naturalistici (se pure rappresentata con la dovuta attenzione ai particolari effetti realistici) non è che la rinuncia a esplorare territori vergini. In altri termini, le prime tre sequenze (Incipit, sequenza del barbone irlandese, sequenza del teatro abbandonato) introducono la storia limitandosi a gettarla via, buttarla nel mondo, ammettendo l’impossibilità di contaminarla con l’effetto di reale. Per questo la riduzione a effetto teatrale, la trasposizione dei movimenti e delle musiche in una piéce da operetta (l’ouverture del Guglielmo Tell contribuisce a sottolineare l’aspetto falsificante degli eventi) ci trasferiscono immediatamente nel film. Lo sguardo distante che assiste impavido all’evento non è mai nell’azione (almeno in questa sequenza) intrappolato da una luce intensa e chiara, ma anche assurda e falsa che disegna sul fondale del teatro le grandi ombre dalla banda di Billy Boy. Rappresentazione autoreferenziale, enunciato ridotto a pantomima, luogo ove si svolgono rappresentazioni che manipolano comunque il reale, ma anche messa in abisso dell’evento in quanto il “luogo deputato” a mettere in scena un’opera (e dove il pubblico rimane seduto dall’altra parte del palco) viene fagocitato dalla rappresentazione stessa trasformandosi in “avvenimento”: questi i sintagmi formali e semantici che sarebbe interessante approfondire. La platea diventa sito di scontro tra i Drughi e la banda di Billy Boy: là dove si assiste, si fa ultraviolenza. La violenza aleggia anche da quest’altra parte. Il diaframma che divide pubblico e attori è caduto e gli spettatori (i Drughi) hanno cominciato a recitare. Lo sguardo distante rimane tale anche quando i Drughi vengono inquadrati dal lato opposto al palcoscenico. Alex e i suoi hanno assistito seduti accanto a noi al tragico balletto, ma adesso, entrando in campo nonostante la distanza eccessiva, somigliano a degli attori che hanno appena fatto ingresso sulla scena. Ma poiché Alex, Georgie, Pete e Dim sono realmente Malcom Mc Dowell, James Marcus, Michael Tarn e Warren Clark, ossia degli attori che hanno fatto ingresso sul palco, la sequenza acquista una sua logica di "verità" poiché le circostanze del vero (gli attori che recitano) mostrano la forza destabilizzante del falso (la rappresentazione dell'ultraviolenza). Stare nel Fuori significa anche appropriarsi della distanza, ossia di uno spazio centrifugo che allontana lo sguardo sino a relegarlo nella platea teatrale, mentre gli attori, seduti accanto a noi, osservano le loro proiezioni sullo "schermo". Lo spettacolo dello spazio teatrale presuppone un pubblico-attore, in grado di seguire la rappresentazione come rimanere coinvolto dai vari eventi della piéce. Kubrick ci mostra la messa in scena, ossia la falsità della rappresentazione all'interno dello spazio filmico, mentre nelle sequenze seguenti recupererà anche il reportage (macchina a mano) utilizzato per condurre il voyeur nel punto più interno dell’azione, in pratica il punto di vista parziale e limitante dei personaggi. Per Kubrick lo sguardo deve smascherare la messa in scena (1).


(1) S. Bernardi, Kubrick e il cinema come arte del visibile, Pratiche Editrice, 1990, p. 81

19 commenti:

chimy ha detto...

Capolavoro il film. Capolavoro la tua analisi.

Su Kubrick dai davvero il meglio di te.

Un saluto e complimenti

Giuseppe(eraservague) ha detto...

Concordo pienamente...qui il regista va oltre il segno della semplice rappresentazione violenta.
diventa concreta astrattezza che si manifesta, puro piacere della distruzione.

Anonimo ha detto...

E dopo Shining adesso anche Arancia meccanica. Straordinaria questa visione della pellicola.
Ale55andra

Luciano ha detto...

@Chimy. Sempre molto gentile. Grazie. Kubrick è per me (come penso per quasi tutti gli amanti del cinema) uno dei più grandi registi di sempre. Quando guardo un suo film è come lo vedessi ogni volta per la prima volta. Ciao^^

@Vonmajor. "Concreta astrattezza": un ossimoro interessante. Grazie per la visita. Appena mi sarà possibile ricambierò la visita. A presto.

