20 maggio 2008

Iron Man (Jon Favreau, 2008)

Il plot interessante e un po’ capzioso, divertente ma anche ambiguo, mi ha divertito, coinvolto, appagato. D’altronde non poteva che essere così, in quanto conoscevo Iron Man (il fumetto) e sono andato in sala già predisposto al divertimento. Le mie aspettative erano orientate verso il segno positivo e solo una grave discrasia attanziale avrebbe potuto deludermi. Insomma sapevo in partenza che mi sarebbe piaciuto. Il pubblico in sala mi sembrava soddisfatto e la rivelazione dell’epilogo (quella prima dei titoli di coda, non quella dopo i titoli che quasi nessuno ha visto) ha esaltato la sala: io sono Iron Man. Stupore, scroscio di applausi e… uscendo dalla sala già l’entusiasmo stava diminuendo e col trascorrere delle ore è sceso del tutto, annullato dal logorio mentale che mi prende quando devo “allineare” le sinapsi per sciogliere i luoghi comuni e gli sguardi preconfezionati, annichilire i miei applausi mentali per tutto quello che rientra nella Sci-fi, fumetti compresi. Iron Man è un mero agglomerato di immagini giustapposte, un procedere allineato di situazioni concatenate, un luogo ove si spiega, si celebra, si convince, si evince. Nonostante somigli a una finale olimpica dei cento metri (con lo starter che spara il via, la corsa, l’arrivo e il photo finish) non emoziona neppure quanto una vera finale olimpica. La lunga introduzione che illustra le cause della nascita di Iron Man, le immagini che mostrano gli sviluppi della costruzione dell’ “armatura” tecnologica, gli scontri in Afghanistan per difendere i più deboli e l’epilogo con la battaglia tra Iron Man e il più gigantesco contendente di ferro, è una sequela ininterrotta, lineare, geometrica, di immagini esplicative, dimostrative; è una frase classica costruita per chiacchierare, raccontare, evidenziare. Invece di mostrare, spiega; invece di catturare, prova a convincere; invece di emozionare, ammicca. L’incipit sembra un incipit ex abrupto, perché è una semplice, breve prolessi, un’anticipazione che giustifica un lungo flash-back (ma che non è da considerare un vero flash-back). Anzi l’incipit è un flash-forward che si ricollega all’oggi (dopo lo pseudo flash back che ci riporta di trentasei ore indietro). Così la storia non inizia ex abrupto, ma è pianificata perché a Favreau interessa l’organizzazione, la nascita e lo sviluppo del meccanismo; interessa la sorte immobile del monoscopio che osteggia i repentini salti, le forme diluite, la contaminazione, la stereoscopia del mostrato, lo sguardo che si perde nei meandri della follia o negli sguardi persi degli innocenti. Il punto di vista di Iron Man è il punto di vista del regista, lo sguardo dell’autore che non riesce a scrollarsi di dosso il proprio narcisismo, sguardo di colui che organizza schemi incasellati seguendo un ordine predisposto (di data o alfabetico, numerico, ecc.). I punti deboli sono molti ma mi soffermo in particolare su due aspetti: la pelle e la placenta.

