2 gennaio 2008

Cotton Club (Francis Ford Coppola, 1984)

Cotton club, anche se non sembra, è un film sperimentale, è il tentativo, quasi del tutto riuscito di formare un cinema trans-classico, ossia un cinema che, attraversando l’epoca del cinema classico ci porta direttamente, tramite il moderno, nell’era del postmoderno. E Coppola svolge questo compito non attraverso il linguaggio formale, mostrando il film in fieri o facendo leva sulla deissi, ma attraverso un’intenzione “narrativo-attanziale” che sia trasportata dalla musica. La musica è l’aspetto che dà ritmo al film, che trascina gli eventi e li disturba o li realizza. In tal modo si può affermare che il film è un musical e un gangster-movie, una storia d’amore e un melodramma, un film sociale e storico: quindi ibridazione diretta e organizzata dal ritmo musicale. Il Jazz suonato dai grandi jazzisti neri degli anni venti e ballato da ballerini di colore si mescola e si trascina nel ritmo incessante delle pallottole che scheggiano in ogni dove, sparate dai revolver dei picciotti mafiosi. In un incessante e trascinante scorrere di immagini, suoni e rumori (i dialoghi sono quasi abbandonati a se stessi) il film si trascina verso l’epilogo lasciando nella mente un’eco memorabile di quei tempi. Ecco, io mi immagino l’epoca proprio in quel modo. E non importa se non era così, o se lo era in maniera differente. Importa invece che le sfumature “musical-gangsteristiche” danno forma all’immagine di un’epoca che fu insieme traumatica e mitica, drammatica e superficiale. Il linguaggio classico consunto e logoro viene come rinfrescato da Coppola attraverso una grandeur di mezzi ed effetti speciali (il film costò circa 47 milioni di dollari). Un film tradizionale che mostra il passaggio del potere da una criminalità organizzata di origine soprattutto europea, alla potente e nascente malavita italiana. Il proprietario del Cotton è l’irlandese Owney mentre l’olandese Dutch è il boss del racket. Costoro saranno ben presto soppiantati da Lucky Luciano (che nel film agisce nell’ombra). Si è detto spesso che il film è un perfetto meccanismo simmetrico: neri che cantano e ballano e hanno successo ma che non possono entrare nel locale (ma c’è anche il bianco Dixie che suona la tromba), due fratelli bianchi e due fratelli neri, una coppia bianca e una nera, le due donne hanno in comune di essere legate a chi le mantiene e solo nell’epilogo si convertono all’amore, due sodalizi tra gangster. In altri termini è lo stile melodrammatico che domina nel film (almeno analizzandolo da un punto di vista narrativo): morti drammatiche, l’amore che vince, l’onore del malavitoso (Lucky Luciano) che sconfigge il gangster di vecchio stampo (volgare e crudele). Il film è ambientato in un’epoca a cavallo tra gli anni venti e trenta durante la grande crisi del ’29 e il locale è il mitico Cotton Clunb di Harlem dove il jazz dei neri poteva finalmente avere una ribalta di lusso e un pubblico (rigorosamente bianco) che li applaudiva. Il club contribuì a rendere famosi jazzisti come Fletcher Henderson e Duke Ellington , nonché dopo il 1931, Cab Calloway e infine Jimmie Lunceford. Partendo dal ritmo musicale di una colonna sonora che non lascia tempo di respirare Coppola riesce a creare una grande e unica ritmica (ma anche metrica?), dove il cinema mostra la sua stessa grandezza, ossia la capacità di prendere storie, eventi, situazioni per immortalarle nell’immaginario collettivo, costruendo ex-novo il respiro di un’epoca. Grazie alla colonna sonora di John Barry (tra cui i bellissimi brani di Duke Ellington quali “The Mouche”, “Cotton Club Stomp”, “Mood Indigo”) il film acquista un suo senso totale, e la musica diventa come un collante che ci trasporta nel magico mondo del cinema fino al suo epilogo, fino al momento in cui il Cotton Club si apre a un fantasmagorico mélange di Verosimiglianza (che non è il Reale) e Vero (che per me non è l’effetto di Reale), cinema hollywoodiano e rivista di Broadway, costumi dell’epoca, stazione ferroviaria e treno dove sale la coppia di bianchi. In questo finale il cinema si riappropria della sua essenza, mostra l’uscita dallo spettacolo del Cotton Club e il suo mondo di gangster, donnine, cantanti neri, picciotti, per entrare in altri spettacoli, per raccontare altre storie (il treno come metafora di un nuovo inizio, di una nuova vita). Cotton Club è metacinema riuscito non nel mostrare gli strumenti del suo formarsi (senza rimanere nell’immagine come spesso fa il cinema moderno), ma nel forzare la narrazione, nell’impostare il racconto come forma astratta (nel senso di estrarre) da una meravigliosa koinè(1) cinematografica.

