26 settembre 2007

Espiazione (Joe Wright , 2007)

Venti di guerra soffiano sulla tenuta di Tallis House, dove prende l’abbrivo l’inquietante storia d’amore tra Cecilia e Robbie, vista alternativamente a distanza prima attraverso gli occhi di Briony (sorella tredicenne di Cecilia), poi, tramite un montaggio alternato che azzera la diacronia, attraverso lo sguardo di un’istanza “oggettiva”, sguardo costruito secondo un’estetica del particolare tanto ossessiva quanto poetica e coinvolgente. La piccola Briony, appassionata e visionaria creatrice di storie, osserva gli eventi a distanza sempre attraverso uno schermo, una barriera che deforma l’ottica e devia la luce sulla superficie dell’immagine stessa. Dapprima, distratta da un’ape vista in primissimo piano, dai vetri della finestra vede la caduta di Cecilia nella fontana, provocata da un impulso ossessivo di Robbie; poi “legge” la lettera sbagliata di Robbie, lettera vera ma non “opportuna”; in seguito sorprende Cecilia e Robbie aggrappati alla biblioteca in un amplesso consumato nella boiserie di famiglia; infine scorge, illuminati dalla sua torcia, i corpi di Lola e di un uomo che lei decide essere Robbie. Briony, da aspirante scrittrice, possiede una fervida immaginazione che annulla la sua capacità di saper carpire i particolari (scorge l’ape alla finestra e vede la spilla in terra). Briony non sa ricostruire i fatti, colmare le ellissi tramite gli indizi, perché il suo montaggio avviene attraverso una distanza abissale, le sue suture sono precarie e mal cucite, pertanto il suo sintagma risulta fuorviante. Ma l’errore non nasce dal falso bensì da una sorta di carenza, poiché qualsiasi contenuto di idee è vero. Come afferma Spinoza la sensibilità e l’immaginazione rappresentano solo il primo grado della conoscenza nel quale le idee si presentano in ordine casuale e confuso[1]. L’arte quindi non può realizzare il mondo ma solo esorcizzarlo. Solo il falso (come dirà la Briony ormai vecchia affermata scrittrice)[2] può salvare l’arte dal “rischio” di cadere nella cronaca. Troppo grande è la tragedia della guerra, troppo incomprensibile per gli uomini, da non dare possibilità di inserirci una cruda, fredda, storia d’amore senza aggettivi e abbellimenti. Allora la decostruzione degli eventi è affidata alle immagini immani e straordinarie che pullulano nel film mostrando oggetti che si fanno volto, ma soprattutto volto che si fa nicchia del multiverso (più universi). In concreto gli oggetti ingranditi nel primo piano ma soprattutto il volto, mostrano l’opposto di ciò che nella poesia romantica tedesca viene definita Stimmung, ossia il volto ripreso nelle proporzioni del primo piano diventa ugualmente complesso e vario come un paesaggio [3]. Il film a mio avviso è fotogenico, non solo per la fotografia romanticamente perfetta quanto lo deve essere (le scogliere di Dover, il mare), ma anche perché si esplica attraverso pulsioni simboliche magistralmente orchestrate da Wright: 1) ACQUA come annegamento e morte: Cecilia che si tuffa nella fontana, Cecilia che annega nella metropolitana di Londra, Briony tredicenne che si butta nell’acqua fredda del ruscello; 2) SPECCHIO come sguardo del doppio: quello della macchina da scrivere e quello dove si riflette lo sguardo di Cecilia; 3) ALTO E BASSO come capovolgimento della fortuna: Robbie in vasca da bagno che vede il bombardiere volare in alto sopra il lucernario; Robbie a Dunkerque che vede il bombardiere riflesso nel canale (qui però Robbie lo vede fuori campo, ma siamo noi a testimoniare questa visione). Unica eccezione all’errore è la morte. Infatti solo la morte può essere vista a distanza (le collegiali trovate morte da Robbie, il cavallo che stramazza al suolo colpito dagli inglesi, in parte anche il francese che muore nel letto del S. Thomas Hospital), perché la morte (questa è pure una mia ossessione estetica) rappresenta un momento di verità. E infatti la vecchia Briony è costretta a confessare la sua tentata rimozione (Cecilia e Robbie morti e mai ricongiunti), ma non importa, perché la morte si può nascondere, ma non abolire (chi avrebbe creduto il contrario vedendo Robbie già delirante e senza cure sul giaciglio del rifugio colpito da setticemia?). Ma prima della morte, la vita, sottolineata da un piano sequenza forse fra i più lunghi della storia del cinema, metafora del soggetto che osserva (la vita non è un continuo piano sequenza?) ma anche precisa scelta stilistica. Infatti il “famoso” piano sequenza della spiaggia potrebbe sembrare un po’ calligrafico, ma accompagnato alle immagini di Robbie che si staglia nello schermo dove viene proiettato “Il porto delle nebbie” di Marcel Carné, diventa un gioco stilistico che mostra l’intollerabile (mi ricorda l’eruzione di “Stromboli” vista da Ingrid Bergman). Nel “Porto delle nebbie”, dove si mostra il bacio di Jean Gabin e Michéle Morgan, Jean sarà ucciso e qui il cinema anzi il CINEMA ci dice che Robbie è già morto. La sequenza del porto è il mondo stesso che se lo sta portando via: la folla dei soldati, i cavalli, il gruppo che canta, una grande ruota del luna park e la distruzione (macerie ovunque) di una guerra che Wrigth ci fa vedere attraverso gli effetti (macerie, morti, feriti), sono il suo inferno personale di un non ritorno. E tutto ciò, se ricordo bene (di sicuro nei titoli di coda c'è), mentre un pianoforte sottolinea l’evento, come impressione momentanea nel reale ma permanente nella memoria [4], nell’eseguire una musica extradiegetica che lascia sensazioni indefinite, addentrandosi in luoghi sfumati dai colori tenui accostati senza grandi contrasti cromatici: il Chiar di luna di Debussy , mio adorato compositore impressionista.


