14 novembre 2007

The Tulse Luper Vj performance event (Poggibonsi, 9/11/2007)

Lo spettacolo dovrebbe iniziare alle ore 21 ma lui arriva in ritardo di venti minuti. Poco male. Nel frattempo arrivano i soliti ritardatari che si siedono tranquillamente nei loro posti prenotati. Ma ecco un inconveniente: ho prenotato 2 posti una settimana prima (due poltrone da 20 euro cad.) J1 e J2, ma si sono accorti che sono troppo vicini a due proiettori orientati in alto, verso due schermi di medie dimensioni posizionati sopra le nostre teste. Ci retrocedono alla fila M (M2 e M3), anche altri spettatori, appena arrivati, vengono mandati più indietro. Eccolo, arriva. Applausi. Una breve presentazione dell’organizzatore. Greenaway spiega brevemente di cosa si tratta sottolineando che per la prima volta (su circa una trentina di spettacoli di questo genere) gli spettatori sono obbligati a stare seduti per un’ora, tanto dura lo spettacolo multimediale. In fondo alla sala dominano tre schermi allineati al posto del classico schermone cinematografico, mentre altri due sono stati posizionati sopra le nostre teste. Ci sono anche quattro Tv LCD, ma non risultano interessati dalla performance del regista mostrando solo scene fisse che cambiano ad ogni nuovo episodio. Prima di salire tra di noi (la presentazione è avvenuta sul palco del teatro da 600 posti) dice che chi lo desidera può ballare. Si comincia. Greenaway si posiziona alla sua consolle: un grande monitor, credo al plasma, che non è altri che una moderna consolle di regia dove si scelgono le immagini “toccandole” per trasferirle sui tre “rettangoli” posizionati nella parte alta, e da qui ai tre grandi schermi della sala (i due in alto sono cloni dei due schermi laterali). Lui si mette a sinistra guardando verso il proscenio, alla sua destra il Dj Radar osserva un piccolo schermo su cui scorrono le immagini “toccate” da Greenaway, permettendogli di montare il “suo” sonoro grazie ad una apparecchiatura da Dj (ammetto di non essermi soffermato ad osservare gli strumenti). Spente le luci, sugli schermi scorrono, apparentemente in modo casuale, le sequenze della trilogia di Tulse Luper, rispettando, ma non del tutto, l'ordine cronologico della sceneggiatura (dalla valigia 1 alla 92) e rispettando anche certe simmetrie che si ripetono (credo) ad intervalli regolari. Guardando gli schermi e lasciandomi andare al gorgo ineffabile delle immagini m’accorgo di una "ritmica" impressionante, di un ritorno uguale del disuguale. Il sonoro è in inglese, ma non importa. Siamo davanti a qualcosa che va oltre il cinema, qualcosa che somiglia alla video arte, ma che secondo me, ripensandoci adesso dopo alcuni giorni, non è proprio video arte. La cosa che mi ha impressionato (descrivo le mie sensazioni) è la trasformazione lenta e costante del mio sguardo in uno sguardo-altro, un vedere che assorbe le immagini come gioco esterno inafferrabile. Mi spiego meglio: non è stato come vedere l’esterno dall’interno, ma come vedere l’interno dall’esterno. Lo so, non mi sto spiegando. Insomma se lo sguardo fosse la nostra voce, è come se avessi udito la mia voce dall’esterno. Ma tutti sappiamo che siamo gli unici a sentire la nostra voce dall’interno che è differente dalla nostra “vera” voce percepita dagli altri, proprio perché non ascoltiamo con le orecchie ma con la gola. Con l’immagine invece non è così: la nostra visuale è limitata a quella porzione di mondo che si posiziona davanti ai nostri occhi: vediamo l’esterno, ascoltiamo l’interno (mi riferisco alla nostra interiorità). Il caleidoscopico ritmo simbolico-musical-matematico ha riflesso il mio sguardo verso me stesso rigettandolo nel mio interno. Lasciandomi andare al flusso delle onde visivo-sonore, il mio corpo galleggia sulla cresta di un interminabile adesso, e lo sguardo, piegato inesorabilmente dalla luce, non riesce più a controllare diegeticamente le immagini, riflettendosi in esse come sguardo-iconico (nel senso di sguardo che non decifra ma che vive). Forse un happening, un coinvolgimento metafisico, come uno sguardo-anima che si eleva ad osservare ME STESSO, ovvero l’immagine-idea che mi sono fatto della performance, rivelando la mia egocentrica visuale e quindi smascherando la presunzione di luogo (io che da un luogo vedo) annullando il punto di vista. E in cambio? Una condizione immanente. Come essere colpiti da uno sguardo che conosci, un occhio, un vedere dall’esterno il tuo stesso interno, mescolandoti, contaminandoti con i riflessi di Tulse Luper. Parafrasando Rimbaud: "Io sono Tulse Luper", ma non per identificazione narrativa, per trasporto emozionale, bensì per allontanamento, privazione, perdita della organicità, perdita della certezza del proprio sguardo. Il risultato è stato un completo smarrimento e una non-condizione. Ma non come in un sogno, non come nel mondo onirico immaginario, ma come in un reale-altro, una realtà che non c’è ancora e che forse non ci sarà mai, un reale alieno, distante, frammentario, impalpabile, evanescente, ma (cavolo!) reale. Scusatemi, ma non so spiegarmi. Mi arrendo all’evento e dico che non serve a nulla parlarne. Altri avranno avuto altre sensazioni. Greenaway ringrazia. Si lamenta del fatto che nessuno ha ballato. Forse avremmo dovuto farlo. Non credo. Almeno non volontariamente, ma solo se il nostro corpo così avesse deciso. Non è successo perché abbiamo vissuto il momento esperendolo in tre dimensioni (più una quarta lineare e monotona) e il corpo è riuscito ancora una volta ad essere dominato dalla gravità. Pensiamo in modo tridimensionale, ma dovremmo farlo almeno in modo quadridimensionale. Il giorno dopo Greenaway ha dato di stupido ad un cinefilo che gli aveva chiesto se non ritenesse questa performance più vicina alla video-arte che al cinema. Greenaway si è indignato per questa "stupida" domanda, perché per lui finché continueremo a creare dei confini non potremo percepire veramente il momento estetico. Ma come ho detto la video arte è un’altra cosa. Senza disturbare Beuys o Godfrey Reggio o Nam June Paik, Bill Viola, Cindy Sherman, basta pensare ai recenti Matthew Barney e Tony Oursler; o al nostro Stefano Cagol. Basti pensare ad esempio ai magnifici film sperimentali di Barney: Cremaster o a Drawing Restraint 9, realizzato in parte in collaborazione con la moglie Björk. In questi video (ma il mio giudizio è molto riduttivo, perché fra autore e autore, video e video vi sono differenze abissali) si ha un lento passaggio dalla video-arte al cinema sperimentale (in particolare con Barney). Allora mentre il cinema viaggia verso la video-arte, la video-arte prosegue in direzione opposta? Allora ha ragione Greenaway? Sono confuso, indeciso, incerto, dubbioso. Benissimo. Non è proprio questo il compito della video-cinem-arte?

