23 settembre 2007

Idioti (Lars von Trier, 1998)

Alcuni giovani danesi decidono di fare gli idioti per sperimentare le reazioni della gente, ma anche e soprattutto per cercare il piccolo idiota che c’è dentro ognuno di noi. L’esperimento si rivelerà traumatico ma anche liberatorio, soprattutto per Karen, entrata a far parte del gioco quasi per caso. Nell’ultima sequenza Karen aprirà infatti una finestra sul lato oscuro del suo inconscio, per mostrarci l’opacità delle immagini nonostante la loro apparente trasparenza, ma anche per cercare l’idiota dentro di sé. Idioti, o Dogma 2, è il secondo film (il primo è Festen di Vinterberg) girato seguendo le ferree regole (ma fatte anche per essere infrante) di Dogma 95. La sintassi in effetti è un “voto di castità” perché la location è naturale, la colonna sonora diegetica, le scenografie artificiali sono bandite, mentre le riprese risultano rigorosamente eseguite con videocamera a mano. Come richiesto dal voto di castità il film è a colori mentre la luce è quella naturale degli ambienti; inoltre il film “avviene qui e ora”. La storia è provocatoria, ma solo apparentemente irritante. Innanzi tutto viene definito un incontro di persone unite in un’esperienza di gruppo (con conseguenti risultati anche non codificabili dallo standard del “comune sentire”) che porterà questi "idioti" verso un’incompiutezza dell’azione quasi ai limiti dell’inazione. Ossia, il vivere un gioco tutti insieme, rispettandone le “regole”, per rompere le regole di un mondo che ci vuole “così come dobbiamo essere”, non può che portare ad un’impasse psico-motoria. Il movimento pertanto non si trasferisce da un raccordo all’altro, ma rimane confinato nell'immagine stessa. Non a caso vi sono sovente bruschi stacchi del montaggio e si vedono nelle inquadrature microfoni e telecamere, deittici che sono lì per mostrare il meccanismo del fare cinema, per di-mostrare quindi che l’azione-inazione dei personaggi-attori coincide talmente che è difficile distinguere i marcatori[1] dei punti di vista così come quelli della location. Il montaggio, sempre brusco, violento ed imprevedibile (o meglio, le giunte tra le sequenze), rappresenta il momento fondamentale dell’inazione rapportando e/o frammentando spezzoni di inabilità e impotenza psico-motoria, nonché mostrando pezzi di “vissuto” (gli attori erano quasi liberi di muoversi come in un flusso continuo) e brandelli di convenzioni infrante. Ma come in un’epifania joyciana[2], questo materiale imprevedibile ed incontrollabile si forma in un evanescente e labile attimo del tutto inattaccabile (mi rammenta l’attimo della morte dei film di Godard: un frame-stop indelebile). L’epifania sopraggiunge nella scena della torta, dopo che Karen è fuggita senza neppure recarsi al funerale del suo piccolo bambino: espellendo dalla bocca pezzi di torta masticata (oltre a cercare il bambino dentro di sé come metafora psichica di una ricerca fisica dell’anelato figlio morto), Karen unifica tutto il materiale filmico di oltre un’ora in un unico spezzone di scena. La torta biascicata e spumosa che scivola sul mento è il delta dell’equazione[3] il cui risultato, nell’insieme matematico-filmico della materia, è minore di zero, pertanto impossibile nell’ordine dei numeri razionali. Una discriminante[4] che non dà soluzioni plausibili. Ma l’epifania, che collega insieme pseudo-idiozia, ri-costruzione mentale dello spettatore, nonché biascicamento con schiaffo (il marito di Karen la schiaffeggia interrompendo il flusso magico dell’inazione), riesce a superare l’impasse forse per un attimo “mostrandoci” l’interno dell’interstizio delle immagini. Nel rivelare pertanto la Verneinung [5]come un confine, oltrepassato il quale non è possibile tornare, e nell’annunciare la rivelazione che il mondo non sarà più visto con gli stessi occhi, l’epifania lascia nel corpo come una scossa evocatrice di senso. E… per un attimo ho avuto una sorta d’epifania e… ho pianto.


[1] Nel senso di segnalatore di immagini classiche
[2] Per Joyce “Epifania” è «momento in cui la realtà delle cose ci soggioga come una rivelazione».
[3] L’idea di sequenza cinematografica come equazione è stata da me ripresa dalla teoria della funzione poetica di Jakobson. “La funzione poetica proietta il principio d’equivalenza dall’asse della selezione all’asse della combinazione. L’equivalenza è promossa al grado di elemento costitutivo della sequenza. […] La poesia e il metalinguaggio sono tuttavia diametralmente opposti: nel metalinguaggio la successione è usata per costruire un’equazione, mentre in poesia l’equazione serve a costruire la successione”. In Romam Jakobson, Saggi di linguistica generale, p. 192 (il grassetto è mio).
[4] La discriminante dell’equazione matematica.
[5] Verneinung, ossia Denegazione, negazione che afferma. Sandro Bernardi, Introduzione alla retorica del cinema p. 169. “Quell’atteggiamento contraddittorio definito da Freud come denegazione […]: lo spettatore sa infatti di trovarsi davanti alla proiezione di ombre […] eppure si commuove”.