Post Scriptum. "La mia idea - una piccola idea - era di realizzarlo usando lo stile teatrale degli show che si allestivano allora al Cotton Club, mettendoci dentro, magari qualche scheggia 'dadaista' alla Man Ray. Da un lato, quindi, l'elemento drammatico (come uscire dall'asservimento sfruttando l'unica arma che si ha: il talento), dall'altra l'aspetto musicale, ricreato con un supporto maniacale, miscelando le orchestrazioni dell'epoca con i sosia di Duke Ellington, di Cab Calloway, di Armstrong". (Francis Ford Coppola, intervista a l'Unità, 23 dicembre 1984).

(1) Mi si scusi la forzatura nell’uso del termine







18 commenti:

Anonimo ha detto...

Non ci crederai ma proprio in questi giorni stavo pensando che mi manca questo film di Coppola e voglio recuperarlo...
Molto interessante la tua analisi, in particolare l'idea di cinema trans-classico che proponi in relazione al film.

Lo recupererò...

Un saluto

Anonimo ha detto...

come sempre bravissimo. purtroppo non l'ho visto ma hai fatto venire anche a me la voglia di recuperarlo.

"ossia un cinema che, attraversando l’epoca del cinema classico ci porta direttamente, tramite il moderno, nell’era del postmoderno."

"Cotton Club è metacinema riuscito non nel mostrare gli strumenti del suo formarsi (senza rimanere nell’immagine come spesso fa il cinema moderno), ma nel forzare la narrazione, nell’impostare il racconto come forma astratta (nel senso di estrarre) da una meravigliosa koinè(1) cinematografica."

mi hai messo l'acquolina in bocca!
interessante notare come tutto il cinema di Coppola sia sempre stato attraversato da un più o meno sottile sperimentalismo. (vedi il sottovalutatissimo "un sogno lungo un giorno".

bricolageisterico/deliriocinefilo

Luciano ha detto...

@Chimy. Naturalmente è solo una mia impressione. Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensi.

@Delirio. Verissimo. Il cinema di Coppola è così. Lo sperimentalismo è una costante del suo cinema, il fatto è che questo straordinario regista riesce a renderlo trasparente. "Un sogno lungo un giorno" (sì, purtroppo sottovalutato e anche un flop di incassi), è per me un ottimo film, per niente banale come molti hanno affermato, solo perché in fondo è la storia di due innamorati che si lasciano e poi si rimettono insieme. Se si dovesse giudicare un film o un romanzo solo dalla storia allora forse non dovremmo né leggere romanzi, né vedere film.

Anonimo ha detto...

Questo è uno di quei film che anche se non li hai visti sai già che ti piacerà un sacco!!
Ale55andra

Luciano ha detto...

