14 maggio 2008

La zona (Rodrigo Plà, 2007)

“Io penso che l’uomo si erga necessariamente contro se stesso e che egli non possa riconoscersi, non possa amarsi fino in fondo, se non è oggetto di una condanna” (Georges Bataille, La letteratura e il male, SE p. 37).


La sequenza più forte, ove la tensione drammatica raggiunge il suo apice, attesa sin dall’incipit, è arrivata puntuale, prevista. Sotto questo aspetto niente di interessante, film ineccepibile, ma prevedibile almeno nella scelta del risultato. L’epilogo, l’ultima sequenza, ripensandoci, ha attenuato il senso di prevedibilità che avevo intravisto. Infatti il doloroso pugno nello stomaco non è stato sferrato dalla rabbia insulsa di quei “bravi” cittadini della middle class messicana, ma al contrario dalla vita rassegnata degli infimi abitanti degli slum o delle fatiscenti case popolari, una vita senza futuro, relegata ai margini della storia dal film di Rodrigo Plà. La zona è un limbo di “perfezione” che non afferra il contesto culturale dello sguardo sul mondo, non collabora con la ricerca del dolore che riposa nello sguardo di un ragazzino di sedici anni, colpevole solo di avere oltrepassato un confine. L’epilogo che ci riporta all’incipit sancisce l’inestinguibile potenza del bisogno di male che neppure il Cinema può estirpare. Secondo Bataille il Male può essere colto solo attraverso la rarefazione del Bene. Ossia la meraviglia e il piacere inesprimibile della felicità è tale proprio perché la felicità è cosa rara. Se fosse una qualità standardizzata della vita, sarebbe un giocattolo ignorato. La zona non è un luogo idilliaco proprio perché la rarefazione del Bene e della giustizia scivola lungo le mura ripiegandosi e inclinandosi verso le squallide baracche dei diseredati. La zona è un bubbone imploso da tempo nelle menti dei suoi abitanti. Per questo è la storia di una disperazione riflessa, è l’allarme suonato la notte dal fischietto di un bambino o l’alt intimato all’auto per fare attraversare una scolaresca se il fischietto è suonato di giorno.

Il problema mi sembra più che altro da ricercare nella diegesi. Voglio dire che quel blocco di “bellezza classica” che segue i canoni innati dell’immaginario non è pertinente. La bellezza è un concetto troppo evanescente e appartiene a tutte le culture e a tutte le epoche e pertanto non può essere inquadrata, coordinata, strutturata. Non è la prospettiva, non è l’armonia delle forme o delle sequenze assemblate seguendo un certo ritmo o una certa “logica” dell’autore. O per lo meno non è solo questo ma anche altro. Il quartiere dei benestanti è uno sguardo immoto di coerenze logiche imposte. E lo dimostra il fatto che per destrutturare questa nave in bottiglia è stato sufficiente un cartellone caduto sul muro, in modo da aprire un varco. La bellezza secondo me sta nel varco aperto, nel passaggio, nel movimento in fieri dei disperati che “invadono” o penetrano nella sequenza sbagliata, nel tentativo di destrutturare il concetto mentale, difficile da corrodere, di Bellezza. La zona è un film sbagliato (non il film di Plà ma il quartiere perbenista e infestante) che purtroppo reagisce all’azione “destrutturante” del taglio, al dolore provocato dal tentativo di montare un altro film. La mente cerca invano di capacitarsi, di resistere all’azione corrosiva del materiale ridondante che si accumula nelle immagini, che penetra negli interstizi squassando le comode consapevolezze, abilitando il germe infestante dello sguardo allungato sul multiverso. Non un universo quindi, ma un agglomerato casuale di universi. Il cinema può solo assemblare, coagulare, mostrare la sua stessa incapacità di formare la differenza, evidenziare l’innocenza di un’immagine ripresa da una telecamera di sorveglianza, una innocenza che però trova la sua eterna dannazione nella rielaborazione ecfrastica del Condominio. L’odio per la differenza porta a idealizzare un’armonia anomala di forme precostituite che il filmico non può sostenere (certo cinema purtroppo sì), porta ad avere paura e la paura è la strada maestra che trascina nel gorgo atrofizzante della superficie. In questo caso sarebbe stato possibile allentare e scolorire la funzione mimetica dell’ékhprasis (il racconto, le descrizioni delle immagini?) per lasciare andare alla deriva il medium visivo (il quartiere dei benestanti, i loro volti, i loro sguardi, come altre possibili scelte iconiche?) Il tentativo c’è stato eccome (lo facessero molti registi italiani!), ma non è stato dirompente o almeno non abbastanza penetrante, perché, a parte molte sequenze ormai scontate (l’effrazione, il conformismo, il poliziotto corrotto e altre che non sto a citare), l’eversione forse non era da ricercare nella manutenzione dell’ordinario (le case pulite e lussuose, le siepi, le strade vuote…) ma in una maggiore capacità di elargire immagini di fuga, di libera circolazione mentale. In altri termini l’immagine in cui si vede Alejandro fuori dalla zona intento a mangiare davanti a un chiosco, pur essendo illuminate ed emozionante, non mi ha abbagliato o accecato come avrebbe dovuto. Forse perché ha solo abbozzato un anelito alla libertà o ha elargito una misera consolazione o speranza. Ma nel mondo la speranza esiste. È invece nella zona che non è mai esistita mentre la fuga delle immagini (come la Bellezza in fieri) forse poteva continuare all’interno della Zona. Ossia nessuna informazione (ad esempio la luce) può uscire dall’orizzonte degli eventi (superficie di un buco nero): questa è la nostra intima dannazione. Un film bellissimo, peccato perché poteva essere un capolavoro, o quasi.