25 commenti:

domenico ha detto...

ottimo
io purtroppo ne ho visto solo un pezzetto... perchè non ho avuto tempo per finirlo, ora che me lo hai ricordato lo ripescherò sicuramente!
il primo dogma era molto bello (anche se la camera a mano ci metto un po' a digerirla ^^)
von trier un pazzo da legare! he he
(il mio lars preferito resta il teatrale dogville)

Luciano ha detto...

Be' secondo me vale la pena vederlo. La prima volta che ho visto un film Dogma mi è venuto il mal di mare, ma in effetti con questo sistema (adesso ancor più con il digitale) è possibile avvicinarsi agli attori e far "scivolare" la macchina da presa tra gli interpreti proprio come Trier ha fatto in Dogville. Il suo maestro indiscusso (a cui Trier è debitore come lui stesso ammette) è Dreyer e il film che adora immensamente è La Passione di Giovanna D'Arco (sempre di Dreyer). Dreyer infatti amava avvicinarsi ai personaggi e il film citato è tutto un susseguirsi di primissimi piani. Grazie per il tuo intervento. A presto.

Anonimo ha detto...

Ottimo Luciano, hai evidenziato i sottotesti delle scene chiave che hanno disturbato i più, senza che questi si chiedessero il perchè! Amo come Lars provoca con intelligenza (secondo il mio modesto parere)perchè costringe a mettersi in discussione e non tutti sono pronti a riflettere sul proprio essere imperfetti.

Anonimo ha detto...

Ottimo, complimenti, le tue recensioni sono metanarrative, metalinguistiche e metacinematografiche. questa sì che è semiotica. sul film ancora mi manca, sono fermo alla trilogia E - Europa.

Anonimo ha detto...

Questo lo vorrei vedere da un sacco di tempo: ne riparleremo.

Luciano ha detto...

@Iggy. Sono d'accordo con te. Lars von Trier ha la capacità di disorientarti e di non farti aggrappare a nessun appiglio. Grazie per il tuo gradito commento.

@Deliriocinefilo. Sono profondamente lusingato, grazie. Non so fino a che punto le mie analisi siano semiotiche (quanto lo vorrei!), ma credo che queste recensioni siano anche miei "deliri" personali, con ogni probabilità pure opinabili. Ti ringrazio per il tuo graditissimo intervento.

@Lilith: aspetto con ansia il tuo parere su questo film non appena l'avrai visto.

Anonimo ha detto...

Posseggo questo film da parecchio tempo ma non trovavo mai il coraggio di vederlo. Devo ancora avvicinarmi a Lars Von Trier, ma la tua recensione ha acceso una lucina dentro me. Credo che lo vedrò molto presto e dopo ti farò sapere ^_-
Ale55andra

Luciano ha detto...

@Ale55andra. Bene, mi fa piacere. Allora attendo con ansia una tua recensione così come tu attendi una mia recensione su Fur ;)

Anonimo ha detto...

Amo Von Trier in ogni sua forma: quando mi distrugge l'anima, quando ironizza sull'uomo in quanto uomo, quando provoca come solo lui sa fare.
Questo film è disturbante ma allo stesso tempo "divertente":chi sa miscelare le due cose?SOLO LUI!

MrDAVIS

Luciano ha detto...

MrDavis. Lietissimo della tua visita. Sono d'accordo. Trier riesce a unire in un'unica sensazione inquietudine e desiderio di sorridere. A presto.

Anonimo ha detto...

io amo trier a corrente alternata. per me il suo capolavoro rimane Dogville, invece ho odiato dancer in the dark e apprezzato Le onde del destino e Il grande Capo.

Luciano ha detto...

E infatti Trier vuole essere amato ma anche odiato, sia dagli spettatori ma anche dagli attori che recitano con lui. Preferisce le reazioni "forti" all'indifferenza. I suoi film lasciano sempre comunque il segno.

Anonimo ha detto...

Il mio Von Trier preferito è quello di MEDEA!

Luciano ha detto...

Medea?! Hai il VHS della Rarovideo? O si trova sul mulo? Non possiedo questo film e l'ho visto una volta sola e il mio ricordo è sempre più labile. Un film che lega Trier al suo maestro Dreyer. Grazie Iggy per avermelo ricordato. Devo trovarlo subito! Devo vederlo!

FiliÞþØ ha detto...

questo ce l'ho, ma lo devo ancora vedere...quello con Von Trier è un rapporto di Amore/Odio, mi piacciono i suoi film, ma dopo la visione mi lasciano completamente distrutto...

Luciano ha detto...