Luciano ha detto...

@Ale55andra. Ti ringrazio^^ Questo è un film che mi è rimasto nel cuore e che, pur ritenendo di conoscere a memoria (almeno credo), non finisce mai di stupirmi.

Giuseppe(eraservague) ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Giuseppe(eraservague) ha detto...

si "concreta astrattezza", penso sintetizzi quanto da te descritto, proprio quella pantomima della rappresentazione "teatrale" della violenza che non si conduce ad un reale di dolore.Complimenti per il blog anch'io come te m'interesso di cinema e semiotica del visibile per studio e per passione...sei già stato aggiunto nei "preferiti" e non mancherò d'intervenire
a presto.

Roberto Junior Fusco ha detto...

Arancia Meccanica è un capolavoro assoluto che come dici giustamente ogni volta che lo si vede è come se fosse la prima volta.

Luciano ha detto...

@Vonmajor. Scusami non ho ancora trovato il tempo di ricambiare la visita anche se ho appena intravisto il tuo blog (mi sembra a prima vista un ottimo blog di foto o sbaglio?). A presto^^

Luciano ha detto...

@Roberto. Indubbiamente^^ Non sono mai sazio di questo film.

Anonimo ha detto...

arancia meccanica è il cinema.

a proposito di "balletto", un po' di tempo fa pensai che arancia meccanica potrebbe essere considerato il musical di kubrick (che i generi li ha affrontati quasi tutti). le coreografie che tu richiami, singing in the rain, il barbone che canta, i gesù cristi danzanti, il loro modo di parlare, ecc.

ISOLE-GRECHE.com ha detto...

Davvero insuperabile quando si tratta di Kubrick. Ma poi andasti a vedere la mostra al Palazzo delle Esposizioni!?!?

Luciano ha detto...

@Iosif. Ipotesi da prendere in considerazione. Arancia meccanica come musical. In effetti possiede un qualcosa del musical, ma un musical sui generis. Appena lo rivedo proverò a guardarlo come fosse un musical. Grazie!

@Amosgitai. Ti ringrazio^^. Per mia sfortuna non sono riuscito a vederla :(

Noodles ha detto...

come sai mi piacciono assai le letture innovative su ogni cosa abbia prodotto l'occhio di Kubrick. Tu non ti smentisci mai.
E tra l'altro vedo che hai fatto una citazione da un testo di cui rimando sempre la lettura e che vorrei tanto leggere - assai consigliatomi anche dall'assistente del mio prof all'uni...
Non l'ho ancora trovato (né che l'abbia cercato molto però devo dire).

Luciano ha detto...

@Noodles. Quando ci si trova davanti a un film di Kubrick le analisi sono sempre "limitate" e riduttive. E dopo ogni visione c'è sempre qualcosa di nuovo da aggiungere. Del libro di Bernardi possiedo un'edizione vecchia (1990), ma credo che sia stata ristampata. Comunque non so se sia esaurito o meno, non ci ho mai fatto caso.

Anonimo ha detto...

sconvolgente!
da far vedere a tutti i cineasti..

Luciano ha detto...

@Claudio. Sono d'accordo con te^^

Valentina Ariete ha detto...

WOW!!!

Ma questa è veramente ROBA SERIA!

In questi giorni ho scoperto tanti blog nuovi e interessantissimi, ma tu sei veramente un grande!

Arancia Meccanica è nella mia Top Ten (ho pure il poster in camera) e tu ne hai fatto un'analisi straordinaria.

Ti aggiungo immediatamente ai miei link, complimenti davvero!

Secondo me gente come Kezich o Mereghetti dovrebbe tremare sapendo che in giro ci sono persone preparate e brave come te!

Ciaooooo!

Luciano ha detto...

@Valentina. Carissima! Mi hai fatto arrossire. Cerco di mettercela tutta, ma addirittura Mereghetti e Kezich... sei gentilissima, grazie! Mi ha fatto piacere la tua visita. Avevo visto il tuo avatar di sfuggita nei commenti di alcuni post. Se ti piace Arancia meccanica siamo già amici ;) Arriverò presto sul tuo blog a ricambiare la visita. Grazie ancora. Ciao^^