2 ottobre 2007

Funeral Party (Frank Oz, 2007)

Funeral party è un film che procede seguendo le classiche regole della commedia umoristica così come sono state analizzate da Bergson (“Il riso. Saggio sul significato del comico”) secondo cui il riso presuppone la sospensione del legame di simpatia nei confronti di chi diventa oggetto del dileggio. Infatti, poiché il riso è un’esperienza corale, ridiamo meglio quando lo facciamo insieme ad altri. Per questo il riso possiede la capacità di unire, di creare un legame di complicità e intesa con altre persone intente a ridere. Il film è una commedia umoristica perché sottolinea comportamenti strani e reiterati (il concetto di diavolo a molla di Bergson) ed è nera perché si svolge in una situazione estrema (un funerale) andando a toccare la massima profondità dell’intimità umana: il raccoglimento interiore dinanzi alla salma di un caro defunto, la sofferenza, i ricordi di un tempo ormai irrecuperabile e l’immagine ancora “calda”, immagine di reale, immagine del trapassato che è un “fu” ma che ancora persiste incarnato nella salma. Il momento più alto (parlo per esperienza personale), più profondo, più intimo, che raccoglie tutto il senso della perdita, si prova all’atto della chiusura del cofano, quando le viti penetrano il feretro incollando una dissolvenza perenne: dopodiché il ricordo del defunto ci restituirà una vecchia foto incorniciata messa sopra un comò o una scrivania, curata e protetta con maniacale passione. L’humor nero tocca tutto questo, innestandosi nella parte più intima del nostro animo, risultando pertanto alquanto complesso da realizzare, da proporre, da accreditare. E siate pur certi che ci sarà sempre qualcuno pronto a scandalizzarsi. Per questo Funeral party è un film che funziona. Si ride e ci si diverte proprio perché riesce a portare il soffio della vita nel rito sacro e immutabile dell’ultimo saluto. Il cadavere che esce dalla bara è un fermo immagine, una fotografia che ci mostra tutti i suoi significati: significante immortale (almeno fino alla distruzione del supporto) fa leva sui nostri ricordi, ci riporta un mondo e la sua rappresentazione. Ma è anche il frame-stop incarnato nel movimento, nello scompiglio che provoca, è un portale da attraversare se si vuole godere in pieno il film. Ma dopo che abbiamo attraversato la soglia, oltrepassato l’immagine del cadavere, le apparenze mostreranno il loro lato opaco, la condizione essenziale per formare la consapevolezza: il padre di Daniel è stato un grande uomo, ma ha generato figli che non lo meritano e sposato una donna che recita la sua sofferenza (Togli le mani o lascerai le impronte); il padre di Daniel è stato un gay che ha amato un nano. Da qui nasce l’humor nero, nasce dal limen come frontiera annullata, de-codificata, infranta. E questa effrazione induce un senso di liberazione dai vincoli normativi dettati dai codici. Il film funziona perché la vita vi passa attraverso: gelosia, malattia, amore, tradimento. In un’ora e mezzo sono stati spiegati (dispiegati, aperti) tutti i temi del vivere moderno, della difficoltà e della complessità dei rapporti interpersonali. Fondamentale risulta la strutturazione dello spazio (una casa che ospita il feretro, l’attiguo giardino e il tetto della casa), degli oggetti che danno luogo al comico (la boccetta del Valium, la carrozzella dello zio Alfie, la bara, le foto scandalo), ma anche dei soggetti che costruiscono il plot. Lo spazio, sufficientemente affollato, è causa ed effetto degli eventi, costruisce nel sintagma luoghi impertinenti (nel senso che si trasformano sotto i nostri occhi sfuggendo al controllo): quello che sembra uno studio è anche un bagno, mentre il bagno del piano superiore diventa l’anticamera di una terrazza, palcoscenico di un teatro dove mostrare la propria nudità ad una folla accorsa in giardino, perché la vita deve soffiare più forte della morte. Gli oggetti sgusciano via, si muovono, vagano nello spazio come schegge impazzite pronte a farsi beffa degli uomini: così la boccetta del valium che passa di tasca in tasca, di mano in mano contaminando le persone (come un virus che tras-forma rendendo più deboli e quindi pronti per essere dileggiati); così il feretro che come una cassapanca da prestigiatore mostra prima un cadavere sbagliato, poi quello giusto, infine uno pseudo-cadavere che fuoriesce improvvisamente dalla bara come un diavolo a molla esce dalla sua scatolina (metafora questa del comico in sé); così le foto mostrate a Daniel e a Robert che fanno ancora più leva sull’immaginario, perché (mai mostrate) si vedono attraverso le smorfie e le reazioni degli attanti. Infine i soggetti con i loro problemi, la propria considerazione di sé che riescono a mutare continuamente il proprio punto di vista adattandosi alle esigenze della comicità. Questa trasformazione continua (l’avvocato diventa un angelo nudo, il nano un folletto, lo scrittore egoista un fratello, il paralitico un uomo abile e nudo sul tetto, l’ipocondriaco un coprofago involontario, ecc.) contribuisce a quel cambiamento della situazione iniziale indispensabile nelle commedie umoristiche, stemperando una materia difficile e pericolosa.

