24 aprile 2008

L’Aleph e l’occhio - il cinema di Peter Greenaway (1/3)

Quella che segue è la trascrizione dell'intervista-documentario su Greenaway curata da Massimo Galimberti

"Molti di quelli che vanno al cinema, dopo 105 anni di produzione cinematografica, si aspettano che venga loro raccontata una storia. Non credo che il cinema sia un mezzo adatto alla narrazione. Se vuoi raccontare una storia, è meglio che tu faccia il romanziere. Il fatto che il cinema migliore non sia narrativo porta a paradossi e contraddizioni di cui mi sono occupato negli ultimi 15 anni. Ma c’è un problema: se si cerca di minimizzare o eliminare la narrazione, va trovato un altro modo di organizzare il materiale, altrimenti ci si trova nell’incoerenza e nel caos. Ho iniziato come pittore, mi interessavano molto i metodi e le classificazioni. Per questo ho usato spesso sistemi diversi dalla narrazione per organizzare il materiale cinematografico. Utilizzo le classificazioni numeriche, il simbolismo e la codificazione dei colori, e sicuramente anche i sistemi alfabetici"

Acqua

L’acqua si presenta in forme diverse: come nuvole o ghiaccio, acqua stagnante, acqua di mare, come condensa... è responsabile del clima, fondamentale per la meteorologia. Influenza il modo in cui gestiamo la nostra vita quotidiana ed è legata alla nostra origine: siamo tutti nati dall’acqua, dal liquido amniotico. I nostri corpi sono di acqua all’80%, la superficie terrestre lo è per 3/5. D’altro canto l’acqua in occidente ha sempre simboleggiato la pulizia e la detersione. Nel senso metaforico: la purificazione. Entrando in chiesa, ci si fa il segno della croce con l’acqua santa. E’ la continuazione dell’idea pagana della purificazione per accadere a un luogo sacro. Quando si parte per un viaggio, si lava il proprio corpo per prepararsi...C’è un impianto a Milano che si chiama “Wash and Travel” per questo motivo. In terzo luogo, l’acqua è un elemento estremamente fotogenico. E’ affascinante da riprendere. Si riflette, brilla, contiene luce...Acqua profonda, acqua bassa, cascate, goccioline, lacrime...Le immagini diventano astratte ed emozionanti. Non ti delude mai, è sempre interessante da riprendere. Per questi 3 motivi è un elemento molto utile, una metafora straordinaria è una fonte di energia molto fotogenica. L’acqua crea anche la situazione che mi permette di esaminare il corpo umano. In fondo tutti si spogliano per lavarsi. Molte scene dei miei film si svolgono nei bagni, spazi in cui la pulizia è al primo posto.


Architettura


“...quando s’aprono le pagine di questo libro, facciate prospettive balzano fuori a tutto tondo. Vi sono modellini di vari edifici costantemente oscurati all’ombra di nuvole passeggere. Brillano le luci di notturne vedute urbane e s’ode musica dall’interno di saloni e torri....”


Sono affascinato e interessato in modo del tutto profano all’architettura di ogni epoca, soprattutto contemporanea. Forse perché penso all’antica affermazione di Vitruvio che la migliore istruzione era quella da architetto. Disse anche che costruire edifici forse era una pessima educazione perché rivelava troppo riguardo al mondo e, in certi casi, si veniva a creare una tale perplessità che faceva pensare che nessuno sarebbe mai riuscito a produrre architettura.

Artificio


Sono un regista molto razionale con una forte coscienza di sé e non mi interessano particolarmente le illusioni. Può sembrare una contraddizione perché il cinema... è per definizione un mezzo di evasione, dovrebbe dare un’illusione che permetta di fuggire dalla propria posizione geografica. Ma per me il cinema, come la pittura, è un’arte profondamente artificiale. La vita sarà sempre più interessante, più divertente più pericolosa e più emozionante di come possa apparire al cinema. Per questo credo che la cosa migliore che tutta l’arte drammatica degli ultimi 2000 anni abbia fatto, sia stato avvicinarsi alla realtà attraverso l’artificio. Prima di tutto, è più onesto. Se non puoi filmare la realtà, perché provarci? Fallirai sempre. La cosa migliore è mostrare il proprio vocabolario in anticipo. Così le immagini e il cinema che realizzo sono sempre coscientemente organizzati in modo da rendere evidente che ciò che guardi è un film. E’ un artificio, è completamente artificiale. Ha le sembianze di un mondo riconoscibile, ma è solo un costrutto artificiale. Quindi ho sviluppato un vocabolario di meccanismi che lo dimostra sempre.


Bambini

‘ i bambini giuocano/nuovissimi giuochi, noiose astruse propaggini/ del giuoco dell’Oca ‘


Corpo



“Un pò di oro, un pò di carbone. Un pò di ossa, un pò di cera.”

Forse il mio interesse nasce dal fatto che nella pittura si pone sempre il corpo al centro del quadro. Sono interessato alla corporalità, alla fisicità. In qualche modo il corpo umano nudo è senza tempo, non è interessato dagli aneddoti dei cosmetici e degli abiti nel senso che non è dettagliato. E’ una dimostrazione di sensualità, ma anche di vulnerabilità.