[1] Spinoza, Etica. Mi scuso per la parziale e imprecisa citazione su Spinoza, ma non ho avuto il tempo di rileggere un autore che ormai è riposto nei miei lontani ricordi liceali.
[2] «Mi piace pensare che non sia debolezza né desiderio di fuga, ma un ultimo gesto di cortesia, una presa di posizione contro la dimenticanza e l'angoscia, permettere ai miei amanti di sopravvivere e vederli riuniti».
[3] La Stimmung si riferisce a un’atmosfera malinconica in cui oggetti, spazio e luoghi prendono le caratteristiche di un volto (G. Simmel, Filosofia del paesaggio).Béla Balázs definisce il concetto di fotogenia nel cinema come un volto umano che, ingrandito nelle grandi proporzioni del primo piano diventa complesso e vario come un paesaggio (B. Balázs, Il film. Evoluzione ed essenza di un’arte nuova).

[4] I pittori impressionisti percepiscono la realtà attraverso le impressioni della luce, dei colori, del vento che smuove le foglie e i vestiti, ecc., impressioni che cambiano da osservatore a osservatore, da pittore a pittore, da uomo a uomo.


Clair du Lune from Suite Bergamasque composed by Debussy




22 commenti:

Anonimo ha detto...

Beh, complimenti!Mi hai fatto quasi cambiare idea sull'utilizzo del piano sequenza!E bellissima analisi!Come sempre.
MrDAVIS

Luciano ha detto...

Grazie MrDAVIS, ma comunque c'è sempre quel quasi. No scherzo. Ho letto la tua recensione e mi è sembrato di capire che il film ti era piaciuto sotto ogni aspetto...

Anonimo ha detto...

Preziosi tutti i riferimenti che fai ogni volta che scrivi qualcosa. Invogli a voler conoscere di più; grazie! Su Espiazione, qualche perplessità rimane, ma lo considero comunque un buonissimo film. Wright ha talento nel costruire sequenze che si fanno ricordare: mi è piaciuto come ha usato gli oggetti per sottolineare le relazioni tra i personaggi. In futuro mi piacerebbe vederlo dirigere un film più personale..

Luciano ha detto...

Verissimo. Wright riesce a "penetrare" il particolare contrapponendo primi piani e campi lunghi. Un contrasto violentissimo ma addolcito dai suoi piani sequenza. E' un modo di fare cinema "diverso". Forse non avrà importanza o forse tra anni parleremo di un genio. Mah, chissà. Grazie a te Iggy. Mi piacciono questo brevi scambi di opinione.

Anonimo ha detto...

Si si, mi è piaciuto moltissimo nonostante alcune scelte registiche le ho trovate poco felici.Resta però uno dei film più belli dell'anno.
MrDAVIS

Luciano ha detto...

Per il momento sembra di sì. Parrebbe un regista in crescita. Orgoglio e pregiudizio mi era rimasto meno impresso. Vedremo cosa farà in seguito.
A presto

Anonimo ha detto...

Idem per me! Orgoglio e Pregiudizio mi aveva colpito soprattutto per l'ottima prova attoriale di tutto il cast e per la colonna sonora, ma non per la regia; anzi ricordo delle zoomate da serial killer che mi avevano fatto inorridire! :))

Luciano ha detto...

In effetti in Orgoglio e pregiudizio Wright ha azzardato un po' troppo nell'uso della macchina da presa. Buono il lavoro su attori e bene la musica. Mi è piaciuta anche la fotografia ed in particolare i paesaggi della campagna inglese mi hanno rammentato alcuni acquarelli dei pittori romantici paesaggisti inglesi, in particolare Thomas Gainsborough e in parte anche William Turner. Quindi non del tutto regista sprovveduto.