17 commenti:

Edo ha detto...

Interessante. Ho letto su vari blog commenti entusiastici o critiche feroci, chi lodava la capacità di far ridere in una situazione nera,chi invece rimproverava il film per la banalità degli espedienti utilizzati per far ridere. Spero di riuscire a vederlo anche se questa settimana ho già in programma 2 giorni a Parigi e il film di Loach!

Anonimo ha detto...

La tua analisi sul film è attenta coma al solito. Lo spazio hai ragione svolge un ruolo importante.
Grazie per la visita. A presto!

FiliÞþØ ha detto...

se tutto va bene lo vedrò giovedì...ripasserò per un commento più serio...
ciao

Luciano ha detto...

@ Edo. Io invece spero di vedere i film che hai citato. Almeno Due giorni a Parigi (magari riuscissi a vedere anche il film di Loach). Grazie per la visita. A presto.

@Neville. Grazie a te Neville. A presto. ;)

@Filippo. Benissimo. Non vedo l'ora di leggere le tue opinioni. Ciao.

domenico ha detto...

io mi sono influenzato quindi stasera niente loach :-(
comunque, veramente soprendente come tu riesca a scrivere in modo così dettagliato di questo film, che credevo fosse liquidabile con poche righe! (io non riesco a spingermi oltre le 10 righe tipo telegramma, ultimamente)
continua così, mi raccomando!

Diego Altobelli ha detto...

Bellissima analisi.
Complimenti come sempre, continuo a leggerti con rinnovato gusto.

Ciao,
diego

ps: sei l'unico che scrive di film anche vecchissimi e che pochi (noi 2?) hanno visto... prima o poi (quando ho tempo) comincero' a scrivere anch'io di quei film, come Lulu' di Pabst o Vampyr di Dreyer... Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensi!

Luciano ha detto...

@ Grazie Honeyboy. Ma non sempre faccio recensioni lunghe (sul blog ho pubblicato anche post molto brevi). Inoltre penso che una recensione breve ma esauriente può anche avere più valore di una più lunga. Il fatto è che quando scrivo sono le dita che "ticchettano" da sole sulla tastiera e sono loro a decidere quando è l'ora di smettere ;). Mi raccomando riguardati e rimettiti in forma il prima possibile. Aspetto con ansia altre tue rece. A presto.

@ Diego. Ti ringrazio. Comunque ho visto in giro per i blog alcune recensioni di vecchi film. Su Lulù e Vampyr una sola parola: capolavori. A questo punto rimango in spasmodica attesa di tuoi post dedicati a questi film. A presto.

Anonimo ha detto...

Grandissimo film!Dio che ridere!!!!!
MrDAVIS

Luciano ha detto...

Vero. Un film molto ben costruito che segue tutti i canoni classici della commedia nera. Anch'io ho riso tanto.
Grazie per la visita. A presto.

Anonimo ha detto...

Mi incuriosisce molto, anche di questo credo che riparleremo.

Luciano ha detto...

Benissimo. La tua opinione mi interessa moltissimo. Grazie e a presto.

Anonimo ha detto...

Lo humor nero è il mio preferito e ovviamente se ne parli tu, va visto.
Ale55andra

Luciano ha detto...

Se ti piace il genere, allora il film va visto. Sembra fatto molto bene, un meccanismo che funziona e una recitazione valida. Andrebbe visto nella versione originale. Grazie e a presto.(Domani faccio una capatina da te).

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo, ci sarà qualcuno pronto allo scandalo. Più che scandalizzata, ascoltavo atterrita la profonda umanità di certe battute, la sincerità brutale nel descrivere certe situazioni. L'audacia di mettere insieme riso e amarezza.

Luciano ha detto...

@ Sì. Il film è una vero e proprio incontro con lo psichiatra, è ciò che a volte si vorrebbe dire per sfogarsi, per urlare, per liberarci dalle incrostazioni del mondo. Ma non è sempre possibile farlo. Grazie Lilith. Ciao.

Anonimo ha detto...

Questo film è stato a dir poco divisorio. Non vedo l'ora di vederlo per capire da che parte stare! ^^

Luciano ha detto...

Bene. Poi mi farai sapere. Certo non è il primo della classe, ma il film mi sembra ben costruito. E non è facile quando si tratta di humor nero. Grazie Iggy a presto.