Cibo


“...non è il mio Albert, è Mike il mio amante avevi giurato che l’avresti ammazzato e lo hai fatto, avevi giurato che te lo saresti mangiato e adesso te lo mangi, cosa ti prende Albert? Forchetta e coltello ce l’hai e sai anche usarli bene! O tutte quelle buone maniere te le sei dimenticate...”


‘Il nostro piacere per il cibo è innestato nell’immensa attrattiva che riveste il pensiero in prospettiva di mangiare noi stessi. J.G. Ballard’

Calligrafia


Circa 4 anni fa ho realizzato “I Racconti del Cuscino” che trattava delle mie ansie su testi e immagini. Ho già detto che non abbiamo ancora visto niente del cinema, ma solo 105 anni di testo illustrato. La domanda è quale dei due venga prima: testo o immagine. Dobbiamo pensare ad un cinema basato sulle immagini, questi sono i temi che tratto sempre nei miei film. Oggi lavoriamo tutti sui computer, quindi abbiamo interrotto il rapporto speciale che c’era tra corpo, immaginazione, spalla, mano, penna e carta. Il corpo è sempre stato basilare per creare il testo e i simboli attraverso cui comunichiamo la storia e la cultura del mondo. Sicuramente c’è un prezzo da pagare per questa frattura. Ogni “R” che batti sulla tastiera sull’iMac è sempre la stessa “R”. In calligrafia, lo scrivere può rendere una “R” pigra, forte, debole, povera, evidente o meno, confusa nella nebbia o nella neve. La manifattura di una lettera “R” può essere stabilita in modo che contribuisca alla comunicazione.


Colori


“... perchè non hai portato la vernice rossa? – no, Sissì, oggi è martedì il colore del martedì è il giallo non il rosso...”


‘La luce mi sospinge ma il colore m’attenua predicando l’impotenza del corpo, bello ma ancor troppo terrestre. A. Merini’

Documentario


Ho iniziato la mia carriera facendo soprattutto documentari. Ma mi sono subito reso conto che non solo quelli in cui ero coinvolto, ma in tutto il corso della loro storia, i documentari sono convenzioni, invenzioni e in molti casi artifici tanto quanto la produzione dei lungometraggi. Ma c’è sempre la sensazione che i documentari debbano raccontare la verità, che non debbano imbrogliare, né essere ricostruzioni. Lavoravo per un’agenzia che faceva documentari e a fine anni 60 ne stavano girando uno su chi inala la colla. Ragazzi giovani che, nei negozi di ferramenta, compravano la colla con un alto quoziente di evaporazione. Sniffavano questi vapori per sballarsi. Il produttore si stava spazientendo,non otteneva buone inquadrature. Così diede a un ragazzo dei soldi per fargli comprare la colla e fabbricare le prove. Per me era troppo. Non ho più voluto trovarmi in una situazione eticamente problematica come l’industria della ricostruzione di documentari. Mi sembra vergognoso pensare di chiudere la realtà nel cinema. La mia risposta a questi problemi è dire volutamente delle bugie. Sono un regista che inventa. Il mio è un cinema artificiale che cerca la verità attraverso la menzogna. Ciò che obietto ai documentari della tradizione inglese è che vogliono far credere di dire la verità.



(le frasi tra virgolette e in corsivo, se non riportano autori specifici, si riferiscono a frasi tratte da alcuni dei film di P. Greenaway)

22 commenti:

Luciano ha detto...

Molto interessante e pieno di spunti notevoli questo post sul documentario di Greenaway "L'Aleph e l'occhio". Concerne l'organizzazione del materiale perché per Greenaway il cimena non deve raccontare storie in quanto è molto più simile alla pittura. Mi piace in particolare "A" come "Artificio": l'arte deve avvicinarsi alla vita mediante l'artificio. Concetto notevole. Questo mi piace di Greenaway. Infatti la vita reale è molto più interessante dell'arte, ma l'arte è un meccanismo (il cinema è un meccanismo) che ri-costruisce il caos per renderlo "riconoscibile". Sei d'accordo Vale?

Pickpocket83 ha detto...

Greenaway! era da un po' che non lo tiravamo in ballo! gran bel post, i miei complimenti ad entrambi. Splendido, densissimo di spunti di riflessione. Bellissime le considerazioni sull'architettura e sui "segni" scritti. Ora attendo con ansia gli altri post, da buon greenawayano aficionado di cinemasema.

Saluti, a presto ;-)

Luciano ha detto...

@Pickpocket. Ti ringrazio, ma il merito, e la pazienza, di avere trascritto l'intervista va a Vale. Comunque un documentario interessante, la sintesi della "poetica" di Greenaway, una vera e propria teoria dell'arte. Come hai sottolineato, utilissimo per una riflessione e magari una proficua discussione tra chi non apprezza il "pittore-regista" e chi invece lo considera un grande artista.

A presto ;)

Anonimo ha detto...

bel documentario, lo trovai facendo ricerche per la tesi.

ciao.