Sì,l'ho detto anche a Deliriocinefilo, ma è quello che in fondo vuole Lars von Trier. Eppoi questo film è il suo primo Dogma con il certificato di "Dogma 95" (anche se per Le onde del Destino, secondo me molto più Dogma di Idioti, Trier non ha scelto di esporre il certificato prima della pellicola). Quando lo vedi prendi una pastiglia per il mal di mare.
Grazie e a presto.

Deneil ha detto...

purtroppo non l'ho visto ma ogni volta che leggo una tua rece mi viene in mente il corso che ho seguito quest' anno di semiotica..se ti avessi scoperto prima dell' esame sarebbe stato ancora meglio!!

Luciano ha detto...

E' vero ho studiato, e studio semiologia, ma ti assicuro che la semiotica è solo uno strumento per esprimere emozioni che nascono da dentro, come capita a tutti, come capita anche a te. Solo uno strumento perché in realtà le mie emozioni vorrebbero essere anche tattili e olfattive. Ad esempio mi piacerebbe toccare il David di Michelangelo, ma forse i sorveglianti non sarebbero d'accordo. Riesco ad esprimermi solo così. Niente di più e niente di meno di come ti esprimi tu. Guarda, prendo un esempio fra tanti, i post di Delirio: non sono meravigliosi? Ogni blogger cinefilo possiede un suo stile. E' una cosa stupenda. Grazie Deneil del tuo gradito commento.

Anonimo ha detto...

Von Trier e le sue attrici:che rapporto meraviglioso!!!Lui le umilia, loro si fanno umiliare;loro lo odiano ma al tempo stesso vogliono andare sempre oltre, lo seguono e si fanno trasportare dal suo estro.E io con lui.

Bjork che se ne va dal set x intere settimane; La Kidman che in conferenza stampa fuma davanti a Lars ben sapendo che detesta chi fuma: lui stuzzica, loro rispondono.Ma intanto lui le porta a oltrepassare le soglie della recitazione e addentrarsi in quel mondo che è quasi di pura psicanalisi.

MrDAVIS

Anonimo ha detto...

finalmente, grazie davvero, cercavo di ricordare il titolo del film in una discussione con un amico che mi negava la possibilità che von trier avesse fatto un film del genere e non mi veniva in mente, tanto che pensavo di avere torto...
ora vado a dirgli che avevo ragione :)

Luciano ha detto...

@ Mr. Davis. Verissimo. Il rapporto tra Trier e i suoi attori è un mondo a parte ma che è pur sempre importante per il cinema perché un film è anche il risultato di un lavoro d'equipe e trasmette anche le personalità di tutto il cast. A presto. Grazie per le informazioni sempre utilissime.

@Simone. Grazie per l'intervento. Mi ero ripromesso di visitare il tuo blog entro pochi giorni, ma provvedo subito e ti vengo a trovare.

Christian ha detto...

Curiosamente "Idioti" è l'unico film Dogma girato da LVT. E' vero, il regista danese vede Dreyer come il suo grande maestro (nei titoli di coda di "The Kingdom" indossa con orgoglio lo smoking appartenuto a lui, comprato a un'asta!), e proprio "Medea" è il film in cui l'influenza di Dreyer si vede di più. Ah, quei campi di grano mossi dal vento, così identici a quelli di "Ordet"...
A proposito, Luciano: "Medea" è disponibile anche in DVD, sempre della Rarovideo, e mi pare che costi anche poco...

Luciano ha detto...

@ Christian. Vero. E' incredibile: Idioti è l'unico film con il "bollino" Dogma 95 di Lars von Trier. Medea in DVD?! Grazie per l'informazione. E dire che sono stato in libreria di recente e non l'ho visto. Mi è sicuramente sfuggito. Vado subito a comprarlo. A presto.

Anonimo ha detto...

ciao a tutti
scusate se faccio l'anonimo, ma appunto non son registrato, passavo di qui x caso e velocemente perche' cercavo informazioni di durata e reperibilita' delle versioni "integrali" di Dogville (forse non distribuita neppure x l'home video ma ci spero) e di Idioti, di cui ho una versione di 1h e 50 minuten.
volevo avvertire che MEDEA si trova in dvd [pure io lo voto ai vertici, un'operazione fuori dal tempo, priva di peso ma ad alta gravita'], come in dvd sono stati stampati pure gli altri primi lavori 'televisivi' del von trier (tranne the kingdom parte 2 mi pare, purtroppo, quella passata sottotitolata da giusti e ghezzi).
se siete di Roma giratevi le biblioteche comunali... Medea l'ho preso la' (alla Marconi mi pare).
ciao semiotici ^_^

Salvor Hardin

Luciano ha detto...

@Ciao Salvor. Grazie per le informazioni. Medea ho tentato di acquistarlo ma non era reperibile nella libreria sotto casa. Comunque sono sempre intenzionato a prenderlo. Purtroppo non abito a Roma. La tua visita mi ha fatto piacere. Torna a trovarci e se hai un blog comunicaci l'indirizzo. Ciao.