18 agosto 2007

Partita a quattro (Ernst Lubitsch, 1933)

La trama è il classico triangolo d’amore tra Gilda, George e Tom, una storia simile a tante altre (si pensi a Jules et Jim di Truffaut) ma che la commedia sofisticata americana non poteva affrontare, né analizzare. Il genere poteva permettersi comunque di trattare argomenti tanto scabrosi perché, pur rispettando le ferree regole dell’autocensura delle Major (codice Hays), riusciva, grazie alla sua innata ambiguità, a parlare allo spettatore, scuotendolo dal torpore di un falso perbenismo. La trama è la parte meno interessante (e che conta di meno nella commedia) mentre al contrario la commedia americana si determina attraverso il gioco con lo spettatore, nascondendo temi scabrosi sulla superficie delle immagini ed evidenziandoli attraverso il linguaggio che riesce a trasformare un profilmico scontato e noioso in un filmico dinamico e indeterminato. Così Partita a quattro gioca sull’ambiguità di un rapporto definito di amicizia, ma che invece esalta in ogni immagine il rapporto erotico e sessuale tra la donna e i due uomini. Il gioco degli sguardi dei protagonisti, le loro allusioni e il punto di vista adottato dall’autore determinano una narrazione apparentemente naturalistica e allo stesso tempo legata a scelte stilistiche che esaltano i gesti e la recitazione; mentre il récit e una luce “classica” (i protagonisti come fulcro diegetico ma anche iconico) evidenziano lo spirito paradossale di questo genere di film. Anche Partita a quattro, non potendo affrontare realisticamente l’esperienza di un ménage a tre, sfugge al determinato preferendo nascondere l’argomento nel paradosso e nell’evanescenza. In definitiva la labilità della trama non si esaurisce nel già visto, ma “di volta in volta diviene la ragione per guardare un film da diversi punti di vista e scoprire nuovi significati” (Bruno). Ecco allora che nonostante la superficie delle immagini contenga scene erotiche, il film mostra in pieno il suo pregnante erotismo sottolineato dalla recitazione effervescente della splendida (personaggio-attrice come vuole la commedia) Miriam Hopkins.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Caspita... che super-blog, ragazzi...qui si fa sul serio...il film di Lubitsch di cui parli è assolutamente fantastico, come personalmente ho trovato splendido anche "Il paradiso può attendere". Ti linko immediatamente anch'io. A presto

Luciano ha detto...

Grazie, pickpocket83, troppo generoso. E grazie per avermi linkato. Il cielo può attendere è certamente un'altra magnifica commedia di Lubitsch.
A presto