@Ale55andra. Penso di sì. I presupposti ci sono tutti (e inoltre il regista è Coppola), anche se forse a qualcuno potrebbe non piacere. ;)

domenico ha detto...

questo coppola mi manca, mannaggia (ma ho la colonna sonora, molto bella :-) )
le tue recensioni mettono sempre una gran voglia di vedere il film!
non si sa quando (prima o poi, di tempo ce n'è!), ma non appena lo vedo poi ripasso a leggere

M.S. ha detto...

Cotton Club mi manca! Lo avevo acquistato in dvd e prestato ad un'amica senza neppure averlo visto; non è più tornato indietro!

p.s. nel contesto del tuo discorso il concetto di "koinè cinematografica" non suona affatto come una forzatura.

Luciano ha detto...

@Honeyboy. Se hai apprezzato la colonna sonora, dovrebbe piacerti anche il film. Allora resto in attesa di un tuo giudizio su Cotton Club. ;)

@Mario. Ti ringrazio per aver approvato il termine "koinè" che è una parola precisa che obbliga, quando la si utilizza, a stare molto attenti. Mi dispiace per il tuo DVD (cerca di recuperarlo), io invece possiedo una vecchia cassetta VHS.

Anonimo ha detto...

anche questo mi manca! non vedo volentieri i film con gere ma visto che è di coppola e ci sono le musiche di duke, non posso non vederlo! ciao

Luciano ha detto...

@Mash. Come hai detto il film è di Coppola e inoltre la colonna sonora è il fantastico Jazz del Cotton Club. Viste le premesse il film dovrebbe piacerti. Ciao.

Roberto Junior Fusco ha detto...

Cercherò di recuperarlo, è uno dei pochi che non ho ancora visto di Coppola. L'altro giorno ho rivisto Rusty il selvaggio. Meraviglioso. Forse esagero.
La tua recensione invoglia, come sempre, a ragionare sui film.

Luciano ha detto...

@Roberto. Con Rusty il selvaggio non esageri. Anzi mi hai ricordato un film che non vedo da tempo. Dovrò rimediare. Sul cinema di Coppola ci sarebbe in effetti tanto da ragionare, ogni suo film è una nuova scoperta.

AlDirektor ha detto...

Visto il tuo commento sulla mia recente opinione di questo film di Coppola, mi sembrava giusto, visto che me lo hai anche detto, venire qui su queste pagine e leggere la tua recensione di "Cotton club". Davvero ottima direi e non solo per la particolare analisi che fai del film, ma soprattutto per la grande cultura che dimostri di avere. Scrivi e "citi" di continuo, riuscendo a tenere tutto perfettamente in ordine. Non sono solo tue opinioni, ma un eclettico commento critico del film. Molto probabilmente confermerò questa mia opinione dopo aver letto l'analisi di "INLAND EMPIRE".

Luciano ha detto...

@AlDirektor. Ti ringrazio anche se confesso che in parte mi sono pentito di averti segnalato questo mia post. La mia indicazione era un modo per confermare la mia totale sintonia con la tua affascinante recensione. Ciò che conta è che Coppola ci ha regalato un film meraviglioso. (Hai visto "Un sogno lungo un giorno", sempre di Coppola?)

Unknown ha detto...

No no ma che ti penti! Hai fatto bene a dirlo, così posso anche "confrontare" la tua opinione con la mia.
No, quel film di Coppola non l'ho visto, forse anche perchè non mi è mai capitato di "trovarmelo" di fronte. Merita una visione?

Luciano ha detto...

@AlDirektor. E' un musical costato una cifra enorme e che fu un completo fallimento. Persino la critica lo snobbò. Ma Coppola amava sperimentare e il film sperimenta soprattutto l'uso dell'elettronica (è del 1982). Piace a pochi ma per me è un bellissimo film e merita una visione, ma non è detto che ti piaccia.

Unknown ha detto...

Comunque lo vedrò appena posso. Amo visionare quei film che "piacciono a pochi". Grazie della "soffiata" :D

Luciano ha detto...

@AlDirektor. Grazie a te. Non vedo l'ora di leggere una tua recensione sul film.