17 commenti:

chimy ha detto...

Mi fa piacere che sei riuscito a vederlo. Non era facile vista la distribuzione...
Io sono meno convinto di te, però è certamente un film di grande interesse... ed il fatto che è un esordio va molto a suo favore.
Ci fosse un esordio così incisivo in Italia...

Anonimo ha detto...

mi manca.
se passi da me, c'è una citazione da tarkovskij che sottopongo al tuo giudizio... come teorico del cinema non lo conoscevo, ma mi ci trovo piuttosto in sintonia...
Simone

Luciano ha detto...

@Chimy. Vederlo è stato un miracolo, un puro caso, una serie di coincidenze fortuite che mi hanno portato nella sala giusta, ovviamente lontanissimo da dove abito e fuori dalla Toscana. E' incredibile, invece come ancora non sono riuscito a vedere Iron Man! Il film mi è piaciuto ma non ha convinto del tutto neppure me anche se anch'io vorrei che in Italia si facessero film almeno della stessa qualità.

@Simone. E' sempre un piacere leggere citazioni di Tarkovskij. Vengo subito sul tuo blog.

Anonimo ha detto...

Quindi per un puro caso fortuito sei riuscito a vedere questo e non Iron man? A volte la vita è proprio imprevedibile!!
Ale55andra

Luciano ha detto...

@Ale55andra. Pazzesco ma è vero! Ho visto La Zona perché ero fuori per lavoro e sono incappato in un'occasione ghiotta. Invece domenica scorsa stavo uscendo per andare con mia moglie a vedere Iron Man, quando trenta minuti (giuro solo trenta minuti) prima di uscire è suonato il campanello. Dietro la porta c'era una carissima amica in procinto di sposarsi; con lei il suo futuro marito. Stava facendo il giro dei conoscenti per consegnare le partecipazioni di nozze. Ci siamo complimentati, abbiamo parlato per circa due ore e... il film è sfumato :(

Anzi, scusami Ale55andra, nel caso leggesse questo commento: CRISTINA AUGURONI!

Roberto Junior Fusco ha detto...

Di questo non sapevo niente, la distribuzione ha di nuovo colpito e affondato...
Mi sembra un film interessante, cercherò di recuperarlo.

Luciano ha detto...

@Roberto. Quasi impossibile vederlo al cinema. sì, la distribuzione ha colpito ancora, purtroppo. Non so se è già uscito il DVD. Se così fosse quasi quasi me lo compro per approfondire alcune sequenze che mi hanno lasciato un po' perplesso.

Anonimo ha detto...

D'accordo con te: un film bellissimo, ma poteva essere un film indimenticabile. Sono contento comunque che tu sia riuscito a recuperarlo, alla fine è un film che vale la pena vedere. Mi unisco al coro di Chimy: "ci fosse un esordio così in Italia". Griderei al miracolo!

Ciao,
Lorenzo

Luciano ha detto...

@Lorenzo. Senz'altro un film da vedere anche se poteva essere immenso. Comunque anch'io vorrei vederne tanti come questo! Spero sempre nei miracoli ;)

domenico ha detto...

questo l'ho colpevolmente perso (purtroppo le giornate durano solo 24 ore ^^)

Luciano ha detto...

@Honeyboy. A chi lo dici! Sapessi ad esempio in che situazioni e condizioni scrivo i miei post. Tra il lavoro, le ore di viaggio, i film da vedere e tanti altri impegni "minori"(magari fossero minori), la somma delle ore supera le 24 giornaliere^^

Anonimo ha detto...

Questo l'ho visto, ubriaca, ma l'ho visto. E mi è piaciuto!
Epilogo prevedibile e direi quasi liberatorio per un film angosciante dal primo minuto...

Ora spero di non aver detto cazzate e di aver azzeccato il film, dato lo stato poco appropriato in cui ero ^^

Luciano ha detto...

@Trinity. L'importante è averlo visto, poi, per quanto riguarda la sbronza... ma... di vino, birra o superalcolici? Spero di vino, magari di una buona annata^^

Anonimo ha detto...

Un film che mi attira parecchio: lo aspetto in DVD ;)

Ciao ^^

Luciano ha detto...

@Iohannes. Un film che merita una visione. Da non perdere. Non vedo l'ora di leggere una tua recensione.

cinemaleo ha detto...

Un film teso, secco, asciutto, estremamente duro, un film che provoca indignazione e disagio, angoscia e rabbia: si stenta a credere che il lavoro di Rodrigo Plà sia un’opera prima.
Niente retorica, niente toni predicatori, niente qualunquismo: una metafora, molto reale, dell’attuale società occidentale fobica e individualista (dove differenzazione di classe sempre più marcata, barriere sociali sempre più forti, avidità, prepotenza, corruzione, omertà, insicurezza … la fanno da padroni), un affresco del lato oscuro presente in ogni essere umano splendidamente narrato secondo i moduli apparenti del racconto poliziesco.

Luciano ha detto...

@Cinemaleo. Un film molto bello e un ottimo esordio per un regista. Forse ho preteso troppo, ma il film penetra talmente a fondo nell'animo che lo avrei desiderato ancora più dirompente. Ma non posso che considerarlo un film di qualità.