Qui sotto: Alcune scene di Cremaster di Matthew Barney






32 commenti:

chimy ha detto...

Sembra molto molto interessante... ti dico la verità: mentre leggevo la prima parte del post, tra me e me, pensavo: allora è video-arte questa performance...
Poi tu e Greenaway (^^) mi avete fatto cambiare idea nella seconda parte del post...
Forse, come hai sottolineato, è qualcosa di indefinibile, ma da vivere come esperienza soggettiva.
Ti invidio che l'hai vissuta..
Ciao, a presto

domenico ha detto...

ma che bello aver vissuto e sperimentato sulla propria pelle questo spettacolo (posso invidiarti un po' ??)
sui confini video-arte\cinema non saprei bene cosa dire (mi posi questa domanda mentre guardavo la jetée di marker... di certo cinema non è, ma le emozioni che regala sono uniche)

Luciano ha detto...

@Chimy. Ho cercato di descrivere le mie sensazioni che naturalmente non sono state le stesse per tutti. Magari qualcuno si è anche annoiato. Di sicuro a momenti sembrava di essere in discoteca (per via del volume e inoltre c'era sempre un Dj), ma anche al cinema (perché nonostante i cinque schermi, tutti noi abbiamo guardato solo i tre schermi che vedi nelle foto che possono essere considerati un unico schermo e quindi un ritorno al cinema). Poi c'era Greenaway che mi sembrava una sorta di direttore d'orchestra, un musicista di immagini che dirige la sua orchestra di schermi. Se avessimo iniziato a ballare poteva essere un happening. Insomma infine non mi sono più posto il problema.
Grazie Chimy. A presto.

@Honeyboy. Bellissima esperienza (anche assordante) ma bella secondo il mio gusto. Per Greenaway il cinema deriva dal circo e al circo dovrebbe tornare. Parafrasandolo quindi direi un esperienza cine-circense. Sono d'accordo con te sui confini video-arte/cinema. Non so se hai visto il video di youtube sui film di Barney: è video-arte, ma non ti sembra anche un po' cinema?