Pelle. Iron Man è un esoscheletro, ossia la gemmazione di uno scheletro esterno come metafora di quello interno a noi che non ci protegge affatto. Tony Stark è rimasto ferito per una bomba e adesso vive grazie a un cuore tecnologico, lo stesso che dà energia all’esoscheletro con cui forma un tutt’uno, un Iron Man, una simbiosi di tecnologia e carne, un meccanismo perfetto che resiste, reagisce, condiziona, protegge. L’esoscheletro è il riflesso del desiderio di rientrare nel grembo materno. Proteggersi con la placenta galleggiando nel liquido amniotico. In questo senso tutto è lineare, corretto, predisposto, concludente. Il progetto del Chiuso si sprigiona nelle certezze, nelle affermazioni coerenti, nel tentativo di imbrigliare e controllare il reale, curvandolo sotto lo sguardo aereo, distante di Iron Man. E’ il sogno del bambino che vuole correggere il Mondo attraverso i suoi stessi difetti (quelli del bambino). Per dar queste certezze bisogna che l’istanza astratta o sguardo distanziato si allinei sulle bisettrici tracciate lungo le immagini, quali ad esempio, i voli in entrata e in uscita, le piroette controllate, i proiettili che partono e arrivano sempre, le voci che lo sguardo riesce sempre a controllare, registrare, codificare. Quando il prototipo di Iron Man esce dalla grotta, distruggendo e colpendo i ribelli afgani, non c’è il pathos dell’imprevisto. Sappiamo che Iron Man è un esoscheletro indistruttibile, e ne conosciamo in anticipo la direzione. C’è l’assenza della pelle, la cara debole fragile pelle che avvolge e non protegge, elastica e profumata o screpolata e nauseabonda. Manca la sensazione che quella pelle di acciaio, titanio, oro (insomma fatta di quel materiale magnifico che rende Iron Man invincibile) sia addosso al tuo sguardo, soffochi la tua mente, ti bruci addosso o ti geli, ti trasmetta il dolore o il prurito. Per fare questo le linee rette avrebbero dovuto lasciar spazio alle curve imprevedibili, le spiegazioni al mistero, la certezza al terrore, la sicurezza alla speranza. Nessuna bisettrice sulle immagini ma solo l’immagine, unicamente ciò che la vista vede o crede di vedere, la triste desolazione del male fatto per il quale la speranza di salvezza risiede nel tentativo di aiutare (e non si sa contro chi o per chi) sapendo che si fa perché non resta altro da fare. Queste emozioni di un’intollerabile distanza dal mondo, queste sensazioni dell’inutilità dello sguardo (e della sua assurda presenza pur nell’assenza) avrebbe potuto ricondurci non al punto di vista del regista, ma al punto di vista di un’istanza astratta, incoerente e incapace di correggere l’accaduto.

La placenta. Rientrare nel grembo significa mostrare l’Interno attraverso l’Aperto, ossia mostrare l’interno del guscio per vedere dal Dentro l’esterno, e far sentire il dolore e il piacere come se non fosse l’eroe a sfrecciare lungo la vita ma la vita ad attraversare l’eroe. In altri termini: rientrare nel liquido e soffocare per scoprire che la nascita (la lunga sequenza in Afghanistan dell’incipit) è un atto doloroso, è un emergere nel mistero, è un abbandonare non un ritrovare. Iron Man è sempre esistito e Tony Stark l’ha trovato tra le rocce aride dell’Asia, negli sguardi smarriti delle vittime, nelle morti assurde e nell’ipocrisia buonista di chi “controlla” (i jet americani) per abitudine. Chiudersi nella placenta è un chiedersi perché farlo, un esporsi e un esprimere, un capire per carpire. Insomma un conto è dire “stasera sono triste” ma tutt’altro è dire (citando Ungaretti): “Balaustrata di brezza per appoggiare stasera la mia malinconia”. In un caso domina la certezza del Bello, del Bene e del Vero, dall’altro l’angoscia di sapere che il Bene gioca a scacchi con il Male, che il Bello diventerà Brutto, e il Vero è l’altra faccia del Falso. Iron Man è un bellissimo film di ringhiere ma avrei preferito un modesto film di balaustrate.

20 commenti:

domenico ha detto...

più o meno sai come la penso
difetti ne ho trovati anch'io, e parecchi
però alla fine non posso dire di essere molto deluso, questo grazie principalmente (e banalmente) al personaggio
credo che con un regista diverso dal (purtroppo) mediocre Favreau i risultati sarebbe stati di gran lunga migliori
il tuo post, come sempre, è interessantissimo

Anonimo ha detto...

Scorsio di applausi. Soltanto uno come te (e come pochi altri devo dire) poteva trarre una tale mole di interessantissime e profonde considerazioni da un film del genere. Detto questo, molto probabilmente non hai tutti i torti, anzi togliamo il molto probabilmente. Però che dire, il film visto superficialmente e con animo leggere, riesce a divertire ed affascnare, merito soprattutto del grandissimo Downey Jr, piuttosto che del regista che come dice bene Dome, non è che abbia dato proprio il suo meglio...
Ale55andra

chimy ha detto...

Analisi straordinaria, ben superiore a questo film, di cui hai perfettamente sottolineato i difetti...