Deneil ha detto...

di espiazione ne hanno parlato tutti molto bene..non sono molto portato per questi film ma credo che lo vedrò comunque in dvd..il mio motto è non escludere nulla a priori, ho fatto così in musica non vedo perchè non dovrei farlo nel cinema..la recensione necessiterebbe di una visione come al solito ma mi è parsa più accessibile anche per chi non l' ha visto quindi complimenti.Ho appena riiniziato l' uni (motivo per cui scriverò un po' meno anche se ora ho ancora 2 o 3 rece già pronte) e ho scoperto con felicità di avere altri 2 corsi di semiotica (o semiologia, ognuno lo dice in modo diverso) quest' anno...quindi credo che passerò più spesso se non ti disturba!!!!

Luciano ha detto...

Be'... se sostieni alcuni esami di semiologia poi non mi bacchettare ;-) perché la materia è certamente importante, ma alla fine conta quello che si ha dentro. Credo che le mie recensioni siano più che altro "estetiche" e pertanto opinabili. Semiotica è da riferirsi più alla scuola americana (es. Peirce... filosofia, gnoseologia) semiologia a quella francese (es.: de Saussure, Barthes... linguistica). Ma è solo una delle diverse spiegazioni della differenza tra i due termini. Per me la scuola francese è più affascinante, pertanto preferisco il termine semiologia, ma oggi tutti (o quasi) dicono semiotica. Mah, chi se ne frega, non sono cose importanti. Che denominazione hanno questi due corsi? (Sono curioso). Due cose mi piacciono più delle recensioni: visitare gli altri blog e commentare; trovare commenti sul mio blog. Altro che disturbo! Non appena avrai visto Espiazione dimmi cosa ne pensi. A presto grazie.

Deneil ha detto...

allora..uno è semiotica del testo..essenzialmente è un corso di semiotica avanzata (quello base con molti concetti fondamentali l' ho affrontato l' anno scorso uscendone con un bel 30 :-))) e si occuperà prevalentemente della semiotica dello spazio..sembra interessante..l' altro, che affronterò più tardi nel corso dell' anno, è semiotica della pubblicità..oltre a questo gli anni prossimi ne avrò almeno altri due..mentre l' anno scorso ho fatto anche linguistica.
Ne ho ancora da imparare!

Luciano ha detto...

Mi sembra che ti stia specializzando in materie che ti sono e saranno utilissime per affrontare un testo. Complimenti.

Deneil ha detto...

be si è quello a cui punto..anche se credo sarà difficile..ma unacanzone diceva che se la speranza è l' ultima a morire chi visse sperando morì non si può dire..quindi..

Luciano ha detto...

Comunque l'importante e anche divertirsi, no? E sono sicuro che tutti noi(anche gli altri cinefili) ci divertiamo a vedere film e a scriverci le recensioni.
A presto

Anonimo ha detto...

A differenza del mio socio Chimy io hon ho ancora visto il film.
Però amo tantissimo Debussy.
Grazie per il link al nostro blog anche da parte mia.
Saluti.
Para

Luciano ha detto...

Grazie a te Para (e grazie anche a Chimy). Debussy è un compositore che mi ha sempre emozionato. Il suo Chiar di luna è anche uno dei motivi che mi ha fatto amare il film.

Edo ha detto...

Musica stupenda e complimenti per la recensione,un'ottima analisi! E sono d'accordo sul tanto discusso pianosequenza.
Saluti!

Luciano ha detto...

Come ho detto anche ad altri che mi hanno "raggiunto" prima di me, mi ero ripromesso di venire a visitare il tuo blog ma non avevo ancora trovato il tempo. Mi fa piacere conoscerti. Ti ringrazio per i complimenti e ricambio visitando immediatamente Spora n. 6. Il film mi sembra migliore di quello che può apparire ad un primo sguardo. A presto.

Anonimo ha detto...

Ciao Luciano, scusa per la lunga assenza ma ho avuto un pò da fare. Che dire le tue recensioni hanno spesso il potere di farmi "decidere" a guardare un film. Non so per quale motivo questo l'avevo scartato a priori, sostanzialemente per l'attrice protagonista che nn rientra proprio nelle mie corde...ma se tutti i miei cineblogger preferiti ne parlano così bene, non mi resta altro che recuperarlo ^_-
Ale55andra

Luciano ha detto...

Non c'è da scusarsi. Anche se provo un immenso piacere nel vederti sul mio blog, non è possibile (e ti assicuro capita anche a me) frequentare assiduamente molti cinebloggers, sia per il tempo che manca, sia perché intanto dobbiamo anche andare al cinema a vederli questi film e non solo parlarne. Il film mi è piaciuto ma ad ogni modo non è un capolavoro e neppure un film fantastico, ma il regista mi sembra capace. Forse potrà donarci grandi soddisfazioni. A presto.

Anonimo ha detto...

Bè, che non fosse un capolavoro l'avevo inteso indipendentemente dalle buone recensioni lette in giro. Ma il mondo non è fatto solo di capolavori, per fortuna. Altrimenti, non esisterebbero affatto i capolavori, dato che non ci sarebbero confronti da poter fare.
Ale55andra

Luciano ha detto...

Sono d'accordo. Tutti capolavori, nessun capolavoro. Grazie e a presto.