Anonimo ha detto...

Su Matthew Barney da mo' che lo vado dicendo che la sua è video arte cinematografica. Scrissi sull'argomento anche una tesina a suo tempo (era all'incirca il 1998).
Per quanto riguarda il link, sì: ti conviene sostituirlo con quello nuovo. Mi trasferisco lì definitivamente. Tiscali è veramente l'ultima...
Ti vado a linkare immediatamente nel nuovo blog.
A presto!

Trinity ha detto...

Cavoli che entusiasmo..
E ci credo, da quello che racconti dev'essere stato proprio fantastico!
Cmq tranquillo, ti sei spiegato benissimo... ti invidio un po' anche io!

Luciano ha detto...

@Roberto. Benissimo. Mi fa piacere sapere che abbiamo gusti così particolari in comune (mi riferisco a Matthew Barney). La tua tesina deve essere molto interessante. Ti linko subito. Ciao.

@Trinity. Io invece ti ho invidiato per la festa del cinema e per tutti quei divi che hai incontrato (e film visti). Ti ho seguita assiduamente. Grazie per la visita. Ciao.

domenico ha detto...

l'ho visto
in effetti è una forma di video arte che un po' sconfina nel cinema, ma ancora non lo è
diciamo che è un ghiacciaio artistico che talvolta si scioglie confluendo nel mare del cinema ^^
però non conosco abbastanza bene Barney per potermi esprimere!

Luciano ha detto...

@Honeyboy. Poi il video youtube è una sintesi di 5 film: Cremaster 4 (1994), Cremaster 1 (1995), Cremaster 5 (1997), Cremaster 2 (1999), Cremaster 3 (2002) (guarda i numeri: 4-1-5-2-3 con il 5 centrale e la somma dei laterali che fa 5). Roberto mi ha detto due commenti sopra di avere scritto una tesina e ne sa sicuramente più di me. Comunque video interessanti. Ciao.

Deneil ha detto...

A parte lo splendido reportage della tua credo bellissima esperienza io di cremaster li ho visti tutti e 5 avendo una ragazza che fa l'accademia..direi che pian piano barney si è spostato verso il cinema..ora non ricordo proprio bene perchè li ho visti un po' di tempo fa ma mi sembra che sia proprio così..il primo era pura e semplice videoarte..niente di più..poi pian piano barney si è spostato..direi che potrebbe ben rappresentare (come hai detto tu) il passaggio da video arte a cinema.
Di sicuro solo una cosa:barney è pazzo.

Luciano ha detto...

@Deneil. In effetti dei confini netti non si possono definire. E come abbiamo già avuto occasione di dirne riguardo alla musica, questo probabilmente vale anche per il cinema. Per Greenaway non ha senso dire questo è cinema, questo no, ma comunque resta il fatto che il cinema (premetto che è una mia opinabile opinione) fonda la sua peculiarità nella sala cinematografica (la video-arte no). D'altronde mi ricordo che in una intervista Godard affermò che per lui un film è cinema solo se si alza la testa (quindi in sala), altrimenti non è cinema (lo stesso film visto in TV). Mi fa piacere sapere che conosci Cremaster. Sicuramente sarà stata un'ottima esperienza vedere i suoi film. Ciao.

Deneil ha detto...

Scusa lo spam ma post assolutamente da leggere sul mio blog..se non altro perchè è merito tuo!cancella pure questo commento!

Luciano ha detto...

Non lo cancello perché anche questo commento rappresenta la memoria di quello che è successo in questi giorni. Forse un giorno rileggerò queste frasi con dolce nostalgia. Arrivo sul tuo blog.

Anonimo ha detto...

Complimenti per queste parentesi Greenaway! Commento solo ora e in punta di piedi perchè purtroppo il suo cinema è una mia lacuna (che spero di colmare presto!)Ho visto solo "I racconti del cuscino" di cui non so nulla su come venga considerato dagli estimatori di Greenaway, ma che a me era piaciuto molto per come affronta la filosofia/ossessione della scrittura.

Luciano ha detto...

Ti ringrazio Iggy. Non ti preoccupare, d'altronde ognuno (me compreso) commenta ciò che gli è più congeniale. Avendo visto "I racconti del cuscino" hai visto un grande Greenaway (almeno secondo il mio punto di vista), per me uno dei suoi migliori film: è già un film molto particolare dove Greenaway porta avanti la sua teoria di schermo come tela del pittore. Sapessi quante lacune dovrei colmare! Grazie per il commento. Ciao.

Pickpocket83 ha detto...