Non ho semplicità ha detto...

Documentario interessantissimo, trovato per caso qualche anno fa, su raisat cinema.
Uno strumento molto utile per imparare a conoscere la logica creativa del "pittore-regista-artista" Greenaway.

Non ho semplicità ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Non ho semplicità ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Non ti sarò mai sufficientemente grato per codesto sublime post!

Vale ha detto...

Luciano. Si sono daccordo, inoltre penso che il caos di cui parli sia più qualcosa che risiede dentro di noi, per cui il cinema o qualsiasi altra forma d'arte, se cosi concepiti, possono sicuramente aiutarci a ri-costruirci oppure ad orientarci.

Luciano ha detto...

@Iosif. Quindi ti sei laureato su Greenaway. Interessante. Grazie per la visita.

@Non ho semplicità. E' vero. Questo documentario è uno strumento fondamentale per conoscere il procedimento di costruzione artistico di Greenaway.

@Conte. In effetti il lavoro di Vale è stato notevole. Grazie a te per la visita.

@Vale. Sì, in effetti l'arte serve (anche) ad orientarci; però secondo me non nel senso di mostrarci un "circuito" da seguire o da contemplare, ma nel senso di mostrarci la complessità caotica del mondo allo scopo di non farci irretire in "facili" (e/o demagociche) ri-costruzioni e sequenze politiche del reale. Secondo me Greenaway alla lettera D (Documentario) spiega bene questo concetto quando afferma che è vergognoso chiudere la realtà nel cinema e che la sua "risposta a questi problemi è dire volutamente delle bugie".

Roberto Junior Fusco ha detto...

Mamma mia quanti spunti interessanti di discussione ci sono in queste dichiarazioni!

Slow Traveller ha detto...

AHHH!! Quanto l'ho macinato questo documentario per la mia tesi decifra-Greenaway! :)

Che ricordi...grazie per la trascrizione, che leggo con molto piacere!

Luciano ha detto...

@Bruna. La trascrizione di Vale è stato un lavoro faticoso ma secondo me degno di attenzione. M'incuriosisce la tua tesi su Greenaway.

Slow Traveller ha detto...

@Luciano. Sì un lavoro davvero lodevole quello di Vale, e che sono sicura sarà apprezzato da tanti...

La mia tesi...si intitola(va) "Il digitale nel cinema di Peter Greenaway. Verso una rifondazione postmoderna dell'estetica cinematografica", un lavoro devo dire 'sofferto' ma interessante, attraverso il quale ho cercato di leggere tutta la cinematografia greenawayana come preludio al suo elogio del digitale, con il quale sconfigge definitivamente le "tirannie del cinema", suo cruccio a partire dai primi corti "strutturalisti"...

E quindi...dopo aver vissuto per alcuni mesi in funzione di questo artista fin troppo poliedrico...perdonate il mio entusiasmo e il mio coinvolgimento, ogni volta che se ne parla... :)

Luciano ha detto...

@Bruna. Ho visto che hai un blog. Per caso hai pubblicato estratti o riassunti della tua tesi sul tuo blog? Sarebbe inrteressante approfondire l'argomento (lo so il tempo per tutti è quello che è).

Non ho semplicità ha detto...

C’è un impianto a Milano che si chiama “Wash and Travel”

si riferisce a questo .

Luciano ha detto...

@Non ho semplicità. Grazie per l'interessante informazione. Purtroppo non posso recarmi a Milano, e a quanto pare ultimo giorno utile il 7 maggio! Tu ci sei stata?

Slow Traveller ha detto...

@Luciano. No,ho cominciato a tenere un mio blog solo da un anno, e non ci ho mai inserito estratti di tesi...però non sarebbe una cattiva idea :)

p.s. Non mi pare di essermi mai loggata inserendo l'indirizzo del mio blog...internet, questo sconosciuto! :S

Non ho semplicità ha detto...

No, purtroppo non ci sono stata.
Confido nella proroga estiva...
chissà...

Luciano ha detto...

@Bruna. Misteri di Internet, infatti oggi non riesco a "vederlo"(a questo punto mi spiace non aver preso l'indirizzo). Se tu dovessi decidere di commentare senza essere sloggata, passerò volentieri a visitare il tuo blog.

@Non ho semplicità. Speriamo nella proroga. ;)

Marco Delli Gatti ha detto...

Blog molto interessante e ben gestito complimenti.
Mi chiamo Marco Sono uno studente unioversitario, vorrei mettermi in contatto Con la blogger Bruna in quanto sto preparando una tesi su Peter Greenaway,e se fosse possibile vorrei chiedere un aiuto su alcune tematiche da trattare.
La mia e-mail è articontratti@hotmail.com, se potete aiutarmi ve ne sarei molto grato.a rileggerci Marco

Luciano ha detto...

@Marco. Grazie per i complimenti anche da parte di Vale (curatrice di questo post). Purtroppo non ho contatti con Bruna e non riesco a vedere il suo blog, perché il suo profilo non è disponibile. Spero che Bruna legga questa tua richiesta. A presto.