Ciao

Luciano ha detto...

@Honeyboy. Da fan fanatico della Sci-fi il film mi è piaciuto e Robert Downey Jr. azzeccatissimo (e bravo) nella parte. La delusione è scivolata lentamente nelle mie elucubrazioni rielaborando il film e scartando tutte le tentazioni appaganti che Iron Man mi aveva appicciacato addosso. Più che altro delusione per ciò che poteva essere e non è stato.

@Ale55andra. Concordo perché anch'io in un primo (brevissimo) momento sono rimasto affascinato, catturato soprattutto dall'estro di Downey Jr^^

Luciano ha detto...

@Chimy. Ti ringrazio^^ Purtroppo avrei voluto fare una recensione estasiata, ma non mi è stato possibile, sopratutto perché il film, almeno dai presupposti, avrebbe potuto avvicinarsi a un capolavoro (più o meno come Spider Man). Peccato.

A presto.

Martin ha detto...

Qualche considerazione sparsa.
1- Dire che con un regista di altro livello rispetto a F. il film sarebbe stato migliore è come dire che sarebbe meglio se mi trombassi la Bellucci piuttosto che la mia vicina di casa ottantenne.... Ah però.. ;-)
2- Questo film è stato costruito volutamente per non avere le sfumature emozionali (e non) di un film di Kitano, aspettarsi altro è un errore in partenza.
3- Perchè rovinarsi il sano, genuino, viscerale piacere con elucubrazioni mentali che alla fine ci tolgono qualcosa senza darci nulla di positivo?
Ci sono casi in cui è preferibile tenere il buono e usarlo come viatico per questa vita non sempre tutta rose e fiori.
Altrimenti si finisce per dare prova di autolesionismo.

Luciano ha detto...

@Martin. Un film può piacere o meno e/o indurre a motivare le proprie eventuali delusioni: regia scadente, recitazione sottotono, fotografia pessima, ecc. Logico anche magari chiedersi (nel caso che il film comunque sia anche modestamente piaciuto) perché sono state fatte certe scelte (regista non all’altezza?). La Bellucci è bellissima, ma ti dirò, meglio comunque la ragazza della mia porta accanto, giuro ^_^

Posso essere d’accordo sulla scelta di semplificare le “emozioni”, perché entrando in sala a vedere Iron Man non mi aspetto di vedere Kitano, ma per emozioni intendo anche quelle da montagne russe o da bungee jumping, mentre mi disturbano di più quelle da videogioco.

Perché elucubrare anche dopo la visione mi piace. Mi porto il film a casa, lo rivivo, lo ripenso. La visione non si esaurisce in sala. È un’emozione simile all’amore. Quando baciamo la propria ragazza (mi si scusi per il punto di vista maschilista) sotto il suo portone di casa, poi non ripensiamo al sapore del bacio appena dato? L’amore continua anche dopo. I film che non mi piacciono per niente di solito non li recensisco, anzi non li nomino affatto. Ne ho visti diversi in questi mesi che non recensirò mai. Morale: amo Iron Man ma bacia male^^

L’amore di cui sopra è il mio viatico. Insomma mi diverto.

A presto carissimo Martin e grazie per questa gradita scossa^^

Anonimo ha detto...

Analisi molto bella e lucida. Sottolinei chiaramente i limiti del film e mi trovi anche d'accordo. Però, nonostante l'entusiasmo del post visione mi stia a poco a poco abbandonando, continuo a conservarne un ottimo ricordo. Forse mi ha colpito così tanto perchè mi aspettavo proprio poco da questo ennesimo marvel movie.
(Ma solo a me non è piaciuto Spider Man? ^^ )

Ciao,
Lorenzo

Luciano ha detto...

@Lorenzo. Infatti il film non è pessimo, anzi non sono neppure pentito di averlo visto. Lo rivedrei, lo rivedrò, perché Marvel e Sci-fi li ho nel sangue. Il fatto è che (da fanatico del genere) pretendo di più, molto di più. Quando uscirà comprerò il DVD e lo metterò accanto agli altri DVD della Marvel (nei pressi dei 6 Guerre Stellari).

