24 agosto 2007

Contact (Robert Zemeckis, 1997)

Un viaggio mentale nelle pieghe dello spazio-tempo dell'immagine. Un sogno ad occhi aperti sperando di trovare un contatto "fisico" con la conoscenza e un contatto psichico con i propri cari defunti. L'ipertecnologico film di Zemeckis mostra il desiderio di Ellie Arroway (una splendida Jodie Foster) di sperimentare un incontro con gli alieni, costruendo, grazie ad un progetto nascosto nell'onda portante di un messaggio arrivato da Vega, un'astronave capace di solcare gli spazi siderali. Ma il suo sarà soltanto un viaggio all'interno della propria mente (l'astronave non partirà mai): luogo di immagini pure ed incorporee, un mondo desiderato, cercato, mondo primordiale di acqua e sabbia dove l'Alieno ha il volto del padre defunto e dove il cielo stellato, anch'esso fluido, può essere toccato con un dito. L'emozione provata, oltre che di meravigliosa visione, è soprattutto tattile. D'altronde il contatto non può essere solo visivo, ma esperito anche come "visione palpabile": toccare un mondo alieno per conoscerlo meglio vale più di mille parole, più di mille discorsi. Un abbraccio è più emozionante di una sequela di spiegazioni. Ellie Arroway è stata veramente su un altro mondo (l'astronave è caduta in mare dopo un attimo ma per Ellie sono trascorse diciotto ore) ed ha veramente visto la costellazione di Vega, ha toccato le stelle, calpestato la sabbia, camminato lungo le rive di un oceano alieno. Ha intrapreso un lungo viaggio dentro se stessa, per se stessa, non per l'umanità; ha convinto il governo americano a fidarsi del progetto extraterrestre non per costruire una macchina capace di solcare lo spazio, ma per penetrare fisicamente nelle pieghe del suo intimo spazio-tempo. Ma dov'è nascosto in fondo il "punctum" barthesiano (R. Barthes "La camera chiara") che ci tocca e fa vibrare le corde dell'anima? Il punctum non è nell'universo tecnologico capace di mettere in funzione una nave altamente sofisticata e non è neppure nelle sequenze della diatriba politico-religiosa su chi abbia o meno il diritto di solcare l'altrove. Il punctum non è neanche nelle scene che ci riportano all'infanzia di Ellie ed al suo desiderio di conoscere l'Altro, sogno portato con sé sin da quando suo padre morì rendendola una bambina orfana. Il punctum è situato sull'altra sponda, dall'altre parte dell'immagine, oltre lo schermo/specchio dove l'al di qua diviene un altrove alieno ma fantasmagorico, ove le costellazioni colorate e i mari che si confondono col cielo non si "toccano" soltanto con lo sguardo, ma possono essere finalmente sfiorati con le dita. Toccare per conoscere, come fanno i non vedenti, è l'unico modo di scoprire il Dentro e il Fuori dell'immagine filmica: contemporaneamente.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

ho sempre voluto vederlo...

Luciano ha detto...

Mi pare che l'abbiano passato in TV qualche giorno fa, ma naturalmente è uno di quei film (come tutti i film di Zemeckis), che bisognerebbe assolutamente vedere al cinema.

Anonimo ha detto...

infatti...e poi in tv è impossibile vedere un film, alla prima pubblicità lancerei il televisore dalla finestra.

Luciano ha detto...

E' vero. Di solito quando passa la pubblicità mi alzo e mi metto a fare altre cose, con il rischio di perdere i primi istanti del film che riprende dopo la pubblicità.

Anonimo ha detto...

è il 1° film di bunuel che ho visto.. . ed è ancora il mio preferito..fantastico

Luciano ha detto...

Sicuramente ti riferisci a L'angelo sterminatore (e non a Conctat)film stupendo, forse uno dei migliori insieme a "La via lattea", "Viridiana", "Un chien Andalou"...