Bellissima questa tua cronaca di "viaggio"... noi che non c'eravamo (ainoi!) abbiamo avuto un saggio prezioso di questa esperienza unica...grazie! poi sulle questioni "epistemologiche" potremmo lambiccarci il cervello per ore...forse conviene di pi� abbandonarsi al disorientamento del dubbio, come dici tu. Un saluto!

Luciano ha detto...

@Pickpocket. Con "cronaca di viaggio" hai riassunto bene quale voleva essere lo spirito di questo post. Naturalmente è stata un'esperienza del tutto personale e magari (di sicuro)le mie sensazioni non sono state le stesse per gli altri (qualcuno potrebbe anche essersi addormantato anche se in quel baccano forse non era semplice). Grazie a te per il tuo commento. Ciao.

stella ha detto...

La performance è stata...disarmante!!!
Ho avuto come la sensazione di essere sommersa dalla frenesia, che mi ha messo in forte stato di agitazione!Insomma, è stato un impatto notevole!
Greenaway è sicuramente una personalità assolutamente sfrenata,e sa bene come si trascina lo spettatore fuori dallo stato di dormiveglia!
E alla fine mi sono ritrovata con "l'orecchio stupìto, ma non soddisfatto,e la mente stordita!"
Certamente un'esperienza che consiglierei a tutti!

Luciano ha detto...

@Stella. In effetti un'esperienza che va vissuta. Concordo con le sensazioni che hai provato. Quando ho pubblicato il post sulla performance mi rendevo conto che quelle che stavo descrivendo non potevano che essere le mie "sensazioni". Ma adesso mi conforta sapere che la forza della performance di Greenaway riesce a coinvolgere indistintamente ognuno di noi. Grazie per il tuo intervento e per la testimonianza. Ciao.

stella ha detto...

Il prossimo evento multimediale di Greenaway si terrà a Milano!
Greenaway rivisiterà L'ultima cena di Leonardo.
Come sempre Greenaway non si/ci fa mancare nulla,e come sempre assisteremo ad un progetto che, se dovessi usare una sola parola, definirei wagneriano!
Per l'occasione verrà realizzata(con l'aiuto di avanzati mezzi tecnologici) una copia del dipinto ESATTAMENTE IDENTICA all'originale!
Non ci resta che aspettare il 16 aprile!!!!

Luciano ha detto...

@Stella. Grazie per la preziosa informazione. Non so se potrò essere a Milano anche se perdere l'evento sarà doloroso. Parteciperai all'evento? Se sì pensi di realizzare qualche ripresa o registrazione? Sarebbe fantastico!

stella ha detto...

io voglio esserci a tutti i costi!
pensavo che forse una ripresa sarebbe la cosa migliore!

Luciano ha detto...

@Stella. Eh, magari fammi sapere. Nei prossimi giorni cerco di contattare Valeria per sentire cosa ne pensa (magari tu lo sai già ^^).
Un'occasione ghiotta.
A presto.

stella ha detto...

eheh...si gliel'ho già accennato!!
a presto!

stella ha detto...

Tulse Luper vj performance il 26 ottobre, fortezza da basso!!
sentito del nuovo documentario di greenaway "Rembrandt's j'accuse"?
film con cui greenaway svela i 50 misteri de "la ronda di notte".
"J'accuse" è un quadro di Rembrandt,un atto di accusa contro la milizia olandese!

Luciano ha detto...

@Stella. Che notizia fantastica!! Purtroppo non so se potrò esserci. Tu ci vai? Non ero a conoscenza del suo nuovo documentario. Non posso crederci! I 50 misteri della "Ronda di notte" e la colpa è della milizia olandese! Spero di poter vedere in qualche modo questo suo nuovo lavoro. Grazie per le preziosissime informazioni!

stella ha detto...

si si andrò sicuramente!!
neanch'io sono riuscita a trovare questo documentario, sono cusriosissima di vederlo!

:)

stella ha detto...

si si andrò sicuramente!!
neanch'io sono riuscita a trovare questo documentario, sono cusriosissima di vederlo!

:)

Luciano ha detto...

@Stella. Poi magari mi racconti le differenze con la performance di Poggibonsi.

stella ha detto...

si infatti è uno dei motivi per cui andrò!
data la location dovrebbe essere differente..
sn impaziente!!!
A presto!

Luciano ha detto...

@Stella. Lo credo! A presto!

stella ha detto...

Qui sotto il link del video della performance di poggibonsi,che FeniceFestival ha reso disponibile su youtube!

http://www.youtube.com/watch?v=upzBdVYihus

Luciano ha detto...

@Stella. Ah magnifico! Grazie mille!