Anonimo ha detto...

anche se non l'hai esplicitata (almeno credo, perché la tua prosa è piacevole e acuta, ma piuttosto complessa) credo che parte della tua mancanza di entusiasmo (non parlo di delusione) dipenda anche da una mancanza di complessità narrativa. credo che se si fossero fatte scelte meno manichee (dietro le quali non è difficle leggere dell'ideologia) tutto sarebbe stato più indefinito, e magari anche gli esoscheletri di magnifico acciaio sarebbero stati più simili alla fragile pelle.

FiliÞþØ ha detto...

Stavolta mi trovo in disaccordo...nel senso che da un film del genere non chiedevo di più...

Anonimo ha detto...

>>>La lunga introduzione che illustra le cause della nascita di Iron Man, le immagini che mostrano gli sviluppi della costruzione dell’ “armatura” tecnologica, gli scontri in Afghanistan per difendere i più deboli e l’epilogo con la battaglia tra Iron Man e il più gigantesco contendente di ferro, è una sequela ininterrotta, lineare, geometrica, di immagini esplicative, dimostrative; è una frase classica costruita per chiacchierare, raccontare, evidenziare. Invece di mostrare, spiega; invece di catturare, prova a convincere; invece di emozionare, ammicca.

Ahimé, non sono d'accordo neanche un po'-- Ma neanche un po': ho letto e sentito il film in maniera totalmente diversa. Vabbe'. Saluto ;)

Luciano ha detto...

@Iosif. Scelte narrative più complesse: può darsi. Ma a volte anche film narrativamente "complessi" possono cadere nella banalità. Comunque una struttura narrativa più attenta alla sfera della connotazione (ma sorretta da un linguaggio filmico un po' avvolgente, o meglio implicante almeno punti di vista diversi) avrebbe probabilmente giovato al film. Insomma, ad esempio, avrei voluto per un attimo vestire i panni del bimbo afgano salvato da Iron Man. A presto^^

Luciano ha detto...

@Filippo. Capisco (e infatti lo hai chiarito bene nella tua recensione). Io invece ho preteso di più proprio perché il film ha un certo spessore e non è banale. La Sci-fi mi piace tutta (o quasi), anche quella evanescente, e mi spiace perché Iron Man invece poteva rasentare e superare la qualità dei primi due Spider-Man.

@Gahan. Sì, mi ricordo della tua bella recensione, che in parte (adesso potrebbe anche sembrarti strano) condivido. Questo per dire che il film non è male. E' appunto un bel film di ringhiere. ;)

Christian ha detto...

Un film – che comunica con lo spettatore attraverso una combinazione unica di regia, sceneggiatura, montaggio, recitazione... – è sempre di più della somma delle sue parti: ecco perchè a volte, "smontando" il giocattolo, si rimane un po' delusi. Secondo me, però, anche una regia "normale" (ma non mediocre) come quella di Favreau va più che bene se il resto è all'altezza e comunque superiore alla media dei blockbuster hollywoodiani di questo tipo. Ciao!

Luciano ha detto...

@Christian. Un film sicuramente superiore ai vari blockbuster, eppure i miei appunti sono soprattutto derivati proprio dalla scarsa coesione del film, nel senso che Iron Man probabilmente non va oltre la somma delle parti. Un film carino, gradevole che avrei potuto anche apprezzare maggiormente se fosse stato un qualsiasi altro film. In questo caso però (forse sono troppo intransigente) provo un leggero dispiacere.

Anonimo ha detto...

complimenti per il bellissimo blog...vi linkiamo sul nostro appena nato...veniteci a trovare

ciao, francesco

http://cineclubbandeapart.blogspot.com/

Luciano ha detto...

@Francesco. Vi ringrazio per i complimenti e per il link. Passo a trovarvi quanto prima :)

Roberto Junior Fusco ha detto...

Io me lo sentivo che questo film era da evitare... (magari esagero)

Luciano ha detto...

@Roberto. Il film non mi ha entusiasmato ma secondo me rimane sempre un film da vedere. Non è che sia un brutto film, anzi il film è gradevole e divertente, ma non mi ha convinto del tutto. Comunque non ho rimpianto i 7,5 euro del biglietto.